Novità - Eventi di rilievo

di Mario Dal Bello

Considerato da alcuni una sorta di terzo incomodo tra gli altri due grandi pittori della sua epoca, il Perugino e Raffaello, questo importante artista è invece tutto da riscoprire insieme ai suoi capolavori.

Ci sono mostre piccole, ma grandi per significato. Così la tavola con la Vergine Assunta tra i santi Gregorio Magno e Benedetto della pinacoteca locale è una scoperta per chi visita la cittadina e non si ferma solo ad ammirare il ciclo di affreschi del Ghirlandaio con le Storie di Santa Fina.

Nel 1510 Bernardo di Betto, detto per ragioni di statura il Pintoricchio, non era un artista di seconda classe, anche se ancora alcuni lo pongono tra Perugino e Raffaello come una sorta di terzo incomodo. In verità, l’uomo che aveva decorato con sfarzo coloristico inaudito l’Appartamento Borgia in Vaticano a fine ‘400 e che stava lavorando alla Libreria Piccolomini accanto al duomo senese, era un artista di formidabile talento. Un illustratore armonioso, festoso, che coniugava insieme delicatezza, realismo e amore per la vita.

Chi osservi oggi le scene della Libreria con le imprese di Pio II resterà certo colpito dalla gaiezza cromatica, dalla vivacità dei costumi e dei paesaggi, da un mondo dove non regna malinconia, ma serenità ed equilibrio. Senza impennate idealistiche alla Perugino, senza le grandiosità raffaellesche – imitando intelligentemente ed influendo su entrambi – egli astutamente unisce cielo e terra a creare una armonia  fra tradizione e innovazione che a noi oggi parla di come si sappia integrare con intelligenza passato e presente nell’arte, come aveva anche saputo dimostrare negli affreschi della chiesa di santa Maria del Popolo a Roma, negli anni Settanta.

Intanto mentre si trova in terra senese Pintoricchio affronta altre commissioni, data l’improvvisa morte del committente, il papa Pio III. Così lo troviamo in grandi pale d’altare oggi in Vaticano o a Perugia o a Spello e, finalmente, nella tavola  di San Gimignano. Grande, colorata mirabilmente tra il rosa, il bianco e il blu dei personaggi – il papa forse ha i tratti di Giulio II – con l’Assunta entro la mandorla con i cherubini che guarda dolcemente in basso le figure dei santi, mentre intorno sfuma un soavissimo e aereo paesaggio.

Devozione, incantamento, preghiera in una estasi sobria, sincera e affettuosa senza incrinature o sentimentalismi di troppo.

È quello che piace nel Pintoricchio: una pittura sana, un senso della musica – ma una musica serena che sussurra senza gridare, suona senza eccitare e rende le feste del cielo – come qui – o quelle della terra - come nella Libreria – occasioni di incontro, di pacifiche e rasserenanti conversazioni, di itinerari spirituali di orazione mentale, come in questo caso, discreta e accentuata dalla luminosità diffusa e dalla morbidezza di un tratto e di un tono che farebbe invidia anche al giovane Raffaello, che non l’ha dimenticata. Andare a vedere per credere, questo non piccolo capolavoro rinascimentale.

San Gimignano, Pinacoteca Civica. Fino al 6 gennaio 2015

fonte: Città Nuova

 

 

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