Novità - Manifestazioni ricreative e teatrali

Sarà rappresentato presso l’ex Monastero delle Clarisse,  a Genova (Via Lagustena, 58G) dal 3 al 12 ottobre 2011.

Accostarsi alla comprensione di vite straordinarie come quella di San Francesco d’Assisi, non è impresa facile, ancor meno raccontarle, soprattutto in un’ epoca così lontana da quella in cui viveva il Santo.

Incontrando Francesco, alcuni hanno scoperto una nuova dimensione dell’essere e hanno accolto a pieno il suo messaggio, altri ne hanno subito il fascino, ma senza comprenderne l’anima. Altri ancora ne hanno avuto «paura» o hanno tentato di «addomesticarne» il messaggio o, più semplicemente, si sono tenuti a debita distanza.

Spinti dalla voglia di restituire all’immaginario collettivo l’immagine di un uomo e raccontare la sorprendente bellezza di una vita che, con semplicità disarmante, si è sintonizzata con le aspirazioni del cuore e si è armonizzata con la natura, siamo partiti per costruire un testo dalle “fonti francescane”, per avere una traccia che rispettasse il percorso reale, storico di Francesco d’Assisi.

Poi però abbiamo intuito che era necessario stratificare e moltiplicare il senso di una esistenza che non può e non deve essere racchiusa in una mera rappresentazione pseudo-realistica dei fatti salienti della sua vita. Su Francesco si sono realizzati film, ricordo quelli italiani di Rossellini, Zeffirelli e il più recente della Cavani, spettacoli, opere figurative, come quelle straordinarie di Giotto. Perché Francesco interpella, risveglia, inquieta, facendosi portatore di pace, di quell’indicibile pace del cuore che il nostro tempo, ancorato ad una visione del tutto opposta, fatica a ritrovare.

La gestazione del progetto è durata un paio d’anni e quindi è cresciuta, trasformandosi, fino ad oggi, cosicché nel mio immaginario la messinscena è diventata la sintesi di una ricerca; siamo andati presso il convento di San Barnaba di Genova e il monastero delle clarisse cappucine sempre nel capoluogo ligure, dove del resto tutto ha avuto inizio nel nostro percorso.

E’ stato un incontro straordinario. In poche e semplici parole.

Le interviste, le chiacchierate con i frati, in particolare fra’ Raffaele, o con suor Speranza che vive da trent’anni in clausura, ci hanno fatto provare emozioni forti e un senso di accoglienza e di pace che andava ad ogni costo restituito sul palcoscenico. Impresa non facile.

Quel che per noi contava davvero era passare al pubblico un pensiero, una suggestione, una riflessione sul senso della povertà come libera rinuncia al possesso; rinuncia che implica la condivisione per poter vivere e quindi l’occasione di aprirsi agli altri (e scriverei “soprattutto a Dio” ma questo è uno spettacolo rivolto anche a chi non crede). Implica la necessità di chiedere, di imparare ad accettare e a donare a nostra volta.

La vita di Francesco, la sua morte, sono stati l’occasione di un cammino. E vogliamo condividerlo.

Pensiamo anche alla possibilità di dare vita ad altre due versioni linguistiche dello spettacolo, oltre a quella italiana, una in inglese e l’altra in francese, allo scopo di poter “esportare” presto all’estero questo spettacolo. Il rivoluzionario e profondo insegnamento che San Francesco ha lasciato in ognuno di noi, credente o meno, è patrimonio dell’intera umanità, un gesto d’amore verso ogni creatura di Dio, senza distinzioni di razza, sesso o appartenenza, un monito per dare un senso alla nostra vita di contemporanei sempre più “bisognosi” di beni materiali e sempre più alienati in un nulla interiore, un fraterno e acceso consiglio (per dirla con le parole di Erich Fromm) che ci permetta di avere forse meno, ma di essere qualcosa di più.

 

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