Giovani - Postnovizi e Studenti

Fra Antonio ci parla dell’intervento del Ministro Generale fra Mauro Jöhri.

Mascalucia (CT) – Siamo ormai al terzo giorno della nostra convocazione fraterna e quest’oggi a farci visita è il nostro ministro generale, fra Mauro Jöhri. La traccia che il consiglio nazionale ha affidato al nostro ministro riguarda il rapporto tra la vita di preghiera, “perché stessere con lui”, e la vita apostolica, “e per mandarli a predicare”, nella visione francescano-cappuccina. Fra Mauro presenta alla nostra attenzione il “come” un cappuccino deve evangelizzare. I punti da lui sviluppati sono essenzialmente tre. I cappuccini annunziano “cum lætitia”, da fratelli e senza spada. Primo aspetto é la letizia. “Questa gioia”, ci dice il ministro, “nasce da un incontro vero con Cristo”. Per evangelizzare bisogna per prima cosa essere evangelizzati, perché nessuno dà ciò che non ha. Bisogna fare esperienza del fallimento, della crisi, della gioia di questo incontro con Cristo. Se non abbiamo fatto tutto questo ogni nostro sforzo di evangelizzazione è inutile. Questa gioia, prosegue fra Mauro, non può non essere accompagnata che dall’umiltà di chi ha incontrato Cristo in prima persona, l’umiltà di chi ha fatto diretta esperienza di Lui. “C’è urgenza di un incontro col Vangelo, un incontro con Cristo. O ci si innamora di Gesù o tutto è inutile”. Un incontro fondante per la nostra vita di frati minori cappuccini. E questo incontro vissuto personalmente ognuno di noi è chiamato a viverlo anche in fraternità. Su questo punto il ministro generale si ferma con maggior impegno e spendendo anche qualche parola in più: sarà forse uno degli aspetti mancanti delle nostre “fraternità”? Sarà forse l’aspetto sul quale noi giovani frati siamo chiamati a confrontarci con maggior sforzo e maggior insistenza? Queste domande mi nascono spontanee… “Il nostro carisma è vivere in fraternità”. Questo ci comunica con tanta decisione fra Mauro. La vita fraterna è il fulcro su cui ruota tutta la nostra vita. La fraternità va al di là della povertà. Con la povertà ognuno di noi toglie del suo per poter vivere una vita semplice, ma questo può portare ad una sorta di orgoglio personale che ci fa prevalere sugli altri. Nella fraternità, invece, ognuno è chiamato a donare del suo, a mettere non a togliere. Nella vita in fraternità “non si può dire adesso ho fatto abbastanza!” L’invito del ministro a noi giovani frati è molto forte: lasciatevi formare! Dobbiamo vivere senza nulla di proprio, siamo chiamati a lasciare i nostri progetti per far spazio ai progetti della fraternità. Tutti continuamente assaporiamo come la nostra vita non è poi tanto semplice e davanti ai primi conflitti o alle prime incomprensioni siamo disposti a gettare tutto all’aria, ma “questi conflitti e queste incomprensioni sono parte integrante della fraternità”, ma da tutto questo deve nascere una catena di amore; riprendendo il Vangelo di Giovanni (13,35), fra Mauro ci ricorda che “da questo tutti sapranno se siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri.” La voce del ministro si fa più forte più pungente quando ci invita a considerare ogni fratello come un dono, un dono che è simile a noi, con le stesse nostre difficoltà, “siamo fatti della stessa pasta, tutti!!” Su questo possiamo puntare per costruire fraternità vere, non utopiche. In un mondo cosi lacerato, diviso, individualista la nostra evangelizzazione deve puntare all’amore nelle nostre fraternità, dobbiamo essere una testimonianza continua in questo mondo e per questo mondo. Le nostre fraternità devono essere focolai di amore e di accoglienza reciproca. Dove tutto è sempre più diviso noi dobbiamo dimostrare che l’unità esiste. Riprendendo la Regola non Bollata, al capitolo XVI, il ministro ci invita a stare in questo mondo prima vivendo da fratelli e poi annunziando il Vangelo. La prima testimonianza che siamo chiamati a fare e quella della fraternità, e poi insieme alla fraternità discernere il modo e i mezzi per annunciare il Vangelo. Facciamo si che la nostra evangelizzazione sia frutto di una fraternità e non di singole persone. Infine, il ministro, mette in evidenza che la nostra evangelizzazione deve essere senza spada, senza potere. Se nel corso dei secoli abbiamo avuto un mondo che era a nostro favore, oggi le cose sono capovolte, sembra quasi che il mondo ci venga contro, ci ostacoli. “Gesù ha scelto di essere l’impotente con amore, la nostra scelta è della minorità”. Dobbiamo essere liberi da ogni mania di protagonismo, dobbiamo proporre alla gente, mai imporre. E le nostre parole saranno autorevoli non perché le abbiamo dette noi, ma per il messaggio che esse contengono.

Le parole che il nostro ministro ci ha voluto donare sono molto forti e sicuramente di sprono per tutti noi. Certamente non dobbiamo mai scoraggiarci di fronte alle mille difficoltà che la vita ci mette d’avanti, ma confidare sempre nell’amore di Dio per noi e nell’aiuto sicuro della fraternità. Seguiamo l’esempio di Francesco che ha vissuto il Vangelo fino in fondo, amando Dio e tutto ciò che il Signore gli ha donato, prima cosa i fratelli!

 

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.index.php">privacy policy.

-
EU Cookie Directive plugin by www.channeldigital.co.uk