Novità - Eventi di rilievo

Carissimi tutti,

mi hanno chiesto di inviare uno scritto sulla calamità naturale che, come sapete, ha colpito Monterosso e non solo.

Le immagini che da subito sono passate sui vostri schermi non hanno bisogno di commenti... ma solo di preghiera e solidarietà!

Quel terribile 25 ottobre mi trovavo in convento con un gruppetto di sacerdoti, desideravo portarli ad assaporare il buon pesce presso un ristorante di una famiglia che mi ha accolto come un figlio. Dalla notte precedente imperversava un'insolita perturbazione; al momento di uscire, la pioggia violenta, accompagnata da fortissimo vento, ci ha bloccati in convento; la gradinata che porta in paese era un torrente impetuoso. Preoccupato, ho telefonato alle case sotto di noi per sapere se gli entrava quell'acqua impazzita, ho chiamato il ristorante per disdire e tutti mi hanno chiesto di cominciare a pregare! Il mare era molto violento e forte; le barche, già messe ormai da tempo nelle loro postazioni invernali, cominciavano ad essere inghiottite dalla forte mareggiata; i pescatori si sono salvati per pochi attimi, le onde hanno travolto alcuni di loro, ma  aiutandosi sono riusciti a scappare, mentre una quindicina di gozzi son stati inghiottiti dai flutti. Nel frattempo, dalla via principale del paese ha cominciato a scendere un torrente in piena che cresceva a vista d'occhio. Dal nostro convento, quassù, assistevo impotente a quanto si sarebbe consumato in poche ore ed al peggio che stava per accadere!

Ho telefonato anche ad alcune famiglie in cima alla via Roma per dire a tutti di scappare e mettersi ai piani superiori. Ma stava già scatenandosi la tragica catastrofe. Si sono salvati tutti per miracolo: molti erano intrappolati nei bar, negozi, banche, posta, ristoranti, la via principale è fatta solo di questi esercizi; molti già con l'acqua alla vita hanno spaccato i muri per scappare in altri locali e per non affogare.

I bambini ed i ragazzi dalle scuole hanno fatto in tempo a tornare a casa, sarebbe stata una tragedia immane!

