Personaggi - beati

  • 1743, 30 marzo: il b. Diego nasce a Cádiz (Cadice)
  • 1757, 12 novembre: veste l'abito cappuccino a Siviglia
  • 1758, 31 marzo: inizia l'anno di noviziato
  • 1759, 31 marzo: professione dei voti
  • 1766, 24 maggio: è ordinato sacerdote a Cardona. Nello stesso anno inizia a predicare a Ubrique
  • 1766-1776: per circa un decennio predica in Andalusia
  • 1782: predica a Toledo
  • 1783: predica a Madrid e ad Alcalá de Henares
  • 1784, 9 aprile: predica a Siviglia e viene esiliato
  • 1786, inverno: predica per oltre un mese a Cuenca
  • 1787: predica ad Albalate, Alcañiz e Caspe, poi in Catalogna e in molte altre città
  • 1793: per vari anni è confinato nel convento di Casares
  • 1794, autunno: predica in Portogallo
  • 1799: attraversa lo stretto per andare a predicare a Ceuta
  • 1801, 24 marzo: muore a Ronda, diocesi di Malaga
  • 1826, 27 settembre: inizia la sua causa
  • 1894, 22 aprile: viene beatificato da papa Leone XIII

Nel mio ministero rifuggo da ogni artificio, perché esso costituisce un ostacolo all'attenzone, alla sincerità e alla semplicità con cui Dio vuole che noi proponiamo la sua divina parola a chiunque, mentre egli è impegnato ad accompagnare con la sua grazia, ciò che noi non possiamo fare. (b. Diego da Cadice)

 

Nella liturgia viene ricordato il 5 gennaio

 

"MISSIONARIO DELLA MISERICORDIA"

Nel 1756 l'adolescente Giuseppe Francesco Giovanni Maria, dopo un insuccesso negli studi filosofici, entrato nella chiesa del convento cappuccino di Ubrique in Spagna, mentre i frati cantavano la liturgia delle ore, ebbe un sussulto, come scrive egli in una sua lettera: "Mi si riempì l'anima di una gioia così grande e di una ammirazione così insolita che quasi uscii fuori di me". Aveva grande ripugnanza allo stato religioso, particolarmente alla vita cappuccina; ma da quel momento vi si sentì come attratto e il suo ardore divenne incontenibile. "Chiesi la vita di qualche santo dell'Ordine - continua nella succitata lettera - e mi diedero quella dei nostri santi Fedele e Giuseppe da Leonessa, ambedue missionari, e poi quella del venerabile fra Giuseppe da Carabantes, soprannominato l'apostolo della Galizia. Ciò fece divampare un fuoco nel mio cuore che, quantunque contassi soltanto tredici anni, ardevo per la solitudine, l'unione con Dio, la mortificazione ecc. Vinto da questi desideri, senza consultarmi con alcuno, mi cinsi delle cordicelle alla vita e alle gambe così forte che, impedito di respirare e camminare, dovetti togliermi l'una e allentare le altre, e le portai per molti giorni". Questo ardore giovanile lo condusse a vestirsi dell'abito cappuccino a Siviglia il 12 novembre 1757 e ad iniziare l'anno di noviziato, compiuti i quindici anni, il 31 marzo 1758 col nuovo nome di Diego Giuseppe. "Da allora fu mio ardente desiderio essere cappuccino, missionario e santo fino ad ambire di dare il mio sangue nel martirio".

Era nato nella città di Cadice il 30 marzo 1743 da Giuseppe López Caamaño e da Maria de Ocaña y García, ambedue di nobile famiglia. Rimasto orfano di madre a nove anni, aveva sperimentato una triste fanciullezza con una matrigna senza pietà. Nei primi anni di vita religiosa, dopo il noviziato, visse piuttosto rilassato, se crediamo a quanto egli scrive, accontentandosi del minimo necessario negli studi, più attirato dalla letteratura poetica castigliana. Un giorno, però, in classe, durante una lezione di teologia, ebbe un altro sussulto spirituale:: "Avvertii una notevole devozione interiore unita a un grande desiderio di vedere quelle cose tanto alte nel medesimo Signore con i beati. Avvertii la necessità di abbandonare tutto per conseguire lui, e mi sentivo risoluto a farlo".

