Editoria - Novità editoriali

Sono un frate cappuccino della Provincia di Palermo, già avanti con gli anni... Sono infatti nato a Caltanissetta nel 1951 e dal 1978 sono sacerdote. Nell’Ordine mi sono prevalentemente occupato di assistenza ospedaliera e di predicazione, che ho sempre affiancato con l’attività pubblicistica ed editoriale. Dal 1988 sono presente nelle scuole statali, cercando di trasmettere cultura e valori per il tramite dell’insegnamento delle cosiddette “materie umanistiche”: Italiano, Latino e Storia, corsie privilegiate per il discorso “religioso”.

 

 

 

Ci parli del tuo libro di poesie “PAROLE DI LUCE”?

Parole di luce è il mio secondo volumetto di poesia. Il primo, Briciole di luce, era stato pubblicato nel 2011, quasi a ricordo “eucaristico” di un assai impegnativo intervento chirurgico, subito e superato nell’estate del 2010. Anche in questa raccolta, come si vede, la parola conduttrice è “luce”, che pure non nasconde momenti di oscurità… ma soprattutto, come ha notato Agnese Mascellani, la poesia in questa raccolta “si fa contrappunto fra l’io e Dio, diventa preghiera: di lode, ricerca, protesta, implorazione, sovente d’eco biblico”.

 

Come e quando è nata la tua passione per la poesia?

Direi, usando appunto un’espressione biblica, “fin dalla mia prima giovinezza”. La poesia mi è sempre sembrata la forma privilegiata per esprimere e fissare i sentimenti che abitano il nostro cuore e il nostro sguardo.

 

Viviamo in un paese, l’Italia, sempre agli ultimi posti in Europa per numero di lettori. Cosa potrebbe essere utile, a tuo parere, per incentivare la lettura?

E’ vero. Anche in questo campo, purtroppo, siamo il fanalino di coda in Europa. Certamente, la rivoluzione informatica che stiamo vivendo non aiuta certo la lettura che deve essere anzitutto un’attitudine e un’abilità, trasmesse con l’educazione di base. Compito sempre più difficile, come dimostrano anche i miei tentativi per appassionare gli alunni alla lettura. Tuttavia non bisogna arrendersi. In questo campo una parte assai importante e decisiva dovrebbero farla le istituzioni culturali che dovrebbero anzitutto rendere i libri più accessibili, anche dal punto di vista economico (elemento non trascurabile che a volte scoraggia i probabili lettori!).

 

Progetti di “scrittura” (poetici o meno) per il futuro? Altri libri vedranno la luce?

Al momento non ho progetti immediati di “scrittura”. Aspetto, come sentinella, che si presentino le occasioni per poter condivedere questo mio carisma, ricordandomi di un verso del nostro conterraneo Salvatore Quasimodo: “Il tuo dono tremendo di parole, Signore, sconto assiduamente”. Generalmente, infatti, ogni mio libro nasce da una richiesta o da qualche sollecitazione amichevole volta a mettere in luce figure di rilievo, soprattutto nella santità (agiografia).

 

Sempre a proposito di scrittura, quali generi preferisci? E quali autori?

I generi da me preferiti sono i romanzi a sfondo esistenziale, le autobiografie, la saggistica, i diari e, manco a dirlo, la poesia.  I miei autori? Sono davvero tanti, provo a citarne alcuni: Bernanos, Greene, Camus, Dostoevskij, Manzoni, Calvino, Pavese, Buzzati, Pasolini, De Luca, D’Avenia, Ungaretti, Montale, Quasimodo, Lorca, Rilke, Luzi, Merini, Turoldo, Balducci, Milani, Quinzio, Ceronetti, ecc…

 

Per gli autori non è sempre facile trovare degli editori che fanno bene il loro lavoro. Ci parli del tuo rapporto con l’Editrice Velar?

Con la Velar (l’acronimo significa: Verità, Lavoro, Religione) ho sempre avuto un rapporto di amicizia e collaborazione. In realtà non l’ho scelta io. Mi sono semplicemente inserito in una realtà editoriale, assai apprezzata nel mondo cattolico, con la quale hanno sempre collaborato i confratelli cappuccini lombardi.

 

Di là della scrittura, hai altri progetti?

Il primo progetto immediato è quello di uscire “vivo” dall’ambiente scolastico. Non è una semplice battuta di spirito la mia, ma una constatazione visto lo tsunami di burocrazia che si è abbattuto sulla scuola italiana (alla faccia della decantata “buona scuola”). Poi vorrei riprendere, a tempo pieno, la mia attività ministeriale nel solco dell’umiltà francescana.

Infine, com’è che hai deciso di accettare questa intervista per il mio blog, visto che lo leggono solo i miei amici?

Ti considero, Matteo, un amico e, per molti versi, un “collega”. Quindi per me accettare questa intervista, che probabilmente leggeranno solo  i “25 lettori” di manzoniana memoria, è stato un momento di condivisione di cui ti sono grato!

Intervista a cura di Matteo Pugliares

 

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.index.php">privacy policy.

-
EU Cookie Directive plugin by www.channeldigital.co.uk