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La storia di una Madre che diviene modello del Popolo

Con il libro “La Devozione alla Madonna della Confusione” siamo all’undicesima fatica di Salvatore Agueci, prodotto con i tipi dell’Editrice ASLA di Palermo, Prefazione di Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone. L’opera è un lavoro di ricerca per fare emergere l’origine della devozione del popolo siciliano alla Madre ‘Confusa’ e come questa si sia propagata dalla presenza degli Spagnoli, passando per i Frati Cappuccini, già a partire dal sec. XVI.

«Il presente lavoro, - scrive Agueci - destinato prioritariamente ai comuni fedeli, popolo di Dio, non ha la pretesa di essere un trattato sulla mariologia ma è un compendio sul ruolo di Maria nel piano di salvezza operata da Cristo, attraverso la sua incarnazione. Si fonda sui pilastri teologici che sono la S. Scrittura, la Tradizione e il Magistero della Chiesa». L’opera indica la devozione filiale a Maria che si perpetua attraverso il “sensus fidei”del popolo cristiano da divenire esperienza di fede e testimonianza per le generazioni future.

«Il termine “Confusa” -  scrive ancora l’autore - si ritiene giustamente appropriato alla Madre di Gesù. L’etimologia della parola lo fa derivare, infatti, dal latino cum e fixus, con-fisso, appeso-con, ma anche da cum-flictus, con-flitto, da cui viene anche afflitto, ovvero confitto, di una persona percossa, messa con violenza  in croce, con il suo Figlio. Anche in questo si identifica al Figlio perché si fonde con Lui, cum-fusio, si liquefà (è lo struggersi per fondersi) e per questo patisce con Lui e sale sulla Croce. D’altronde è nell’indole di una madre dare la vita per il proprio figlio, ma qui Maria si aggiunge non solo spiritualmente ma fisicamente con tutta se stessa, dà la sua vita e partecipa pienamente all’opera della Parola che si è fatta carne in Lei e con Lei».

E Mons. Peri scrive: «È un grande viaggio per gli occhi, per la mente e soprattutto per il cuore, questo piccolo trattato di Salvatore Agueci sulla devozione alla Madonna della Confusione, venerata particolarmente nella Chiesa dei Cappuccini di Salemi. È uno scavo, in profondità, nell’animo del nostro popolo mediterraneo, per l’esattezza spagnolo, siciliano e tanto altro ancora. Guardando questa immagine e gli occhi di coloro che la venerano, ci si parano davanti panorami imprevisti e stupendi di psicologia e teologia, un tutto che si fa carne e sangue, spettacolo, arte e bellezza e che, furtivamente, puoi cogliere in una lacrima o in un sorriso. Il dolore e l’angoscia, che si fondono e si confondono sino a fare semplicemente ‘confusione’ nel cuore dell’uomo, li puoi sentire soltanto con le orecchie del cuore, come quella brezza, o quell’alito e respiro di Dio che passa nella nostra vita e che il profeta Elia percepì dalla caverna del monte Oreb (1 Re 19,12)».

Il testo richiama le varie devozioni alla Madonna ‘Confusa’ presenti nelle province di Palermo e Trapani, soffermandosi su quella particolarmente sentita di Salemi. Il saggio si conclude con l’analisi dello smarrimento dell’uomo odierno con riferimento a Maria, la Madre per eccellenza più confusa della Storia.

Unito al saggio l’autore pubblica: “Coroncina dei Sette Dolori alla Madonna della Confusione”.

Premessa

È con un senso di profondo rispetto e di devozione a Maria, Madre “Confusa”, tra le cui braccia sono nato e del cui materno affetto mi sono nutrito, essendo quella la chiesetta frequentata da piccolo e all’altare della quale servivo la S. Messa nei giorni di sabato e nelle Messe solenni fatte celebrare da fedeli devoti e da migranti salemitani all’Estero.

Il mio è un gesto di riconoscenza e di ringraziamento, ma anche di perpetua vicinanza a Colei che, per mezzo del Figlio suo, ha guidato tutti i passi della mia vita, indicandomi la via da percorrere e facendo quelle scelte che risultavano migliori. E anche se la Provvidenza mi ha portato a vivere lontano dalla terra che mi diede i natali, il mio cuore e l’affetto rimangono per quei luoghi calpestati nella mia infanzia e per quel patrimonio storico, religioso e culturale che è stato fondamento della mia educazione futura e della mia preparazione umana, sociale, culturale e religiosa.

