Novità - Eventi di rilievo

L'annuncio nel tradizionale messaggio di Natale che ha al centro un nuovo appello di pace per la Siria: «Si arrivi a un cessate il fuoco fermando i rifornimenti di armi»

di Giorgio Bernardelli

«La visita del Papa è prevista in maggio, prima in Giordania e poi in Israele e Palestina». Mette per iscritto nel suo messaggio di Natale il patriarca latino Fouad Twal quella data che ormai è ben più  di una voce a Gerusalemme. Del resto il messaggio - diffuso oggi nella tradizionale conferenza stampa natalizia - propone come sempre un giro di orizzonti sulle sfide per la Chiesa in Terra Santa. E non poteva mancare, dunque, l'appuntamento più importante che i cristiani di Terra Santa si apprestano ormai a vivere.

 

Ma è un annuncio di poche parole quello che anticipa lo storico viaggio di Papa Francesco in questo Medio Oriente crocevia di ferite. Perché al centro del messaggio di Natale anche nel 2013 ci sono le ferite che attraversano la regione. Così da Gerusalemme l'augurio natalizio si mescola nuovamente con l'appello per i fratelli della Siria, molti dei quali profughi nelle strutture che proprio in Giordania vedono il patriarcato impegnato nell'assistenza: «Per impedire che il conflitto si estenda a tutta la regione - scrive Fouad Twal - si dovrebbe stabilire immediatamente in Siria un “cessate il fuoco” duraturo, impedendo ogni ingresso di armi dall’esterno. Visto che il problema siriano non potrà essere risolto con la forza delle armi, invitiamo i leader politici della nostra regione e del mondo occidentale ad assumersi le proprie responsabilità per trovare una soluzione politica accettabile che metta fine all’assurda violenza e rispetti la dignità delle persone».

Nel testo il patriarca parla ovviamente anche della situazione in Israele e in Palestina, commentando  la ripresa nei negoziati di pace. Ma non manca di esprimere un parere molto netto sul clima difficile in cui si svolgono i colloqui: «Gli sforzi sono ostacolati dalla colonizzazione israeliana - scrive -. Fino a quando questo problema non sarà risolto, i popoli della nostra regione continueranno a soffrire».

Parla anche del negoziato tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, confermando che l'accordo economico sta per essere concluso. Il patriarca Twal sottolinea - però - come un nodo che resta tuttora aperto: quello sullo status di Gerusalemme Est. La comunità araba cristiana è preoccupata per il fatto che un accordo possa apparire come un implicito riconoscimento della sovranità di Israele su tutta Gerusalemme. «L’importante è che non si tocchi Gerusalemme Est - precisa Fouad Twal - ; la questione si trova ancora sul tavolo dei negoziati. Noi non vogliamo in alcun modo che questi accordi abbiano un’implicazione politica che cambi lo status di Gerusalemme Est, occupata nel 1967»

Il messaggio si chiude infine con un pensiero  rivolto alle altre comunità religiose della Terra Santa: «Elevo la mia preghiera a Dio - scrive il patriarca latino - affinché i cristiani, gli ebrei e i musulmani trovino nella propria eredità spirituale degli spazi comuni nei quali poter lavorare insieme per porre fine all'ingiustizia, all'oppressione, all'ignoranza e a tutti gli atti malvagi che distruggono il dono di Dio a noi – la dignità umana». http://vaticaninsider.lastampa.it

 

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.index.php">privacy policy.

-
EU Cookie Directive plugin by www.channeldigital.co.uk