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Circa 20mila fedeli hanno partecipato ieri a Gerusalemme alla processione della Domenica delle Palme. A guidare il tradizionale rito è stato il patriarca latino Fouad Twal: è stato un corteo festoso che si è snodato dal Santuario di Betfage fino alla Chiesa di Sant’Anna, presso l'ingresso della Città Vecchia. L’appuntamento di quest’anno è stato caratterizzato, in particolare, dall’attesa gioiosa del viaggio che il Papa compirà in Terra Santa nel prossimo maggio e dalla speranza del messaggio che porterà in questi luoghi spesso tormentati dai conflitti. Ascoltiamo in proposito padre Giovanni Claudio Bottini, dei Frati Minori, decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, al microfono di Gabriele Palasciano:

R. – Il Papa confermerà, secondo me, quel cammino che la Chiesa sta facendo in maniera decisa, soprattutto negli ultimi anni, richiamandosi anche alla profezia di Francesco: il cristianesimo, il cristiano, non è nemico di nessuno e la sua testimonianza è una testimonianza pacifica e che il dialogo è la strada della reciproca conoscenza, del reciproco rispetto, del reciproco aiuto. In questo cammino di dialogo cristiani e musulmani, nonché gli ebrei, possono contribuire al benessere di tutta l’umanità.

D. – Quali sono le attese della comunità cattolica?

R. – La comunità cattolica accoglierà, per quanto io posso dire, con entusiasmo la sua venuta. Aspetta certamente una parola di incoraggiamento - come l’hanno detta anche i Papi precedenti, soprattutto Benedetto XVI - a restare in questa Terra Santa e a portare il proprio contributo come cristiani, come cattolici, alla pace, alla giustizia in questa terra che appartiene alle tre grandi fedi come riferimento religioso, ma che appartiene come patrimonio prezioso a tutta l’umanità.

D. – Quali sono le attese da parte della Custodia di Terra Santa e anche da parte dell’Ordine francescano al quale voi appartenete?

R. – Io penso che il Papa ci ridirà una parola di invito pressante e cordiale anzitutto ad essere noi stessi un messaggio: come francescani a vivere pacificamente in queste terre, in mezzo a popoli che non riescono sempre a dialogare e che a volte compiono addirittura gesti di reciproca inimicizia. Essendo una comunità internazionale, la Custodia di Terra Santa è già una presenza di pace, un modo di vivere diverso e di vivere in pace, proveniente da Paesi che spesso, fra di loro, hanno conflitti o hanno interessi contrastanti. Il secondo invito io penso che il Papa ce lo darà confermandoci nell’incarico che abbiamo di accogliere i pellegrini nei luoghi santi, avendo una particolare attenzione alle pietre vive, che sono i cristiani di Terra Santa, per i quali la Custodia – insieme al Patriarcato Latino e a tante altre istituzioni cattoliche – prestano servizi educativi, servizi assistenziali, presenza di sostegno attraverso l’apostolato nelle più svariate forme. www.news.va/it

 

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