Alle ore 15 non si distingueva più il cielo dal mare, grandine, vento fortissimo, acqua impetuosa tanto da non vedere più nemmeno il muro dell'orto. Ho cominciato a vedere le auto rotolare, accartocciarsi e scaraventate in mare una dopo l'altra. Ho invocato il Cielo che non ci fosse nessuno dentro. La via Roma era ormai un fiume impetuoso in piena che trascinava via tutto quanto incontrava, lo sbocco nel mare era una cascata che ha divorato la spiaggia e gran parte del piazzale e della strada antistante. Purtroppo, ha travolto e portato via Sandro Usai della Protezione Civile di Monterosso mentre stava aiutando delle persone a mettersi in salvo... Impotente e con il cuore straziato, mi sono precipitato in chiesa a suonare la campana, come facevano i nostri avi nei casi di calamità; ho chiamato i sacerdoti invitandoli a pregare e affidare alla Madonna quanto drammaticamente stava accadendo. Il pensiero poi è andato al giovane sacerdote indiano che era da solo in canonica - la chiesa è nel centro del paese - al telefono mi ha risposto che aveva paura e vedeva la morte davanti a sé. Non potendo scendere a soccorrerlo per il rischio troppo forte, gli ho detto di salire  più alto possibile. Solo più tardi con l'aiuto dei sacerdoti ospiti, che nel frattempo si sono prodigati ad aiutarmi ad asciugare l’acqua da tutte le parti del convento, siamo passati dalla gradinata meno pericolosa per scendere e raggiungere la porta del campanile più rialzata e più sicura rispetto alle altre entrate della Canonica. I telefoni fissi e i cellulari erano ormai saltati. Abbiamo fatto catena nel torrente d'acqua per avvicinarci alla porta che ho aperto a chiave, ma non si apriva, non capivo... dopo aver spinto con forza per creare  un passaggio ci ha investito un torrente uscente dalla porta, sono stato buttato a terra e stavo per esser travolto dalla corrente, ma son riuscito ad aggrapparmi. Abbiamo a fatica ritentato di aprire la porta mentre chiamavo il Don nel  frastuono del materiale che l'acqua portava in basso, lui mi diceva di andare via... pregavo per avere la forza di spingere quella porta per farlo uscire... ce l'abbiamo fatta! Ci siamo abbracciati, ma la sua  preoccupazione era chiudere il portone della chiesa parrocchiale rimasto ancora aperto. Siamo riusciti tenendoci forte l'un l'altro a salire la viuzza, o meglio guadare il torrente, ed entrare dal portone principale. Era l'immagine dell'apocalisse: panche, statue, mobili, altare... era tutto rovesciato ed accatastato e, verso il fondo della chiesa, tutto  galleggiava sopra un metro e mezzo di fango ed acqua. Ho pianto con disperazione! C'erano altre due porte da chiudere dove entrava il flusso principale di acqua e fango, mi sono fatto coraggio e gli ho detto di seguirmi, aveva paura, l'ho incoraggiato pregando. Appena entrato in chiesa siamo riusciti a rimuovere i tronchi ed altre materie per chiudere. A pochi metri ho trovato ai miei piedi la bellissima statua della Madonna che sembrava mi guardasse... mi sono ancor più commosso e sono scoppiato ancora di più in pianto, l'ho accarezzata sul dolce viso chiedendo aiuto e protezione per tutti. Un po' avanzando sulle panche come zattere ed un po' sprofondando nel fango che sembrava sabbia mobile, siamo arrivati a metà chiesa e incontrando l'altare con i fili ho chiesto se avesse staccato il contatore generale... nel panico non lo aveva fatto! Abbiamo avuto paura! Ho chiesto alla Vergine Maria che ci salvasse da una possibile folgorazione. Quando ho tolto la corrente  nemmeno il salvavita era scattato! Nel frattempo ho mandato il Don dal lato più sicuro verso la sagrestia, ossia sulla balaustra dell'altare, mentre volevo chiudere la porta laterale, lui mi diceva di tornare indietro che non ce l'avrei fatta per l'irruenza dell'acqua. Con l'angoscia nel cuore e le preghiere in bocca ho invocato tutta la forza per farcela. Ci sono riuscito, non so nemmeno io come, non ricordo nemmeno di aver fatto tanta fatica... Il catenaccio più grosso era rotto, ho chiuso con quello più piccolo dicendomi che avrebbe tenuto poco per la forza dell'acqua così veemente che batteva contro... Ha retto per sempre!

Dopo aver sfondato un'altra porta come via d'uscita, dal retro, ci siamo ricongiunti con gli altri preti che preoccupati ci attendevano sulle scale della salita al convento. Siamo arrivati quassù fradici e tremanti pieni di fango con il desiderio di una bella doccia calda, purtroppo l'acqua calda non c'era già più... Perfetta Letizia!

Il giorno seguente, da subito, in collaborazione con il responsabile della Protezione Civile locale ed il Comune, sono riuscito a far giungere e coordinare i miei carissimi volontari che, con pala in mano e tanta carità nell'animo, sono andati porta a porta a spalare fango da mattina a sera - sono stati chiamati "angeli del fango"- mentre io visitavo, e continuo, soprattutto gli anziani soli, portando non solo conforto, ma pasti e bevande calde.
Mi ha colpito il fatto del Ristorante "La Cambusa", ora inesistente - molto conosciuto da chi frequenta il convento – che ci ha sempre accolto con particolare attenzione, ed ora sono io a portare loro  la pentola del minestrone o della pasta. Mi ha commosso.

