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L'EVENTO. Il religioso bergamasco Tommaso Acerbis, originario di Olera, aveva vissuto nel Vicentino per qualche tempo all'inizio del Seicento. Ieri nel duomo di Bergamo il cardinale Amato, in nome di papa Francesco, ha celebrato la cerimonia di ringraziamento

Un miracolo tutto thienese ha reso ieri beato il cappuccino fra Tommaso Acerbis da Olera. È merito della straordinaria e inspiegabile guarigione del contadino thienese Bortolo Valerio, avvenuta in città oltre un secolo fa nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1906, se il francescano bergamasco, vissuto nel Vicentino ad inizio del 1600, ieri è entrato a far parte della schiera dei beati. Alla cerimonia di beatificazione, celebrata nel duomo di Bergamo dal cardinal Angelo Amato, hanno preso parte anche una cinquantina di fedeli thienesi. Tra questi il sindaco Gianni Casarotto, fra Albino Boscolo, parroco dei Cappuccini, monsignor don Livio Destro e i tre nipoti di Bortolo Valerio, che in quella notte di inizio '900 è stato protagonista di un miracolo, dopo che il prete, giunto per dargli l'estrema unzione, gli offrì in dono un'immagine di fra Tommaso da Olera.

Nel gennaio del 1906, infatti, il 31enne Valerio, che assieme alla moglie Maddalena Moro e ai loro 9 figli risiedeva in via Cappuccini, e lavorava nelle terre del Collegio Vescovile di Thiene, aveva contratto una grave forma di tifo, complicato da una miocardite infettiva e da una pneumonite. La gravità della malattia era stata accertata da due illustri medici thienesi, il dottor Silvio Scarpari e il dottor Sebastiano Zironda. Essendo evidenti i sintomi della fine, i familiari di Valerio chiamarono il confessore del Collegio, padre Gerardo da Villafranca, per la benedizione del malato. Il prete, la sera del 29 gennaio, consegnò nelle mani dei parenti l'immagine che ritraeva fra Tommaso Acerbis da Olera, che fu subito messa sotto il cuscino del moribondo. Dalle testimonianze raccolte in seguito tra familiari e amici, emerse che ci fu un immediato miglioramento delle condizioni di salute del malato, tanto che, dopo una notte tranquilla, la mattina del 30 gennaio 1906 il dottor Scarpari lo dichiarò fuori pericolo. La vita di Valerio comunque non fu facile, perché morì nel 1917, in piena Grande Guerra, a 42 anni. La straordinaria guarigione del contadino thienese fu immediatamente segnalata ai superiori Cappuccini da padre Gerardo da Villafranca. Nel 2005, nella curia vescovile di Bergamo, si aprì l'inchiesta diocesana “super miraculo", e nel febbraio 2011 la guarigione di Bortolo è stata dichiarata "scientificamente inspiegabile" dai sette medici che compongono la Consulta della Congregazione dei santi. E il processo di beatificazione di fra Tommaso da Olera si è concluso ieri pomeriggio con la cerimonia solenne nella cattedrale di Bergamo. «Questa è una giornata per la comunità dei Cappuccini davvero unica - ha spiegato ieri fra Albino Boscolo - perché viene riconosciuto l'immenso valore umano di questo nostro fratello bergamasco. Un religioso umile e analfabeta, che poi riuscì a scrivere il libretto "Fuoco d'Amore", che papa Giovanni XXIII° portava sempre con se».

 

Alessandra Dall'Igna - Il Giornale di Vicenza

 

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