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Intervista a frate Flavio Pina, responsabile del Centro missionario dei Cappuccini


Ottobre è il mese che la Chiesa cattolica dedica alla preghiera per le missioni. Un impegno, questo, che gli europei associano più comunemente ai bisogni delle terre lontane. Un impegno, invece, che, a ben vedere, inizia già dal nostro continente.

E non necessariamente si lega alle sole necessità materiali, ma, come ci dice padre Flavio Pina, frate cappuccino capoverdiano, essere missionario oggi “non significa solo evangelizzare, ma far capire alla gente, in qualunque parte del mondo si trovi, che senza Dio non possiamo andare avanti. Né si può fare le cose da soli, ma pregando piuttosto insieme ad altri”, lasciandosi alle spalle “tutto ciò che è proprio, per andare ad abbracciare qualcos'altro”. Lui, questo percorso dei predicatori, lo ha fatto infatti a ritroso, dall'Africa verso l'Europa. Una sorta di missionario “fidei donum”, che, quando sarà finito il suo tempo di collaborazione in Italia, ritornerà al suo paese. Ora, dopo aver finito la formazione come frate, ed essere stato consacrato sacerdote, è diventato da pochi mesi responsabile del Centro missionario francescano, ubicato nei locali adiacenti il convento di Fossano. Svolgendo con solarità e passione il suo ministero sacerdotale, ricevendo stima dalla gente. “È una sfida grande per me - ci dice - perché sono giovane, ed è il primo incarico che ricevo, affidato per la prima volta ad un frate capoverdiano”, mentre sta cercando di creare un'equipe con cui lavorare insieme.

Nonostante la pandemia ne abbia rallentato le attività, i progetti per il Centro non mancano. Ce ne parla padre Flavio: “Vogliamo continuare a svolgere le giornate missionarie, se possibile, nelle parrocchie, parlando di tutti i nostri progetti, invitando la gente a pregare per la missione, incontrando giovani, adulti, catechisti, in momenti organizzati, e non più soltanto al termine delle messe. Un'altra cosa da segnalare è la veglia di sabato 23 ottobre, qui nella nostra chiesa a Fossano, in questo mese dedicato proprio alle missioni, di cui parleremo con testimonianze varie”. Un'iniziativa, questa, che i frati propongono, senza però prevaricare su altre analoghe attività diocesane, perché il loro intento è unicamente quello di “far sapere ai fossanesi lo specifico compito missionario dei cappuccini e ciò che portano avanti nella città”, considerando che tante persone non ne sono a conoscenza. Mentre al contrario loro, con il Centro, sono molto attivi, oltre che per Capo Verde, anche a favore di alcuni altri missionari francescani operanti in Ciad, Congo, Turchia. “Li aiutiamo regolarmente perché dipendono sempre dalla nostra provincia francescana piemontese”.

L'impegno per l'arcipelago capoverdiano è comunque la più importante e longeva missione dei cappuccini piemontesi su queste isole, “missionari come San Francesco, per predicare la parola di Dio oltremare, accanto alla gente che ha bisogno e che è poi il nostro carisma”. Diversi sono i progetti portati avanti con il sostegno di molti. “Radio Maria è uno di questi e sta andando bene. L'emittente ci ha dato una mano a sostenere, come soci, la radio precedente dei frati, Radio Nova, diventando così Radio Nova di Maria, con una programmazione religiosa e mariana più sistematica. Fra Valter (che è stato per lunghi anni a Fossano, ndr) ne è il responsabile e riesce a coinvolgere i tanti volontari che vi collaborano”, continua padre Flavio.

Che finalmente, quest'estate, dopo tre anni che non riusciva a ritornare in patria a causa della diffusione del Covid, ha potuto riabbracciare la mamma e tutti i famigliari. “Ho visto una nazione che sta tentando di rialzarsi dalla pandemia che ci ha colpito duramente; da noi si vive tanto di turismo, dell'aiuto che arriva dall'estero e dagli emigrati, da cui arrivavano però sempre meno soldi, con famiglie che hanno perso il lavoro. Di positivo c'è la solidarietà della gente, che si è messa maggiormente a condividere quel poco che ha. E gli aiuti arrivati per i più bisognosi. Inoltre, ho visto che il virus si sta allentando e ci sono meno contagiati. Tantissimi hanno poi ricevuto (e sono favorevoli) il vaccino. Ho visto anche la voglia di riprendere l'agricoltura; quando ero là sono infatti cadute le prime piogge, dopo un anno di siccità. I contadini hanno ricominciato a coltivare la terra. Molti vivono di quello; anche le vigne continuano a produrre”.

Ha potuto inoltre vivere, con gli altri francescani della sua nazione, “un bel momento di verifica sulle ultime progettazioni e scelte compiute a Capo Verde; soprattutto per gli asili, che è la più grossa attività, dal momento che ogni famiglia dà per il suo bambino solo un contributo minimo. Paghiamo le maestre, i dipendenti, il cibo e qualche visita medica. Poi vogliamo costruire un edificio nostro per la Casa Santa Chiara (prima in appartamento affittato) per le ragazze con sindrome down che possono stare insieme svolgendo varie attività. Raccogliendo la soddisfazione dei loro genitori che le vedono più gioiose e incluse nella società. E abbiamo i centri giovanili per i ragazzi di strada, quelli che non vogliono più andare a scuola, con proposte educative adatte a loro. Alcuni hanno poi terminato gli studi anche con l’università, mentre prima erano persi”.

Possibilità che arrivano grazie ai tanti finanziamenti ricevuti dai benefattori. Uno scambio di speranza, dunque, può continuare tra gli europei e i missionari che arrivano nel vecchio continente; loro con l'esempio di una vita semplice e una ventata di fresche idee. Noi con le risorse materiali e capacità professionali che ancora abbiamo. Collaborando uniti si può fare la differenza in questo mondo.

(fonte: https://www.lafedelta.it/2021/10/16/limpegno-missionario-dei-francescani-andata-e-ritorno-tra-capo-verde-e-fossano/)

 

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