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Ricorrono i 300 anni dalla nascita del padre cappuccino Girolamo Guadagno che raccolse migliaia di testi, poi divenuti il nucleo del fondo antico della «Scarabelli»

di Walter Guttadauria
Nei giorni scorsi ricorrevano i trecento anni dalla nascita di un frate nisseno che contribuì, da grande bibliofilo quale era, a creare quella che divenne una delle biblioteche più rinomate della città, cioè la biblioteca del convento cittadino dei Cappuccini, che più tardi sarebbe divenuta il nucleo portante della biblioteca comunale «Scarabelli».


Parliamo di Girolamo Maria da Caltanissetta, al secolo Pietro Guadagno, più noto come padre Girolamo Guadagno, nato nella nostra città di Caltanissetta il 10 marzo 1712, indubbiamente un protagonista per l'opera che profuse, appunto, per la biblioteca dei Cappuccini, quando il loro convento era ancora operante in contrada Pigni (poi trasformato nell'ospedale Vittorio Emanuele). Padre Girolamo, infatti, si spese particolarmente - agevolato anche dalla sua posizione e dall'alta stima goduta in seno all'Ordine francescano - per veicolare a Caltanissetta una cospicua quantità di libri che, dopo l'unificazione nazionale e l'istituzione della «Scarabelli», sarebbero stati dalla stessa incamerati: qualcosa come 4.433 volumi che avrebbero costituito il nucleo più importante del fondo antico.
A ricordare i meriti del frate nisseno rimangono oggi le testimonianze degli storiografi locali, tra cui Giovanni Mulé Bertòlo, nonché le «Notizie cronologiche» relative al convento cittadino dei Cappuccini; in questi ultimi anni s'è aggiunto l'approfondito e dettagliato studio pubblicato da Antonio Vitellaro; per cui ci rifacciamo a tali fonti.
Entrato a 15 anni nel convento nisseno, Girolamo vi compì gli studi e completò la sua formazione, dato che quel convento era sede di noviziato. Nel 1742 fu lettore nel convento di Castelvetrano, e nel 1744 e 1746 in quello di San Cataldo, periodo in cui si dedicò completamente all'insegnamento e alla formazione religiosa dei novizi. Riconosciutegli alte doti di equilibrio e saggezza, i confratelli gli affidarono compiti di responsabilità nel governo dell'ordine, e nel 1747 e 1749 padre Girolamo fu maestro dei novizi nel convento di Caltanissetta.
Nel 1752 fu lettore a Monreale, per essere eletto l'anno seguente provinciale della provincia palermitana, percorrendo una rapida carriera all'interno dell'ordine che lo vedrà nel 1754 consultore generale al 49° capitolo generale di Roma, nel 1756 consultore e commissario generale, nel 1759 di nuovo provinciale. Nel 50° capitolo generale dell'ordine venne designato Procuratore di Corte e 5° definitore generale, vivendo così più a Roma che in Sicilia. Nella capitale godette della piena fiducia dei papi Clemente XIII e Clemente XIV; nel 1769 fu autorizzato a ritornare in Sicilia per meglio curare una salute fattasi nel frattempo più cagionevole. Il religioso si spegnerà nel convento nisseno il primo gennaio 1786, col padre domenicano Tommaso Anzalone a tesserne l'elogio funebre e lo storico Luciano Aurelio Barrile a dettare le iscrizioni funerarie.
Ma eccoci ai meriti di bibliofilo del religioso che, grazie ai suoi buoni uffici presso la curia pontificia, ottenne il permesso di poter utilizzare le elemosine da lui raccolte per l'acquisto di libri per la biblioteca del convento nisseno. Scrive Vitellaro: «Roma, capitale del mondo cattolico, offriva molteplici opportunità di acquistare a buon prezzo interi fondi librari in occasione della morte di prelati o di uomini di lettere, i cui eredi non avevano interesse a conservare un'eredità ingombrante lontana dalle proprie esigenze. Padre Girolamo ebbe modo di comprare intere collezioni e di spedirle a Caltanissetta. Così egli arricchì la biblioteca di opere di grande pregio e, spesso, di grande formato; fece anche costruire una libreria in legno che fu trasferita alla nostra biblioteca assieme ai libri che conteneva»: infatti, come detto, tutto il patrimonio librario raccolto dal frate, dopo l'unificazione nazionale e lo scioglimento degli ordini religiosi venne incamerato dalla nascente biblioteca «Scarabelli» in virtù di un decreto ministeriale dell'ottobre 1867.
L'istituzione della biblioteca nel convento cappuccino di contrada Pigni risaliva alla fine del Seicento, ma è con l'opera di padre Girolamo che avrebbe raggiunto il massimo splendore. «La distribuzione dei libri - annotava il Mulé Bertòlo - fu fatta in sezioni, ciascuna delle quali era indicata con lettera dell'alfabeto. Le sezioni erano queste: "(A) Gesta sanctorum; (B) Sacri historici; (C) Sancti patres; (D) Sacrae litterae; (E) Concilia et ritus; (F) Theologia moralis; (G) Jus pontificum; (H) Philologia et auctores varii; (I) Jus Caesarum; (K) Sententiae legales; (L) Philosofia et medicina; (M) Itinerantium relata; (N) Historia profana; (O) Sacri intepretes; (P) Expositores; (Q) Predicatores; (R) Teologia dogmatica; (S) Ascetici».
Vi erano inoltre una sezione speciale dedicata al «Processus originalis beati Bernardi a Corleone» (il frate beatificato grazie all'impegno di postulatore dello stesso padre Girolamo), e una stanza con i libri messi all'indice dalla Santa Sede e con il busto dello stesso frate nisseno.
All'ingresso di questa biblioteca, un'iscrizione latina ricordava i meriti del religioso. Questa la traduzione: «Sappi che questa biblioteca, che vedi arricchita delle opere di sceltissimi autori, fu realizzata grazie all'impegno faticoso di padre Girolamo M. da Caltanissetta. Egli infatti, quando svolgeva la funzione di Definitore, Procuratore e Commissario Generale presso la Curia Romana, dimentico di sé e memore della sua patria, la realizzò ad ornamento del convento e per l'istruzione dei suoi alunni. Se qualcuno poi tenterà di portare via, rubare o mutilare qualche libro di questa biblioteca, incorrerà immediatamente nella pena della scomunica sancita da Alessandro VII…».
Ma, nonostante tale minaccia, non pochi libri sarebbero spariti, se è vero che il Mulé Bertòlo così continuava: «Soppresse nel 1866 le corporazioni religiose, i libri e i manoscritti dei pp. Cappuccini vennero devoluti alla biblioteca comunale. Quanti strappi, quanti furti alla barba della scomunica lanciata da Alessandro VII. L'ingordigia del guadagno, l'avversione contro le libere istituzioni ed altri moventi, che non vale qui il mettere in evidenza, ebbero senza dubbio a consigliare il trafugamento di non pochi libri, pregevoli e per il contenuto e per la rarità dell'edizione».
Saranno infatti - come detto - 4.433 i testi rilevati dalla «Scarabelli», a fronte dei circa 6.700 che erano stati complessivamente raccolti nella biblioteca del convento.

 

La Sicilia, Caltanissetta, 14 aprile 2012

 

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