Un grazie doveroso ai Frati Cappuccini che mi hanno formato e a chi mi ha fatto apprezzare quella religiosità popolare, fatta sì di devozioni, ma finalizzate a una fede matura, a una convinzione robusta da essere abbarbicato a Cristo, pietra angolare della creazione e roccia salda dello scorrere della vita.

Il presente lavoro, destinato prioritariamente ai comuni fedeli, popolo di Dio, [1] non ha la pretesa di essere un trattato sulla mariologia ma è un compendio sul ruolo di Maria nel piano di salvezza operata da Cristo, attraverso la sua incarnazione. Si fonda sui pilastri teologici che sono la S. Scrittura, la Tradizione e il Magistero della Chiesa. Gli studiosi avranno modo di approfondire altrove il ruolo di Maria, nel progetto di salvezza e nella ecclesia, ai credenti tutti basta conoscere le verità fondanti sulla loro Madre e recepirle ad modum recipientis (secondo la capacità della natura del ricevente), riservandosi, per chi ne avesse esigenza, l’approfondimento ulteriore. Il linguaggio è volutamente semplice e poco aulico, secondo la prassi adottata da Papa Francesco e da Giorgio La Pira, il quale prima di leggere i discorsi ai potenti li leggeva ai poveri dicendo: «Se mi capite voi, mi capiranno sicuramente anche loro».

La stessa devozione a Maria, che si perpetua attraverso la pietà viva dei fedeli nei diversi Santuari a lei dedicati, sono una testimonianza dello Spirito che suscita negli uomini sentimenti di pietà filiale e di grande fiducia.

La pietà popolare diventa Parola di Dio incarnata in un popolo e fa parte di una multiforme esperienza di fede e di testimonianza trasmessa nelle generazioni: tanta è, infatti, la ricchezza della teologia semplice del nostro popolo, incarnata e ritrasmessa oralmente con massime e principi di vita, da divenire “sensus fidei”: «Ecco ciò che accadrà negli ultimi giorni: manderò il mio Spirito su tutti gli uomini: i vostri figli e le vostre figlie saranno profeti, i vostri giovani avranno visioni, i vostri anziani avranno sogni. Su tutti quelli che mi servono, uomini e donne, in quei giorni io manderò il mio Spirito ed essi parleranno come profeti».[2]

Il Direttorio sulla Pietà popolare, riportando un’omelia di  S. Giovanni Paolo II e l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (n. 48) scrive che «La pietà popolare, ritenuta giustamente un “vero tesoro del popolo di Dio”, “manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione”».[3]

La mia attenzione non si ferma alla sola città di Salemi, tanto devota a Maria, ma spazia in tutta la provincia di Trapani e fuori, per scoprire altri luoghi nei quali la devozione alla Vergine della Confusione è ancora fiorente o è solo ormai una memoria storica da tramandare ai posteri.

Non poteva mancare in questa trattazione una riflessione sulla situazione attuale riferita all’uomo di oggi, dilaniato e trascinato, come in un vortice, da problematiche di qualsiasi genere: tecnologiche, politiche, economiche, sociali, religiose… con riferimento a Maria, donna illuminata dalla sapienza divina e dal discernimento materno.

Mi auguro che questo piccolo saggio, che dedico alle tre donne più importanti della mia vita terrena (mia madre Pina, mia moglie Rita e mia figlia Giusy),  possa essere letto e gustato con gli occhi del cuore e della mente da molti e serva a far maturare la devozione a Maria, al Figlio suo, alla Chiesa come Madre e Sposa di Cristo.

Che serva a coloro che sono sfiduciati dagli avvenimenti dell’esistenza e a chi la vita ha offerto poche gioie e continue sofferenze, perché trovino nella Madre della Confusione conforto e senso del vivere, siano scossi dall’indifferenza nella quale, spesso, vivono e da una ineluttabile mistificazione. Il suo manto materno li protegga in tutti i momenti del quotidiano e la pietà della Madre li prepari a una felicità, mai assaporata ma sovente bramata.

 

 


[1] LG c. 2.

[2] At. 2, 17-18.

[3] Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti. Città del Vaticano 2002, n. 9.

 

 

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