Personaggi - venerabili |
Il 23 marzo 2017 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi ad emettere il decreto super Virtutibus di Daniele da Samarate, sacerdote, missionario e lebbroso, membro della Provincia di San Carlo in Lombardia. Felice Rossini nacque a San Macario, frazione del comune di Samarate (diocesi di Milano), il 15 giugno 1876. Il 14 gennaio 1890, non ancora quattordicenne, entrò nel seminario dei cappuccini di Sovere (Bergamo). Entrato in noviziato nel convento di Lovere (Bergamo), gli fu dato il nome di fra Daniele da Samarate e il 24 giugno 1892 emise la prima professione.
L’incontro con padre Rinaldo da Paullo (sarà ucciso nel massacro di Altro Alegre in Brasile il 13 marzo 1901) segnò padre Daniele per l’ardore che il missionario testimoniava, ragione che lo spinse a chiedere di partire, con altri confratelli, per la missione del Nordeste del Brasile, affidata nel 1892 ai cappuccini di Lombardia.
Il territorio vastissimo comprendeva gli stati del Ceará,
Piauí, Maranhão, Pará, con la prospettiva di aprirsi anche
allo stato dell’Amazzonia.
Ricevuto il crocifisso missionario nella chiesa del Sacro
Cuore a Milano l’8 agosto 1898, si imbarcò per la
missione del Brasile dove giunse il 30 agosto. Destinato
a Canindé, il 2 ottobre 1898 fu ordinato diacono e il 19
marzo 1899, sacerdote.
Assegnato alla Colonia Santo Antônio do Prata nello
Stato del Pará, vi rimase fino al gennaio 1913 svolgendo
gli incarichi di professore, direttore, economo, Superiore
della fraternità. Pare non sia possibile stabilire con
Venerabile
Daniele
da
Samarate
precisione il tempo e il modo con cui contrasse la lebbra,
forse nel 1908 amministrando gli ultimi sacramenti
ad un’anziana ammalata. Rientrato in Italia per cure
nel 1909, ebbe la possibilità di fare tappa al santuario
mariano di Lourdes. Non fu risanato, ma ottenne una
grazia-conferma spirituale che la sua malattia sarebbe
stata a maggior gloria di Dio. Dopo le inutili cure italiane,
rientrò in Brasile nel dicembre 1909 riprendendo
la sua attività missionaria, pastorale e educativa.
Nel 1913 lasciò definitivamente la Colonia di Santo
Antônio do Prata e, il 27 aprile 1914 fu accompagnato
alla sua nuova residenza, il lebbrosario di Tucunduba,
un ambiente difficile, segnato dalla miseria e dall’abbandono,
trascurato a livello sociale, medico e spirituale.
Per dieci anni esercitò un apostolato intenso
e fruttuoso, riuscendo a trasformare il lazzaretto da luogo
di maledizione e di peccato in luogo di benedizione
e di virtù. Un martire di pazienza e di carità!
Mentre la malattia lo andava consumando, padre Daniele
ringraziava il Signore per questo dono, simile secondo
lui all’ordinazione sacerdotale. Il suo frequente
“Deo gratias” si condensò in una formuletta che coniò
per lodare il Signore: “A Deus louvado”, Dio sia lodato
per tutto quello che fa.
Il 25 marzo 1924 padre Daniele celebrò il suo 25° anno
di ordinazione sacerdotale e il 9 maggio successivo
ricevette i sacramenti in articulo mortis. Dopo dieci
giorni di lucidità, di preghiera, di completo abbandono
nel Padre misericordioso e di attesa senza nessun timore
della chiamata e ricompensa di Dio, alle ore 14.30
del 19 maggio 1924 si addormentò sereno nel Signore.
Padre Daniele seppe comporre sulle sue piaghe aperte
un canto di gratitudine e di riconoscenza al Padre che è
nei cieli: Dio sia lodato!