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Al secolo Paolo Roasenda, è stato apostolo del Vangelo via etere. Con le sua rubriche inchiodava al televisore tutto il Paese. La Messa in sua memoria con il cardinale Cantalamessa

Cinquant’anni fa, il 27 marzo, moriva a Roma il venerabile padre Mariano da Torino (1906-1972), al secolo Paolo Roasenda, l’apostolo del Vangelo tramite le vie dell’etere, che con le sue seguitissime rubriche inchiodava al televisore fino a 17 milioni di persone, tanto che fu definito «il parroco degli italiani». Questa domenica alle 17.30 il cardinale Raniero Cantalamessa presiede una concelebrazione nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, dove si svolsero i funerali di padre Mariano e dove, nell’adiacente cimitero del Verano, fu sepolto fino al 1985. ​(diretta su Padre Pio Tv Live CLICCA QUI)

Dopo la Messa, alle 19 è in programma un oratorio musicale sacro dal titolo: «Padre Mariano. Pace e bene a tutti». È stato composto, partendo da testi scritti dal venerabile, dal cappuccino padre Maurizio Di Girolamo, morto per il Covid nel novembre 2020. Le musiche sono del maestro Vincenzo Palermo. Si esibisce l’Orchestra Latina Philarmonia, dirige Francesco Belli.

Paolo Roasenda, nato in una distinta famiglia torinese il 22 maggio 1906, ebbe un brillante percorso di studi al ginnasio liceo “Camillo Benso di Cavour” del capoluogo piemontese e all’università. «Mi laureai, partecipai ad un concorso e a 21 anni insegnavo greco e latino in un liceo: quello di Tolmino – scriveva padre Mariano –. Le tappe dopo Tolmino furono Pinerolo, Alatri, Roma. Per dodici anni, con entusiasmo mai spento e con competenza solo lentamente acquistata, cercai di spiegare e commentare a migliaia di giovani Livio e Cicerone, Orazio e Virgilio, Omero, Eschilo, Platone». Fu un insegnante preparatissimo ed esigente, come ricordava una sua ex-allieva pinerolese scomparsa qualche anno fa, Maria Lina Tarabla: «Voleva che imparassimo anche a parlare scioltamente in latino e greco».

Ugualmente intenso e sentito era intanto il suo cammino di fede. Ebbe una giovinezza limpida, illuminata da un sincero affetto filiale per la Madonna. Fu membro convinto del Circolo dell’Immacolata aperto dai gesuiti di Torino. Poi s’impegnò nell’Azione Cattolica, ricoprendo al suo interno importanti incarichi durante gli anni difficili del periodo fascista. In una lettera del 1928 alla zia Costanza scriveva: «Sempre rinnoviamo il proposito di vivere per il Signore, per Lui solo. Credi pure che la santità è alla portata di tutti: bisogna solo amare molto e volere molto». Egli attribuì all’azione di Maria lo sbocciare della sua vocazione, perciò da religioso volle chiamarsi «Mariano».

Il 22 dicembre 1940 entrò nel noviziato dei cappuccini a Fiuggi, con l’intento di «vivere una vita tutta per Gesù e per le anime». Il 29 luglio 1945 padre Mariano fu ordinato sacerdote. Continuò a scrivere articoli e testi di carattere religioso. La raccolta completa delle sue opere al momento comprende sette volumi.

Padre Mariano si dedicò alla predicazione e all’assistenza dei malati. Fu conferenziere ricercatissimo e cappellano in diversi ospedali romani. Fece numerosi interventi alla radio italiana e vaticana e dal 1955 fino alla morte portò avanti quel fecondissimo apostolato in televisione che lo fece amare in tutta Italia.

(https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/cinquant-anni-fa-la-morte-di-mariano-da-torino-primo-frate-in-tvv )

 

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