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PIEVE DI ROMENA (AR) - Verso la conclusione del suo commento al vangelo di domenica 15 novembre 2020, quello in cui Gesù racconta la parabola dei talenti (Mt 25,14-30), don Luigi Verdi ha voluto ricordare l’anniversario della scomparsa, in circostanze tragiche, del frate cappuccino suo amico  Giorgio Bonati, assai vicino all’esperienza spirituale di Romena.

Riportiamo le parole di don Luigi, di grande afflato poetico e mistico, dalla trascrizione dell’audio contenuto nel video pubblicato nel sito della Fraternità (www.romena.it): “Io e Giorgio non avevamo nessuna pretesa di fare del bene. Sapevamo soltanto che la fraternità fa bene e volevamo offrirla a tutti. L’amicizia è una maternità, è un lasciare spazio a qualcuno perché possa nascere qualcosa. E l’amicizia con lui per me era potergli dare uno spazio per far nascere qualcosa di nuovo. Molti si mettono insieme per progettare grandi cose. Io e Giorgio volevamo stare insieme non per programmare, progettare, ma per semplificare, tornare a una vita semplice e naturale. Credo che con una persona si sta bene o si sta male a seconda che la sua vita profumi o no di futuro. Sentivo che, stando con lui, la mia vita e la vita intorno profumava davvero di futuro. Giorgio era un albero davanti all’orizzonte, era un attimo fra due suoni, andava e veniva e le porte si aprivano più dolcemente e non c’era bisogno di forzarle, il suo silenzio conosceva tutte le risposte, il suo viso si illuminava di un sorriso indulgente, la gentilezza dei suoi gesti disarmava. Aveva segni indefinibili: un sorriso, una parola, un abbraccio, un silenzio, uno sguardo attento che faceva provare gioia a tutti coloro che lo avvicinavano”. Sempre per ricordare fra Giorgio, e la sua presenza a Romena, gli è stata dedicata l’agenda Ogni giorno 2021, con il titolo “Prenditi cura” che prende spunto dalla canzone di Simone Cristicchi, “Abbi cura di me”. Gli ultimi incontri tenuti da fra Giorgio, infatti, s’ispiravano a questo testo del cantautore romano, come leggiamo in un brano da lui lasciato, vera sintesi del suo ministero di gioia e di consolazione: “Prendersi cura di qualcuno non è sostituirsi a lui, non è invadere, non è cercare di risolvere i suoi problemi, non è volerlo guarire a tutti i costi, a volte il male è anche il bene che si vuole imporre agli altri; dunque aver cura è comprendere quando esserci e quando fermarsi a debita distanza. È abbracciare quando serve, sapendo che ogni abbraccio è dato e ricevuto; è spronare a tirar fuori il meglio di sé, capendo se è il momento giusto; è avere gli occhi di Gesù, capaci di aiutare a vedere il bene che l’altro ha dentro di sé. La vita è una questione di sguardi».

fra Giovanni Spagnolo


 

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