Inoltre, con l'acqua di riserva della cisterna, abbiamo fatto il bucato per chi aveva bisogno, per ora non arriva ancora acqua dall'acquedotto, ma ne abbiamo di scorta...

In due ore ho fatto organizzare tramite mia sorella che sta a Milano, una catena di solidarietà per comperare un centinaio di stivali, guanti da lavoro, mascherine, torce, pale, carriole, viveri, che mi hanno recapitato con urgenza. Ho invitato anche il gruppo della protezione Civile del mio paese in Valtellina, veri bulldozer, che non hanno esitato a partire. Si sono susseguiti al convento altri volontari arrivati da ovunque, hanno trovato qui un appoggio sicuro e fraterno. In poco tempo abbiamo ripulito la chiesa parrocchiale di San Giovanni e la sacrestia dalle tonnellate di fango e detriti, ma è inagibile, è stata devastata! La gente viene a messa da noi. Faccio il giro delle vie per notificare le urgenze ed i bisogni. In questi  giorni l'allarme di altro mal tempo ha portato, oltre alla paura, a sfollare 100 persone, alcune sono da noi. Vengono delle psicologhe perché diverse di esse son rimaste scioccate, ricordano ancora l'alluvione del 1966 che allora come oggi si era abbattuta  su Monterosso.

Alcuni bambini sfollati nei paesi limitrofi non vogliono più tornare per la paura! Un giorno sono andato ad incontrarli presso un albergo dove vengono radunati per salutarli, ma essendo usciti per una passeggiata, non potendo donare le caramelle ed i cioccolatini, allora per strada scartavo i dolci e li mettevo addirittura in bocca agli spalatori sporchi di fango fino ai capelli, i quali mi dicevano, scherzando, che era come fare la comunione quel giorno, altri mi rispondevano "amen". Insomma  girando ho cercato di risollevare il morale portando oltre ai cioccolatini anche della buona grappa, dicendo loro che era "spirito di-vino" per dare forza alle braccia per amore dei fratelli. Ne ho portata una anche al Centro Operativo in Comune per avere le idee più chiare ed illuminate sul da farsi... hanno apprezzato!

Ho visto anche tanta buona volontà e solidarietà nel collaborare per risollevarsi! Ho visto gente che non  si parlava da tempo, prendere la pala assieme ed aiutarsi. Ho ricevuto tante critiche di sfogo - per fortuna poca rabbia - tanta richiesta di preghiere, ma in particolare il grazie alla Vergine per essere ancora vivi, perché, nonostante quello che è successo, avrebbero potuto esserci molte, ma molte più vittime. Mi hanno chiesto appena sarà possibile di celebrare una messa di ringraziamento alla Madonna per lo scampato pericolo della vita. È venuto il Vescovo, era scosso, mi ha pregato e ringraziato di restare tra la gente.

La situazione a Monterosso (e nel vicino paese di Vernazza) è davvero catastrofica; chiunque è venuto qui a dare una mano ha detto che dalle immagini della televisione - benché terribili - non si riesce a comprendere fino in fondo quello che è successo. Abbiamo visto negozi e ristoranti con due metri di fango e terra al loro interno; arredi anche costosi e molto pesanti completamenti distrutti e accatastati nei locali ricolmi di acqua e di fango; la maggior parte della gente ha perso la propria attività; la signora del panificio mi ha detto: "questa non è principalmente una perdita economica, ma la perdita di tutta la nostra vita". E come non le si può dare ragione quando vedi persone che avevano messo tutto in quegli ambienti, per renderli ancora più belli e attraenti per chi li veniva a visitare?!

