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Una comunicazione autentica guarda alla vita reale senza correre dietro a mode o allarmismi. E’ quanto sottolineato da Francesco nell’udienza in Aula Paolo VI alla comunità di lavoro di Tv2000, definita dal Papa la “televisione della Chiesa italiana”, e di Radio InBlu. Il Pontefice ha esortato i media cattolici a “risvegliare le parole”, ad aprirsi e non chiudersi e, ancora, a parlare alla persona tutta intera. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto da mons. Piero Coccia, presidente della Fondazione “Comunicazione e Cultura” che sovrintende all’emittente, e dal direttore Paolo Ruffini che ha portato i saluti del direttore delle news di Tv2000, Lucio Brunelli, ricoverato in ospedale, a cui è andato il pensiero affettuoso del Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Cosa serve per fare buona informazione? Papa Francesco ha colto l’occasione dell’udienza a Tv2000 e Radio InBlu per tracciare una sorta di “palinsesto” per il ruolo del comunicatore. Un vademecum declinato in tre punti, secondo l’incedere ignaziano a cui ormai Francesco ci ha abituati. La riflessione muove innanzitutto dalla constatazione che i “media cattolici” hanno la missione “molto impegnativa” di preservare la comunicazione sociale “da tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini”.

Comunicare con parresía

“Spesso – ha constatato – la comunicazione è stata sottomessa alla propaganda, alle ideologie, a fini politici o di controllo dell’economia e della tecnica”. Un male a cui, come antidoto, Francesco ha indicato quella parresìa, “cioè il coraggio di parlare con franchezza e libertà” che aveva già invocato all’inizio dei lavori del Sinodo sulla famiglia. Se siamo preoccupati di “aspetti tattici”, ha commentato, “il nostro parlare sarà artefatto, poco comunicativo, insipido, un parlare di laboratorio”:

“La libertà è anche quella rispetto alle mode, ai luoghi comuni, alle formule preconfezionate, che alla fine annullano la capacità di comunicare. Risvegliare le parole: risvegliare le parole. Ma, ogni parola ha dentro di sé una scintilla di fuoco, di vita. Risvegliare quella scintilla, perché venga. Risvegliare le parole: ecco il primo compito del comunicatore”.

Comunicare senza chiusure

La comunicazione, ha proseguito, “evita sia di riempire che di chiudere”. Si “riempie”, ha avvertito, “quando si tende a saturare la nostra percezione con un eccesso di slogan che, invece di mettere in moto il pensiero, lo annullano”. Si “chiude”, ha soggiunto, “quando, invece di percorrere la via lunga della comprensione, si preferisce quella breve di presentare singole persone come se fossero in grado di risolvere tutti i problemi, o al contrario come capri espiatori, su cui scaricare ogni responsabilità”:

“Correre subito alla soluzione, senza concedersi la fatica di rappresentare la complessità della vita reale, è un errore frequente dentro una comunicazione sempre più veloce e poco riflessiva. Aprire e non chiudere: ecco il secondo compito del comunicatore, che sarà tanto più fecondo quanto più si lascerà condurre dall’azione dello Spirito Santo, il solo capace di costruire unità e armonia”.

Comunicare alla persona

Parlare alla persona tutta intera”: questo, ha detto Francesco, è “il terzo compito del comunicatore”. E questo, ha precisato, evitando quelli che, come evidenziato in altre occasioni, “sono i peccati dei media: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione”. La disinformazione in particolare, ha ammonito il Papa, è la “più grave” nel mondo della comunicazione, perché “spinge a dire la metà delle cose, e questo porta a non potersi fare un giudizio preciso sulla realtà”, porta “a credere soltanto una parte della verità”:

“Una comunicazione autentica non è preoccupata di colpire: l’alternanza tra allarmismo catastrofico e disimpegno consolatorio, due estremi che continuamente vediamo riproposti nella comunicazione odierna, non è un buon servizio che i media possono offrire alle persone. Occorre parlare alle persone intere: alla loro mente e al loro cuore, perché sappiano vedere oltre l’immediato, oltre un presente che rischia di essere smemorato e timoroso”.

A servizio della Chiesa

“Risvegliare le parole, aprire e non chiudere, parlare a tutta la persona”, ha ribadito  Papa Francesco “rende concreta quella cultura dell’incontro, oggi così necessaria in un contesto sempre più plurale”. Aggiungendo che “con gli scontri” non si va da “nessuna parte”. Per questo, ha detto, bisogna “essere disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”. Il Pontefice ha infine incoraggiato Tv2000 a proseguire nella fase di “ripensamento e riorganizzazione” al “servizio della Chiesa”, mettendo l’accento sul “rapporto stabile” con il Centro Televisivo Vaticano che permette alla Tv di “raccontare all’Italia il magistero e l’attività del Papa”. www.radiovaticana.org

 

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