Editoria - Novità editoriali

CarrerLa vita spirituale cristiana è costellata di figure umane che la divina provvidenza ha voluto misteriosamente, come se si trattasse di chicchi di grano, seminare nel giardino della vita, coltivare, poi raccogliere e sminuzzare con la macina del dolore, onde trarne un nutrimento spirituale per tutti gli uomini che onestamente ricercano la verità.

Una di queste persone, toccate, saggiate e provate fino allo spasimo, dalla grazia è stata sicuramente Elisabetta Carrer. Nata nel 1921 a Chiarano, nella marca trevigiana, e morta nel 2012 nella Casa di riposo di San Lorenzo a Venezia dopo 60 anni di esistenza trascorsi nell’immobilità completa a causa di una devastante e gravissima malattia, Elisabetta Carrer ha offerto con la sua lunga e tribolata esistenza una testimonianza grandiosa e illuminante di genuina fede cristiana. Il suo percorso umano e spirituale è stato ricostruito sulla base delle sue lettere nel libro “La croce e la luce. Elisabetta Carrer (1921-2012). Profilo spirituale delle Lettere” (Giovanni Spagnolo, Editrice Velar, Gorle (Bg) 2015, pp. 85). Per 40 anni le è stato accanto come padre spirituale fra’ Mario Sartor del Convento dei frati cappuccini di Montuzza (Ts).

 

Una vita di sereno dolore

 

Quando si scorrono le pagine di questo libro, è impossibile non provare uno sgomento profondo. Troppo grandi e insostenibili ci appaiono le sofferenze fisiche e spirituali sopportate da questa piccola creatura inerme dotata di una forza sovrumana che solo una totale vicinanza a Dio può spiegare.

Tante le domande, inquiete e tormentose.

Perché Dio, latore di luce, grazia e gioia, assegna proprio alle anime da Lui predilette un destino così inclemente ed amaro? E come è possibile che tanto dolore si tramuti continuamente in gioia, speranza, conforto e bontà? Tutta la vita della Carrer è una lunga drammatica oblazione che tocca abissi di sofferenza difficili da immaginare. Visitata precocemente dalla vocazione religiosa nonostante l’opposizione paterna, inizia il suo apprendistato nel segno del dolore e del sacrificio entrando a 18 anni nel monastero delle Clarisse di Piazzale Roma a Venezia. Il carisma dell’Ordine da lei scelto impone una vita di privazioni, stenti e duro lavoro. Dopo il periodo come postulante e poi come novizia, iniziano a manifestarsi i primi segni della malattia, la tubercolosi ossea che la terrà immobile a letto per 60 anni.

Dopo un lungo ricovero nell’ospedale di Motta di Livenza (Treviso), Lisetta, come era chiamata da familiari ed amici, è costretta a lasciare le Clarisse e si reca a Milano dove, dopo alcuni anni di duro lavoro, entra nella Congregazione delle Orsoline. Inviata come postulante nel convento delle Orsoline di Calvi in Umbria, una recrudescenza della malattia distrugge definitivamente il suo sogno di diventare suora. Dopo aver subito numerosi interventi chirurgici e un lungo ricovero a Roma, viene accolta prima nella Casa di Riposo di Motta di Livenza e in seguito, il 27 novembre 1959, venendole a mancare dopo la morte del padre ogni sostegno economico da parte della famiglia, nel “Ricovero comunale di mendicità di San Lorenzo” dove rimarrà fino alla morte nel 2012.

Perché tanto dolore?

La malattia di Lisetta è stata una via crucis. Tubercolosi ossea: una patologia gravissima e irreversibile che le devastò il corpo divorandole le ossa, deformandole i muscoli e coprendola di fistole e piaghe. Dolori atroci che la torturarono senza tregua, notti insonni, momenti di profonda prostrazione spirituale che con gli anni cederanno il passo a uno stato di totale lieto abbandono al Signore. Le fotografie riportate nel libro ritraggono Elisabetta Carrer nei diversi momenti della sua vita trascorsa immobile nel suo letto di tormenti. Poteva muovere a malapena le braccia e il collo, non sopportava neanche il contatto con le lenzuola: bastava una leggerissima pressione per procurarle lancinanti trafitture e per questa ragione era stata predisposta sul suo letto un’apposita struttura di metallo per tenere sollevate le coltri.

