Attualità - novità

Il convento dei frati di Santa Caterina apre le porte ai profughi. Quindici donne, una delle quali incinta, e tre bambini, di nazionalità ivoriana e nigeriana, a partire dai primi di dicembre saranno ospitati nelle stanze al secondo piano del convento dei frati cappuccini di Santa Caterina.

«Sarà un’”invasione” della sacralità del convento, - spiega il padre superiore Gregorio Moggio - I frati però sono contenti, anche se la presenza dei profughi dovesse comportare una variazione nelle nostre abitudini. Come hanno raccomandato papa Francesco, e il vescovo Lauro, abbiamo il dovere dell’accoglienza». Le donne profughe sono ospiti a Rovereto già da alcuni mesi all’oratorio Rosmini, in spazi che presto saranno però ristrutturati, per questo il trasferimento tra un paio di settimane nel convento. «Le stanze dove troveranno accoglienza sono quasi pronte - dice ancora padre Gregorio - Stiamo sistemando gli arredamenti in modo che le ragazze siano del tutto autonome. Verranno messe a loro disposizione sette camere, ognuna dotata di bagno, più una cucina e un soggiorno, e potranno utilizzare anche un ingresso autonomo senza essere costrette a passare ogni volta dalla portineria del convento. Continueranno a fare la loro vita di adesso e a frequentare i corsi scolastici obbligatori all’oratorio, inoltre si occuperanno delle pulizie delle stanze», dice ancora il frate cappuccino.

 

Le donne, tutte di età compresa fra i venti e i ventotto anni, sono seguite da un incaricato del servizio Cinformi della Provincia e dai volontari. Non è la prima volta che i frati danno ospitalità ad esterni. «Abbiamo già fatto esperienza con le ragazze dell’opera Barelli ed è andato tutto bene. E se anche la vita dei frati dovesse movimentarsi un po’, non penso che sia un problema.» I frati sono ventiquattro, quasi tutti sopra gli ottant’anni, in più c’è anche l’infermeria, dove risiedono i religiosi più anziani, che hanno particolarmente bisogno di tranquillità. Ma si farà il possibile affinché la vita delle profughe non interferisca con quella dei frati. Non si sa per quanto tempo le donne con i loro bambini saranno ospiti del convento, hanno tutte presentato domanda di asilo e, in caso di risposta negativa, c’è sempre la possibilità di ricorso. Insomma l’iter può durare a lungo, e nel frattempo occorre dare

loro una sistemazione. «Due anni or sono la Caritas aveva già chiesto la disponibilità di spazi, ma allora il convento non era stato considerato del tutto idoneo. Ora, di fronte all’emergenza, si è deciso che può andar bene lo stesso» conclude il padre superiore.

di Alberto Tomasi

Trento - Trentino Corriere Alpi

 

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.index.php">privacy policy.

-
EU Cookie Directive plugin by www.channeldigital.co.uk