Novità - Segnalazioni e riconoscimenti

di Gianfranco Ravasi

Ci vogliono quasi 140 pagine di introduzione prima di giungere a quel famoso incipit: «La gloriosissima città di Dio, sia nel corso di questo tempo mentre va pellegrina fra gli empi, sia nella stabilità della sua sede eterna...». E se ne usano ben 1.093 per sondare l'incidenza di Agostino nella modernità, come recita il titolo della raccolta – organizzata da uno studioso, Domenico Bosco – di oltre venti figure rilevanti del "grand siècle" e dintorni, tutte col volto teso verso il vescovo di Ippona. Agostino, infatti, continua ad affascinare sia quando ci conduce sulle vette delle sue straordinarie intuizioni, sia quando cade nelle contraddizioni legate al suo tempo e a certe sue opzioni personal

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La frase da cui siamo partiti rivela subito di quale opera si tratti: è quella Città di Dio che ora Domenico Marafioti traduce e introduce, aggregandosi alla fila di tanti altri predecessori e rivolgendosi al pubblico molto variegato e fin "generalista" degli Oscar Mondadori. È indubbio, infatti, che la simbologia delle due città – per altro di matrice biblica (come non pensare alla Gerusalemme celeste dell'Apocalisse radicalmente opposta alla Babilonia terrena?) – è penetrata nell'immaginario popolare, codificata anche dallo stesso Dante con la «città dolente» o «città del foco» del nadir infernale e con lo zenit celestiale della «vera città» ove si dispiega quella «candida rosa» nella quale il poeta fiorentino incastona lo stesso Agostino.
Difficile è sintetizzare questo capolavoro a cui il Padre della Chiesa lavorerà tra il 413 e il 427 all'indomani del sacco di Roma, perpetrato nell'agosto del 410 dai Visigoti di Alarico, un evento che non solo scombinerà lo scacchiere politico, ma che costringerà anche a riscrivere le mappe della teologia della storia. E di teologia della storia è appunto il programma che Agostino si prefigge di elaborare muovendosi sostanzialmente lungo due traiettorie: da un lato, egli attacca la città terrena sulla quale si inalbera il vessillo del paganesimo teorico e pratico, intellettuale e popolare; d'altro lato, egli erige il progetto della città di Dio che, però, non spinge solo verso i cieli remoti dell'escatologia, ma che vede già insediata nella storia, ove procede in contrappunto dialettico con l'altra città secolaristica, la quale prende anche il nome di civitas diaboli.
Naturalmente, in questo disegno grandioso si affollano molteplici questioni di vario genere: si va dalla speculazione teologica alla critica filosofica, dagli ammiccamenti storici si ascende al firmamento della mistica, l'etica si incrocia con l'esegesi, la politica si apre all'escatologia e così via in un caleidoscopio tematico che, tuttavia, non si smarrisce mai in un delta scombinato.

 

La complessità dell'opera, ha, però, creato ermeneutiche molto diverse, a partire da quella medievale che ridusse l'impianto imponente del progetto agostiniano alla più concreta questione del nesso tra papato e impero. Marafioti, invece, segnala le interpretazioni novecentesche che oscillano tra riletture solo escatologiche o solo storiche, oppure puntano a un equilibrio riconoscendo alle due città una duplice appartenenza sia all'interno della storia, sia nell'attesa della distinzione del giudizio finale.
In queste oscillazioni si individuano ulteriori complesse puntualizzazioni (si pensi solo al rapporto con la Chiesa) che, comunque sia, confermano l'affermazione del curatore secondo il quale «la Città di Dio è uno di quei libri che non passano col tempo, ma attraversano i tempi e illuminano il futuro..., insegnando qualcosa anche al nostro tempo in cui forse si vive un analogo trapasso di civiltà».
E che Agostino sia una sorta di stella polare nel pensiero occidentale lo conferma il poderoso e ponderoso tomo sull'Agostino "moderno" a cui sopra accennavamo. Si tratta sostanzialmente di un'immensa antologia commentata, che risponde ai criteri della cosiddetta Wirkungsgeschichte, cioè alla storia degli effetti che la monumentale riflessione agostiniana ha generato non solo, ad esempio, nei più "consonanti" Pascal o Giansenio o Francesco di Sales o Malebranche e Fénelon, ma anche in un sorprendente Voltaire proprio sul versante della storia (Il secolo di Luigi XIV).
Oppure, in campo etico, si ha l'incrocio con La Rochefoucauld delle Riflessioni o sentenze e massime morali, per non parlare poi di un emblema della modernità come Cartesio per il quale uno dei suoi primi interpreti, Johann Clauberg, nel 1656 scriveva senza esitazione: Augustinus cartesianae Metaphysicae favet.
E che il vescovo di Ippona sia stato il fautore e il referente ideale dell'autore del Discorso sul metodo veniva più finemente puntualizzato da Sofia Vanni Rovighi quando affermava: «La metafisica alla quale Cartesio si orientò fu quella agostiniana che, con la sua concezione dell'anima, il suo itinerario verso Dio, che non passava per il mondo corporeo, ma andava diritto dall'anima a Dio, lasciava libero il campo a una teoria puramente meccanicistica del mondo corporeo».
In pratica, Agostino permetteva a Cartesio di dissociare conoscenza intellettiva ed esperienza sensibile, assegnando alla prima la nobile ascesa verso il trascendente e all'altra la mera operatività pratica e vitale.
Fermiamoci qui perché anche noi deborderemmo, soprattutto qualora si dovesse badare ad alcune figure "minori" che Bosco convoca nella sua "parata" agostiniana (penso al Marquis d'Argens o a François Lamy, per giungere fino ai nostri contemporanei Henri Gouhier e Jean Deprun).
È indiscutibile che, se si volesse irrobustire il "filo rosso" agostiniano, ci si troverebbe alla fine ingarbugliati e paradossalmente persino trasferiti nell'orizzonte di un Freud o di un Jung. Certo è che percorsi come quello – sia pure guidato – proposto dallo studioso dell'Università di Chieti e della Cattolica di Milano ci fanno provare una sensazione che segnalava il citato Gouhier: «Agostinismo, cartesianesimo sono parole che ci danno vertigine; abbiamo bisogno di sentirci tra gli uomini».
Sant'Agostino, La città di Dio, a cura di Domenico Marafioti, Oscar Mondadori, Milano, 2 volumi, pagg. CXXXVIII + 1.632, € 40,00
Domenico Bosco (a cura di), Agostino nella modernità, Morcelliana, Brescia, pagg. 1.094, € 48,50

 

Il Sole-24Ore, www.ilsole24ore.com, cultura e religione, dossier domenicale, 02/09 settembre 2012

 

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