Molta gente è sfollata e la verità è che la vita in paese è davvero dura. Oltre alla paura delle ulteriori piogge di questi giorni ci sono tante difficoltà. La luce è stata ripristinata da poco in buona parte del paese ad eccezione di quei luoghi dove ancora acqua e fango possono creare pericolo; non ci sono ancora i telefoni fissi; mancano inoltre il gas (e quindi il riscaldamento), l'acqua nelle case (sono stati creati degli impianti comuni nelle piazze, ma si può immaginare che cosa significhi portare qualche tanica d'acqua fino a casa - su per quelle scale ripide in tutto il paese... - e poi dentro le case dove il fango ha devastato tutto, e tutto è da pulire), la fognatura (per i propri bisogni sono stati allestiti alcuni bagni chimici sul molo, e la gente è invitata a portare i propri escrementi in sacchetti di plastica da deporre in contenitori comuni). Fin dal primo giorno è stata allestita una cucina da campo, ora da alcuni giorni questa è diventata un tendone della Protezione Civile con allestiti oltre 300 posti a sedere, dove la popolazione, i volontari e chi porta aiuto ha la possibilità di consumare almeno un pasto caldo. Molta gente che non ha i mezzi in casa deve usufruire di questo servizio (anche con i bambini) per la colazione, il pranzo e la cena.

La gente di Monterosso, come dicevo, è stata molto solidale e subito si è rimboccata le maniche; ho visto il terrore negli occhi di molti (soprattutto anziani) nel ricordo del pomeriggio e notte del 25 ottobre, ma tutti, ripeto tutti, sono stati bravissimi e non si sono fatti scoraggiare. Ho visto gente che non ha perso il sorriso né la forza d'animo, qualcuno anche scherzava mentre era immerso nel fango con vanghe e badili. La gente ha molto bisogno anche di parole di conforto, ma tutti stanno lottando con orgoglio per il proprio paese, perla naturalistica conosciuta in tutto il mondo, che ora è ferita, piegata e distrutta.

Al funerale di Sandro Usai ha partecipato tutta la popolazione; è stato un momento spiritualmente molto intenso, ma anche di grande solidarietà umana e di riconoscimento civile. E fra le lacrime di tutti, un monterossimo ha letto accorate parole ed ha concluso dicendo: "Noi di Monterosso ce la faremo, e ricostruiremo il nostro paese ancora più bello e nuovo; e quando sarà tutto a posto faremo una grande festa e sarà la festa più bella che si sarà mai vista!"

Carissimi tanti mi chiedono cosa si può fare. Per ora con l'allerta in atto siamo tutti fermi. Attendo dal Responsabile della Protezione Civile di Monterosso e dal Comune il da farsi e cosa serve. Lo comunicherò. Per ora, in collaborazione con i Frati Cappuccini di Genova, ho creato la possibilità di raccolta fondi che serviranno per aiutare soprattutto chi ha avuto i più grandi disagi, valuteremo poi come sarà meglio intervenire.

So che molti si sono già attivati generosamente e con grande sensibilità. San Francesco e la Vergine Maria vi benedicano!!! Con l’aiuto di tutti, questo meraviglioso luogo potrà davvero rinascere, ne sono convinto come tutte le persone che vivono qui.

Comunque io sto bene, il convento ha retto (solo alcuni cedimenti nella vigna con enormi buche, le crepe dei muri di cinta si sono allargate in modo preoccupante, andranno fatti interventi grossi di rafforzamento).
Mi sono commosso quando ringraziando i miei carissimi "angeli del fango", mi hanno pregato di non farlo più perché il servizio non è stato fatto per dovere ma "per la mia e loro gente"!

Pregate tutti con noi! Pace e bene!

Con affetto,

fr. Renato Brenz Verca




Per chi desiderasse inviare aiuti, si può scegliere tra le seguenti modalità:


1. Bonifico bancario intestato a: Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini - Curia Provinciale

CARIGE Ag. N. 40 - Sede centrale

n. Conto Corrente: 52195/80

codice IBAN: it12 n061 7501 4000 0000 5219 580

 

2. Bonifico postale intestato a: Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini

n. Conto Corrente: 15412166

 

Importante specificare sempre la Causale: Pro Alluvione Monterosso (padre Renato)

 

 

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