Ordinato sacerdote a Cardona il 24 maggio 1766, "mi impegnai da allora nella orazione mentale, alla quale, oltre le due ore di comunità, destinavo almeno un'ora della notte". Per sei anni si immerse nello studio della Bibbia e di libri devoti e di fronte ai massicci attacchi dell'illuminismo francese che sfornava molti libri contro la Chiesa e il papa, sentì che non poteva rimanere inattivo, ma doveva rispondere con tutte le sue forze: "Incapace di leggere tali scritti, - raccontava al suo direttore spirituale - non avevo voglia di imparare il francese per l'orrore che nutrivo per i libri che di là venivano su tali argomenti. Quale bisogno di esser santo per potere, con la preghiera, placare Dio e sostenere la santa Chiesa! Che desiderio di uscire in pubblico per poter far fronte, a viso scoperto, ai libertini! Che spinta a predicare alla gente colta e istruita! Che ardore per spargere il mio sangue per la difesa di quanto fino ad ora abbiamo creduto!".

Si stava realizzando la sua aspirazione apostolica e missionaria. Incominciò a predicare a Ubrique nel 1768 con grande frutto. Nel 1773 riesce a portare la pace fra il popolo di Estepona, da quindici anni turbato da discordie e liti. Percorre tutta la sua Andalusia per un decennio predicando missioni, quaresime, novene, a Granada nel 1779, a Guadix e Baza, a Jerez, e nel 1780 al Porto di S. Maria, a Jaén e altrove. Ormai è inarrestabile. Nella quaresima del 1775 predica in S. Rocco, a Gibraltar. È un anno fondamentale nella sua vita, perché si incontra con il p. Francesco Javier González, religioso minimo di S. Francesco di Paola, che per nove anni sarà il suo direttore spirituale, consigliere prudente, regolatore delle sue imprese apostoliche, indicatore della sua missione nella storia spirituale del suo secolo. Gli scriverà infatti il 26 giugno 1778: "Sí, Dio vuole servirsi di te, ignorantissimo, e ti ha attirato nell'Ordine cappuccino e nel ministero perché, armato della sua onnipotenza, sapienza e virtú, dichiari guerra al dominante libertinaggio o oscurissimo illuminismo di questo secolo tenebroso. Il mondo contraddice e cerca con il suo infernale illuminismo di distruggere le massime del Vangelo e lo spirito del cristianesimo". Dopo la sua morte, avvenuta il 29 febbraio 1784, Diego da Cadice sceglierà come suo nuovo direttore spirituale Juan José Alcover e Higueras, abate della chiesa collegiale del Salvatore di Granada.

Nel 1776, a 33 anni, predica una missione a Siviglia, interrotta da una grave malattia. Guarito, ritorna a Siviglia e predica in molte chiese della città. In un discorso dedicato a S. Maria Maddalena, poi pubblicato varie volte, attacca con decisione la temeraria incredulità dei libertini e dei filosofi illuministi.

Restano famosi i suoi discorsi contro l'illuminismo ateo recitati all'Università di Granada nel 1779, a Madrid e ad Alcalá de Henares nel 1783, e i sermoni funebri in onore del suo direttore spirituale nel 1784 e di un celebre carmelitano nel 1786. Le sue zelanti requisitorie si esprimevano fortemente anche contro la cattiva stampa, le corride, i balli, le commedie e commedianti, allora in auge, anche se spesso non ottenevano alcun effetto per la frenesia popolare che accompagnava queste allora considerate opere d'arte. Ma il beato pensava ai poveri, come quando nel 1778 parlava al consiglio comunale di Écija: "Mi sbalordii della costosissima casa delle commedie, quando qui mancano un ospedale per gli infermi, un ospizio per le orfane e caserme sufficienti per i soldati". Nella missione di Antequera, racconta ancora il beato Diego, "come frutto della predicazione i principali signori decisero di formare una congregazione per assistere i poveri carcerati che, per mancanza di aiuti, morivano di fame".

