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Commentando l’invio dei settantadue discepoli, ossia il medesimo brano evangelico ascoltato da san Francesco nella Porziuncola, papa Francesco domenica 7 luglio 2019 tra l’altro ha affermato che gli imperativi di Gesù “mostrano che la missione [...] non è proselitismo ma annuncio”.

 

A questo proposito frate Francesco d’Assisi è categorico nel rifiuto di ogni pretesa nei confronti degli altri; si può affermare in un certo qual senso che è geloso dell’altrui libertà come lo è stato della propria quando ha riconsegnato al padre Pietro di Bernardone - che rivendicava i propri diritti sul figlio - persino i vestiti da mercante. E così nella Lettera a un ministro indica al destinatario di amare quelli che gli sono di ostacolo senza «pretendere che siano cristiani migliori» (FF 234).

A questo proposito padre Carlo Paolazzi, autore della più recente edizione critica degli scritti dell’Assisiate, afferma: «Il contesto spiega questa affermazione arditissima: la volontà che i fratelli diventino “cristiani migliori” non è evangelica, se è una “pretesa” che nasce dall’aspirazione egoistica a vivere in pace, mentre chi si mescola con i peccatori, insieme a Cristo obbediente e crocifisso, ha compiuto un esodo da se stesso più radicale di chi si isola in un romitorio». In termini attuali si può dire che l’Assisiate è contrario a ogni specie di proselitismo, ossia predicazione finalizzata a sé e al proprio gruppo così da essere tanti quantitativamente e tali qualitativamente.

Questo richiamo però non significa assolutamente un misconoscimento della evangelizzazione; infatti dopo il cambiamento di vita avvenuto mediante il fare misericordia con i lebbrosi si incammina nei territori vicini per ammonire le persone ad abbandonare i vizi e vivere le virtù evangeliche. Proprio la misericordia gli allargò l’orizzonte - fino a giungere dal sultano d’Egitto - e lo aprì alla predicazione del Vangelo mediante parole e gesti (cfr. Francesco il misericordioso, Milano 2019). E questo non per compiacere le persone; infatti frate Francesco afferma che i frati «annunzino la parola di Dio [...] quando vedranno che piace al Signore» (FF 43). Similmente è per volontà del Signore e non per richiesta degli uomini che egli in quanto servo di tutti è «tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del [...] del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita». (FF 180)

(fonte: https://www.assisiofm.it/news-proselitismo-no-ma-missione-s.html )

 

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