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CITTA’ DEL VATICANO - La litania dei santi cappuccini si arricchisce sempre più a riprova della vitalità di un carisma che, pur nelle diverse situazioni storiche e nei più disparati contesti sociali, non manca di produrre i suoi frutti di santità.

Con la promulgazione dei relativi decreti, da parte della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzata da papa Francesco, il 27 ottobre 2020, è stato riconosciuto il martirio dei servi di Dio Leonardo Melki (1881-1915) e Tommaso Saleh (1879-1917), sacerdoti cappuccini della Custodia del Vicino Oriente (Libano e Siria) e il miracolo attribuito alla venerabile Maria Lorenza Longo (1463-1539), fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili in Napoli e delle monache Cappuccine. I due prossimi beati cappuccini furono uccisi in odium fidei, durante quello che, in varie parti dell’Impero Ottomano tra fine Ottocento e inizi Novecento, è passato alla storia come il Medz Yeghern (il “grande crimine” o il “grande male”), il “primo genocidio del XX secolo”, come lo ha definito san Giovanni Paolo II, in cui trovarono la morte oltre un milione e mezzo di cristiani (armeni, siri, caldei, assiri e greci). Con essi furono condotti a morte, senza alcun processo, molti vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e missionari stranieri, tra i quali anche i due frati cappuccini libanesi, in due date e luoghi diversi, ma in circostanze simili.

Fra Leonardo, destinato alla missione di Mesopotamia, dopo l’ordinazione sacerdotale ricevuta il 4 dicembre 1904, si distinse per il suo multiforme zelo apostolico e per le iniziative pastorali, improntate a carità eroica. Fra Leonardo decise infatti di rimanere nel convento di Mardin per non lasciare da solo il confratello ottantenne, nonostante l’ingiunzione militare di sgombero. Arrestato il 5 giugno 1915, fu torturato per sei giorni per convincerlo a rinnegare la fede cattolica e abbracciare quella islamica. Per il suo rifiuto fra Leonardo, messo alla testa di un convoglio di 416 uomini, fu avviato alla deportazione con meta Diarbekir. A metà strada, avendo ancora una volta desistito dal rinnegare la propria fede, tutti i deportati furono massacrati in una località chiamata Kalaat Zirzawane e i loro corpi gettati in caverne e pozzi.

Anche fra Tommaso, compagno di ordinazione sacerdotale di fra Leonardo, fu destinato con lui alla missione di Mesopotamia, dedicandosi, soprattutto nelle cittadine di Mardin, Kharput e Diarbekir al ministero della confessione e della predicazione, all’insegnamento, alla direzione delle scuole, alla pastorale dei giovani e al terz’ordine francescano. Espulso dal convento di Diarberik si rifugiò nel convento di Orfa, ma fu arrestato il 4 gennaio 1917 con l’accusa di aver nascosto in convento un sacerdote armeno ricercato e di possedere un’arma. Accuse false prese a pretesto perché fra Tommaso fosse trascinato da un luogo ad un altro e costretto a subire ogni sorta di violenza. Arrivato a Marash in condizioni fisiche disastrose cui si aggiunse il tifo, il cappuccino morì il 19 gennaio 1917, esortando i compagni alla perseveranza nella fede e offrendo le sue sofferenze per il corpo mistico di Cristo sofferente nei fratelli.

Al martirio eroico di questi due frati cappuccini si associa il riconoscimento della santità di Maria Lorenza Longo, di origine catalana, vedova, approdata a Napoli al seguito del marito, reggente del Consiglio di Aragona. Guarita miracolosamente a Loreto dalla paralisi alle gambe e tornata a Napoli si dedicò alla fondazione del Monastero degli Incurabili, inaugurato il 23 marzo 1522. Quando, nel 1530, i cappuccini arrivarono a Napoli furono accolti dalla Longo a servizio degli ammalati del suo ospedale. Raggiunta nel frattempo da altre donne, animate dallo stesso spirito di carità e di preghiera, che volevano condividere la sua esperienza spirituale, Maria Lorenza Longo ebbe l’ispirazione di fondare un ramo del Secondo Ordine Francescano con la Regola di Santa Chiara che, ispirato all’austerità dei cappuccini, prese il nome di cappuccine, scegliendo la forma di vita claustrale. E così, nel luglio del 1535, le prime religiose entrarono nel nuovo monastero di Santa Maria in Gerusalemme, meglio conosciuto con il nome di Monastero delle Trentatré, per il numero massimo di religiose ammesse.

fra Giovanni Spagnolo

 

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