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Una lettura teologica di "Abbi cura di me": un inno all'amore "che ci cambia dentro"
di Pino Lorizio
Al di là di chi ha vinto, delle polemiche e delle farse, mi sembra che "Abbi cura di me" di Simone Cristicchi meriti alcune sottolineature e qualche approfondimento.
Il prendersi cura è fondamentale in quella che oggi si denomina da più parti la “grammatica dell’ umano”. Non basta creare e/o procreare: bisogna continuare. Si tratta della fondamentale tematica che la tradizione denominava “provvidenza”. Dio non solo crea, ma continua nella sua amorevole cura dell’ umanità e non l’ abbandona, nemmeno quando gli vengono date le spalle. Essere genitori non significa solo generare, ma aver cura dei propri figli. Amare non è solo innamorarsi, ma vivere nel quotidiano l’ esperienza della cura.
Come dice la canzone: “non cercare un senso, perché tutto ha senso”. Cercare il senso dell’ esistenza è decisivo, ma il senso del tutto non è frutto della nostra ricerca scientifica, filosofica o teologica. Il senso ci è donato in una rivelazione dell’ amore che ci raggiunge e ci trascende. E se “in un chicco di grano si nasconde l’ universo”, allora il microcosmo e il macrocosmo sono strettamente connessi e l’ uno rimanda all’ altro, perché “la natura è un libro di parole misteriose”. Infatti, come scriveva un poeta “maledetto”. “La natura è un tempio, dove pilastri viventi si lasciano sfuggire a volte confuse parole. L’ uomo vi passa attraverso foreste di simboli…” (Baudelaire). In questo senso il miracolo è il tutto: l’ essere partecipi di una totalità che ci abita e ci interpella continuamente.
E se “il tempo ti cambia fuori, ma l’ amore ti cambia dentro”, allora l’ unico fine/senso della vita è lasciarsi cambiare dall’ amore autentico, “unico motore”, ovvero ciò che “muove il sole e le altre stelle” (Dante).
(fonte: http://m.famigliacristiana.it/articolo/il-senso-della-vita-in-una-canzone.htm)