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La testimonianza dell'attrice all'Umbria International Film Fest

di Luca Marcolivio

La seconda giornata dell’Umbria International Film Fest si è chiusa ieri sera sul tema della devozione mariana. Presso il Cityplex Politeama è stato infatti proiettato il film Lourdes di Jessica Hausner, preceduto dalla testimonianza di Claudia Koll.

L’attrice ha spiegato che, alla base della sua conversione, avvenuta una decina di anni fa, c’è proprio la Vergine Maria. Lourdes e Fatima, in particolare, hanno giocato un ruolo decisivo nella vita spirituale della Koll che è cresciuta in una famiglia particolarmente devota alla Madonna.

L'infanzia di Claudia Koll non è stata una delle più facili: l’attrice ha raccontato di essere stata cresciuta da una nonna non vedente ma fervente cattolica che, per non perdere mai il contatto con la nipotina, era solita legarla al polso da un filo di lana.

“Mia nonna è stata il più grande esempio di fede nella mia famiglia – ha raccontato la Koll al pubblico dell’Umbria Film Fest -. La vedevo recitare quotidianamente il Rosario e parlare direttamente con Dio. La sua testimonianza mi ha segnata in modo indelebile”.

La madre di Claudia, nei primi anni di vita della bambina, trascorse molto poco tempo con lei, per motivi di salute. “Dopo che mi ebbe partorito ricevette una trasfusione di sangue infetto e rimase per sei mesi tra la vita e la morte”, ha proseguito la Koll.

“Quando poi mamma fu finalmente guarita – ha aggiunto l’attrice – andammo con tutta la famiglia a rendere grazie alla Madonna di Pompei. Sempre come ringraziamento alla Madonna sono stata battezzata con il nome completo di Claudia Maria Rosaria”.

“Recentemente ho riaperto i bauli con le foto della mia vita – ha proseguito la Koll -. In mezzo agli scatti del mio periodo adolescenziale ho trovato un’immagine del Gesù della Divina Misericordia: mi ha fatto pensare che, già allora, il Signore mi stava parlando ma io non lo ascoltavo, anzi, iniziai ad andare in tutt’altra direzione”.

L’attrice ha poi raccontato di aver vissuto le proprie aspirazioni artistiche – inizialmente ostacolate dalla famiglia – come un mezzo per appagare il proprio bisogno di libertà e di autenticità, salvo accorgersi, specie dopo essere diventata famosa, che quel tipo di libertà era assai poco autentica.

Dopo il successo del film erotico Così fan tutte (1992) di Tinto Brass, la Koll rimase per qualche tempo intrappolata nel cliché dei ruoli sexy, tuttavia, ha raccontato, “non era quello che veramente volevo. Questo mi procurò una crisi di identità che, se già avessi avuto la fede, avrei saputo affrontare meglio”.

Verso la metà degli anni ’90, la carriera cinematografica della Koll incontrò una fase di stallo, durante la quale, l’attrice meditò di abbandonare le scene e riprendere gli studi.

Nella seconda metà dello stesso decennio tuttavia la sua carriera prese definitivamente quota con la conduzione del Festival di Sanremo del 1995, della trasmissione L’angelo su Canale 5, dedicata all’arte, e della celebre fiction Linda e il brigadiere, con Nino Manfredi.

Claudia Koll si rivelò artista duttile, talentuosa e raffinata ma, nella vita privata, si scoprì profondamente inquieta ed infelice. “In particolare la mia vita sentimentale era assai problematica: molte storie brevi, nessuna veramente ‘importante’, molti tradimenti, poche certezze”.

Questa inquietudine ebbe ripercussioni negative anche sulla vita artistica della Koll. “Un giorno stavo interpretando la parte di una donna che doveva piangere: a differenza del solito le lacrime proprio non mi uscivano; qualcosa mi bloccava, non entravo proprio nella parte”, ha raccontato.

“Fu allora – ha proseguito - che Geraldine, la mia assistente di scena, mi rivolse parole molto schiette ed esplicite: Claudia, come puoi pretendere di essere credibile in scena, se nella tua vita privata c’è così poca autenticità?”.

Da quel momento inizia il graduale cambiamento interiore e spirituale di Claudia Koll. “Sono una figlia del Grande Giubileo – ha detto -. Nel 2000 un’amica americana mi chiese di accompagnarla a varcare la Porta Santa a San Pietro ed io lo feci come cortesia personale. Dopo quell’esperienza, però, non fui più la stessa”.

“Il Signore stava sgretolando tutti i miei piani e le mie ambizioni personali – ha raccontato la Koll -. Avevo davvero toccato il fondo”.

Nei successivi dieci anni, l’attrice ha vissuto la propria crescita spirituale, attraverso l’esperienza concreta dell’amore come mezzo di perseveranza, in particolare nella vicinanza ai poveri e ai malati. E ha spiegato che “qualsiasi esperienza pratica d’amore che mi abbia particolarmente segnata, l’ho sempre poi riscontrata nelle Sacre Scritture”.

A conclusione della propria testimonianza, la Koll è tornata sull’importanza della devozione mariana nella propria vita, accennando alle emozioni provate dopo i pellegrinaggi a Medjugorie e a Lourdes. “Da bambina rimasi colpita dalla storia della Madonna di Fatima e di come la Vergine avesse potuto affidare a tre bambini così piccoli, dei compiti così enormi”.

“Pensando in particolare a Giacinta e Francesco, da piccola pregai la Madonna di portarmi in cielo con Lei. Ciò non è successo, però, Maria mi ha insegnato a scoprire il bello dell’essere donna, di esprimere al meglio tutte le mie qualità femminili: la dolcezza, lo spirito materno. Grazie a Lei sono diventata anche meno aggressiva”.

“Ho inoltre capito quanto sia bella la diversità e la complementarità tra uomo e donna – ha aggiunto -. In un certo senso il Signore mi ha ‘corretta’ nel mio femminismo”.

“Ho scoperto che Dio è fedele e mantiene le promesse: la più grande di queste promesse è quella di amarci”, ha poi concluso la Koll.

Terminata la testimonianza è stato proiettato ed illustrato un filmato delle attività della onlus Le Opere del Padre, fondata dalla stessa Claudia Koll, da alcuni anni impegnata in opere di misericordia e di formazione cristiana. (www.zenit.org)

 

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