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Messaggio del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso agli indù per la festa di Diwali. In un tempo nel quale cresce il materialismo e vengono disprezzati i valori spirituali e religiosi va promossa una "cultura della solidarietà". Essa "esige che la dignità intrinseca della persona umana sia comunemente riconosciuta e promossa".

Città del Vaticano (AsiaNews) - In un tempo nel quale cresce il materialismo e vengono disprezzati i valori spirituali e religiosi più profondi, cristiani ed indù possono "agire individualmente e collettivamente, insieme con tutte le tradizioni religiose e le persone di buona volontà, per favorire e rafforzare la famiglia umana attraverso l'amicizia e la solidarietà".

Si intitola "Cristiani e Indù: favorire le relazioni umane con l'amicizia e la solidarietà" il messaggio che il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato agli indù per la festa di Diwali. Celebrata da tutti gli indù e conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio", essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l'inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l'adorazione a Dio. Quest'anno la festa sarà celebrata da molti indù il 3 novembre.

Nel messaggio, a firma del presidente e del segretario del Pontificio consiglio, card. Jean-Louis Tauran e padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, si legge che "in questo mondo così competitivo, in cui crescenti tendenze individualistiche e materialistiche hanno effetti negativi sulle relazioni umane e creano spesso divisioni nelle famiglie e nell'intera società, vorremmo condividere con voi le nostre riflessioni su come cristiani ed indù, con l'amicizia e la solidarietà, possono favorire le relazioni umane a beneficio di tutta l'umanità.

"Le relazioni sono fondamentali per l'umana esistenza. La sicurezza e la pace nelle comunità locali, nazionali o internazionali sono in gran parte determinate dalla qualità del nostro interagire umano. L'esperienza insegna che, più approfondiamo le nostre relazioni, più siamo capaci di progredire nella collaborazione, nella costruzione della pace e nell'autentica solidarietà ed armonia. In breve, la capacità di favorire relazioni rispettose è la misura di un autentico progresso umano, ed è essenziale per promuovere la pace ed lo sviluppo integrale".

"Queste relazioni dovrebbero scaturire naturalmente dalla nostra comune umanità, perché le relazioni umane sono al centro dell'esistenza umana e del suo progredire, dando origine spontaneamente a un senso di solidarietà nei confronti degli altri. Prescindendo dalle nostre differenze etniche, culturali, religiose ed ideologiche, noi tutti apparteniamo, infatti, all'unica famiglia umana".

"Purtroppo, la crescita nella società del materialismo e del disprezzo verso i valori spirituali e religiosi più profondi è accompagnata da una pericolosa tendenza a dare identico valore alle cose materiali ed alle relazioni umane, riducendo, così, la persona umana da un 'qualcuno' a un 'qualcosa' che si può mettere da parte a propria discrezione. Inoltre, le tendenze individualistiche generano un falso senso di sicurezza favorendo ciò che Sua Santità Papa Francesco ha descritto come 'cultura dell'esclusione', 'cultura dello scarto' e 'globalizzazione dell'indifferenza'".

"La promozione di 'una cultura della relazione' e di 'una cultura della solidarietà' è perciò un imperativo per tutti i popoli, ed invita ad incoraggiare relazioni basate sull'amicizia e sul reciproco rispetto, a beneficio dell'intera famiglia umana. Questo esige che la dignità intrinseca della persona umana sia comunemente riconosciuta e promossa. E' evidente che l'amicizia e la solidarietà sono strettamente legate. Infine, 'la cultura della solidarietà è vedere nell'altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!" (Papa Francesco, Visita alla Comunità di Varginha (Manguinhos), Rio de Janeiro, 25 luglio 2013)".

"In conclusione, desideriamo affermare il nostro convincimento che la cultura della solidarietà si può ottenere solo come 'risultato di uno sforzo concertato di tutti verso il bene comune' (Papa Francesco, Incontro con la classe dirigente del Brasile, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013). Sostenuti dagli insegnamenti delle nostre rispettive religioni e coscienti dell'importanza di costruire relazioni autentiche, possiamo noi, indù e cristiani, agire individualmente e collettivamente, insieme con tutte le tradizioni religiose e le persone di buona volontà, per favorire e rafforzare la famiglia umana attraverso l'amicizia e la solidarietà". www.asianews.it

 

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