Nel 1782 a Toledo nella tenuta reale di Aranjuez commuove tutti. L'anno seguente passa a Madrid e ad Alcalà de Henares. Alcuni delatori, dopo una fervente predica nella cattedrale di Siviglia il venerdì santo del 1784 a favore dei poveri defraudati da ricchi ecclesiastici, riescono a farlo esiliare per molti mesi dalla città. Ripercorre la sua Andalusia. Nell'inverno del 1786 predica per un mese una missione a Cuenca. A Saragozza denuncia all'Inquisizione varie proposizioni di un velenoso libro contro i voti religiosi aprendo uno spinoso processo. Dal 1787 molte città della Spagna, Albalate, Alcañiz, Caspe, Barcellona, Valenza, Alicante, Cartagena, Totana, Motril lo ascoltano ammirate. Interviene anche con libri di notevole valore apologetico e spirituale. Le sue opere verranno poi pubblicate in cinque tomi a Madrid negli anni 1796-1799. Ma gli avversari lo costringono a un silenzio quasi completo per diversi anni, confinato nel convento di Casares fino al 1792, quando riprende la sua itineranza apostolica in Andalusia e due anni dopo a Nord del Portogallo, poi nelle province di Pontevedra, Coruña e Lugo, e da Oviedo a León, Astorga, Zamora e Salamanca. La sua salute non gli permette di mantenere lo stesso ritmo. Deve diminuire le sue escursioni apostoliche. Ma dopo un'ennesima missione popolare a Malaga, nel 1799 attraversa lo stretto per portarsi a Ceuta, dove 27 anni prima aveva iniziato i suoi primi corsi di predicazione. Presso una devota famiglia di Ronda trascorre gli ultimi mesi, fuori convento, dove era abituato a ritirarsi dopo le sue stressanti fatiche, e da dove aveva scritto la maggior parte del suo prezioso epistolario. E sarà qui che prematuramente si spegnerà il martedì 24 marzo 1801 al primo mattino. E solo nel 1894 papa Leone XIII lo proclamerà beato, suscitando una reazione di insofferenza tra gli increduli e i liberali, sia in Spagna che in Italia.

Diego da Cadice resta il grande apostolo delle missioni popolari, sviluppate con un metodo molto efficace e ben sperimentato: processione iniziale con l'immagine della Divina Pastora e del Crocifisso, poi nei diversi giorni diversi incontri di preghiera e di catechesi a sfondo penitenziale, sermoni ed esortazioni per rianimare la vita cristiana, la sera il rosario, orazione mentale guidata per il popolo, dottrina cristiana e predica. Sermoni particolari ai diversi stati, come specifici esercizi spirituali, per il clero, i religiosi e religiose, le autorità pubbliche e i funzionari delle città; ma anche prediche ai carcerati, sempre con un'oculatezza di dottrina morale e spirituale adatta alle diverse necessità. Più che arte oratoria, la sua predicazione nasce da un singolare modo di trasmettere la Parola di Dio assimilata prima nel cuore in preghiera e partecipata con chiarezza, semplicità e fervore, e diventa efficace a smuovere le volontà per un dono di grazia evidente, e con un'attenzione alle diverse chiese particolari, nel massimo rispetto alla pastorale locale. Tutto si conclude con un'altra processione penitenziale, ma senza esteriorità. Egli stesso dice di aver scoperto questo metodo nella predicazione popolare di san Bernardino da Siena, nel quale vedeva l'ideale più a lui confacente. E spesso sperimentava, nel tormento di una preparazione di sermoni che non riusciva a fissare per iscritto e nell'abbandono umile alla volontà di Dio, un intervento mirabile della divina assistenza. Un esempio concreto di quelle parole che Paolo VI rivolse ai cappuccini nel 1974, in una chiosa improvvisata: "Sarei per dire a voi: Se davvero vivete quello che siete, appropriatevi pure le parole del Vangelo: 'Nolite cogitare, quomodo aut quid loquamini: dabitur enim vobis in illa hora quid loquamini'. Potrete parlare, direi, a cuore aperto, se avrete il cuore pieno di Cristo e pieno della sua santa e dura e perigliosa imitazione; la parola scaturirà dalla vostra stessa vita e sarà la forma più efficace e più persuasiva della vostra eloquenza".
 

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