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Venerdì Santo – il 18 aprile – al Colosseo, la Via Crucis presieduta dal Papa inviterà a riflettere sulla crisi economica e le sue gravi conseguenze, sulle storie degli immigrati, sui mali che strappano alla vita tanti giovani. I testi delle meditazioni – che saranno pubblicati martedì dalla Libreria Editrice Vaticana – sono stati scritti da mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, che nelle 14 stazioni della Passione ha portato le piaghe del mondo di oggi e tutti quei drammi conosciuti come pastore di diocesi del Sud d'Italia: le morti provocate dai rifiuti tossici, le condizioni dei detenuti nelle carceri sovraffollate. Nel servizio di Tiziana Campisi le anticipazioni dei contenuti:

Nel legno della croce di Cristo ci sono i peccati dell’uomo, le ingiustizie prodotte dalla crisi economica, “con le sue gravi conseguenze sociali”, come la precarietà, la disoccupazione, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l’usura. Gesù le porta con sé sul Calvario, per insegnare che la vita va vissuta non nell’ingiustizia, ma creando “ponti di solidarietà”, “vincendo la paura dell’isolamento, recuperando la stima per la politica” e cercando soluzioni comuni ai problemi sociali.

Nelle meditazioni scritte per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, mons. Giancarlo Bregantini ha portato le piaghe del mondo di oggi. Nelle sue riflessioni ci sono i drammi degli immigrati, le ferite delle donne che subiscono violenze, i traumi dei bambini abusati, il dolore di quelle madri che hanno perso i loro figli nelle guerre, nel baratro della droga o nel gorgo dell’alcol. Ma in Gesù che cade per tre volte lungo la strada verso il Golgota, l’arcivescovo di Campobasso-Boiano fa intravedere anche la certezza della speranza: dentro la prova, la preghiera intensa a Dio alleggerisce ogni croce personale. E così da Cristo si apprende ad accettare le fragilità, a non scoraggiarsi per ogni fallimento. Invece, Simone di Cirene, l’uomo che ha aiutato il Figlio di Dio a portare la croce, oggi ci dice che andare incontro all’altro, offrire il proprio aiuto, genera fraternità, e fa scoprire Dio in ogni essere umano.

E ci sono pure le realtà del Sud d'Italia nella Via Crucis di mons. Bregantini: i bambini uccisi dai tumori causati dagli incendi dei rifiuti tossici, le necessità di quanti chiedono asilo, cercano una nuova patria ma trovano porte chiuse. Gli ultimi della società odierna sono lì, nelle diverse stazioni della Via della Croce, dove i patimenti di Cristo ricordano quelli dei detenuti, in carceri sovraffollate – con troppa burocrazia e una giustizia lenta – o in tetri istituti penitenziari, dove a volte la tortura è ancora una pratica.

Ma c’è anche la Chiesa nella Passione di Gesù, ne è simbolo la sua tunica rimasta intatta, che rimanda all’unità da ritrovare, a quell’armonia da raggiungere con un “cammino paziente, in una pace artigianale, costruita ogni giorno” attraverso la fraternità, la riconciliazione e il perdono reciproco. E se straziante ha percorso i secoli l’immagine di Gesù deposto dalla croce tra le braccia di Maria, altro dice quest’icona chiamata “Pietà”: “la morte non spezza l’amore. Perché l’amore è più forte della morte … Chi è pronto a sacrificare la sua vita per Cristo, la ritroverà. Trasfigurata, oltre la morte”.

 

 

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