Massmedia - Rassegna stampa sui Cappuccini

TURCHIA, Agenzia SIR, giovedì 02 dicembre 2010.

Verità e giustizia

Intervista con suor Leonora De Stefano

Esattamente sei mesi fa, 3 giugno 2010, veniva ucciso ad Iskenderun, nel sud della Turchia, mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca. Autore del gesto il suo autista, Murat Altun, turco di 26 anni, reo confesso. Su questa brutale morte, l’autopsia ha rivelato che mons. Padovese è stato sgozzato dopo aver ricevuto diverse pugnalate, mons. Ruggero Franceschini, vicario apostolico di Smirne e presidente della Conferenza episcopale turca, si era espresso con chiarezza parlando al Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente: “Voglio cancellare le insopportabili calunnie fatte circolare dagli stessi organizzatori del delitto. Perché di questo si tratta: omicidio premeditato, dagli stessi poteri occulti che il povero Luigi aveva, pochi mesi prima, indicato come responsabili dell'assassinio di don Andrea Santoro, del giornalista armeno Dink e dei quattro protestanti di Malatya; cioè un'oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi, esperti in strategia della tensione”.

Lo scorso 1° dicembre i quotidiani turchi Hurriyet e Haber Turk hanno pubblicato l'esito degli esami a cui Altun è stato sottoposto nell'ospedale psichiatrico di Adana e che lo definiscono “non sano di mente”. Referto impugnato subito dal procuratore della Repubblica che ha chiesto nuovi esami da farsi presso il Dipartimento specializzato di medicina legale di Istanbul. Il referto ha un valore importante ai fini del processo: in caso di riconoscimento dell’infermità mentale Murat Altun potrebbe, infatti, avere una pena notevolmente ridotta. Per ricordare la figura di mons. Padovese, il SIR ha incontrato suor Leonora De Stefano, francescana missionaria dell’Immacolata Concezione, che del vescovo fu assistente per oltre 5 anni a Iskenderun.

Che ricordo ha di mons. Padovese?

“Una figura eccezionale, intelligente, un uomo di dialogo e di preghiera, recitava il Rosario ogni sera, di grande umanità. La sua benevolenza era per tutti, senza distinzione, musulmani, cristiani, per chiunque. Poteva parlare di qualsiasi cosa con grande intelligenza, studiava sempre. Teneva molte conferenze con le quali raccoglieva fondi per finanziare le attività del Vicariato a Iskenderun. Il generale dei Cappuccini, ai quali apparteneva, gli aveva chiesto di continuare a tenere lezioni all’Antonianum, dove insegnava patristica. Era molto amato dai suoi studenti e stimato per le sue conoscenze. Ha organizzato tra Efeso, Tarso, Antiochia, 24 simposi su Pietro, Giovanni e i primi padri della Chiesa, coinvolgendo anche studiosi turchi, tra i quali anche l’attuale ambasciatore presso la Santa Sede, Kenan Gürsoy, al quale era legato da grande amicizia”.

La sua morte ha avuto una forte risonanza internazionale ed è stata accompagnata anche da calunnie che adombravano ad uno sfondo passionale del delitto...

“È stato uno shock per tutti. Una morte orribile. La cosa che più ci ha ferito, amareggiato, è stato il fango gettato sopra di lui. Sono state dette molte calunnie e mons. Franceschini bene ha fatto a rigettarle con fermezza durante il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Calunnie che hanno cercato di gettare, prima di mons. Padovese, anche su don Andrea Santoro. Una morte veramente difficile da accettare”.

Perché?

“Per la modalità con cui è avvenuta e per l’autore del gesto. Murat Altun era un amico, che ha vissuto con noi per quattro anni. Murat, giovane musulmano, fu assunto da mons. Padovese al posto del padre, giardiniere dell’episcopio, andato in pensione. Con alle spalle due anni di università, Murat è stato preso come autista, mentre il fratello come giardiniere. Un ragazzo d’oro, disponibile, gentile, capace di tante piccole mansioni. Fu lo stesso mons. Padovese a fargli prendere la patente. Da aprile di quest’anno aveva mostrato segni di stanchezza e di depressione, tanto che aveva fatto delle visite mediche ma non prendeva le medicine. Si era poi preso un periodo di riposo. Non posso escludere (ma non ci metterei la mano sul fuoco), che fosse entrato in contatto con gruppi ultranazionalisti organizzatori del delitto come denunciato anche da mons. Franceschini”.

A sei mesi dalla sua morte cosa si aspetta adesso per la Chiesa di Turchia?

“Qualcuno che a Iskenderun porti avanti il bellissimo lavoro di mons. Padovese. La sua morte porterà sicuramente dei frutti. Ma prima di ogni cosa verità e giustizia”.

 

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