In Dio tutto è grazia

Questa compresenza di dolore estremo e di infinita grazia, ci richiama la passione, morte e resurrezione del Cristo. Lo scandalo insolubile del male, che trafisse questa creatura inerme che in 60 anni seppe trasformare l’urlo disperato e ribelle di Giobbe in un salmo di lode a Dio, si decanta in creature elette come Lisetta in predestinazione sublimante. Elisabetta infatti, il 14 ottobre del 1951, prima di un intervento chirurgico, offrì solennemente a Dio le sue sofferenze per la Chiesa e per tutte le anime. Il fatto che siamo tutti indistintamente destinati a sofferenze corporali e spirituali e che ugualmente, qualora decidiamo di centrare tutto il nostro essere in Cristo, ci è dato di tramutare per noi e per gli altri tutto il nostro dolore in gioia, dimostra che solo in Dio è il nostro compimento e il nostro gaudio. Di tutto possiamo fare a meno, ma non della Sua presenza perché è solo per questo che siamo chiamati all’essere e alla vita, qui e Altrove: stare davanti a Lui. Rispetto a questa possibilità stupenda ogni cosa perde il suo peso, ogni dolore la sua lama, ogni paura il suo grido di angoscia e il suo affilato artiglio. La malattia allora, anche la più tremenda, si volge in strumento di vera guarigione e i tormenti corporali e spirituali cessano di mordere con ferocia la nostra carne e il nostro essere diventando la via che ci libera dal mondo e ci volge interamente a Lui.

Una valle di lacrime e di acqua viva

L’esistenza umana, quella materiale e chiusa in un orizzonte solo mondano, non è che dolore a guardarla nella sua cruda nudità di prove, scacchi continui e declino inarrestabile, inframezzati qua e là da qualche raro momento di ingannevole benessere frutto di soddisfazioni effimere. Ma se questa stessa vita si lascia afferrare dalla potenza dello Spirito e sceglie di leggere ogni dolore e prova come una chiamata che ci salva dal mondo, allora lo scandalo del dolore si permuta in un unione con Cristo, in purificazione dalle passioni ingannevoli, in liberazione dalle catene che ci legano alle cose vane, in elevazioni santificante e in sapienza. Lisetta ci insegna tutto questo, con umiltà, abbandono ed eroismo. Nella sua immobilità straziata questa piccola martire nascosta ci ha dimostrato che anche quando sembra di aver perso tutto secondo le logiche del mondo, in realtà si è guadagnato tutto secondo le logiche di Dio. Così la valle di lacrime all’improvviso viene inondata da fluenti dolci fiumi di acqua viva.

L’attesa che guarisce

Nel suo letto Lisetta, insonne e privata perfino del più elementare piacere del cibo da una grave ulcera gastrica prega, contempla, medita, scrive lettere, si tiene aggiornata sui fatti del mondo attraverso la radio e la televisione, aiuta i compagni di malattia per i quali sa sempre trovare la giusta parola di consolazione, riceve visite, come quella di Papa Luciani che si recò da lei per ben sette volte allorché era patriarca di Venezia. Fra’ Mario Sartor sarà per lei, lungo un arco di 40 anni, una delle presenze più assidue, preziose e necessarie, fino al giorno della morte di Lisetta. Tutti noi ci sentiamo in ogni attimo della nostra giornata esposti a cadute e paure. In quanto umani e fragili, anche se gratificati in certi periodi o attimi da sprazzi di gioia e serenità, avvertiamo nel nostro intimo che da soli non possiamo nulla e che solo Dio, secondo i suoi disegni spesso per noi indecifrabili, decide cosa è meglio per ciascuno di noi: affidarsi come una foglia errante ad ogni vento, come un fiore reciso da una tempesta, nella mani di Dio. E rimanere sempre in attesa, tendendo l’orecchio per riuscire a sentirlo quando bussa alle porte del nostro cuore e ci chiede di farlo entrare per condividere con noi il nostro pasto. Un’attesa che ben cantò, con cuore pensoso, velato di malinconia e commossa trepidazione, il poeta Clemente Rebora nella sua lirica “Dall’immagine tesa” del 1920: «Verrà d’improvviso /, quando meno l’avverto; (...) verrà come ristoro / delle mie e sue pene, / verrà, forse già viene / il suo bisbiglio».

 

(Alessandra Scarino Vita Nuova 22 gennaio 2016)

 

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