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di Marianna Grillo

Il ricchissimo patrimonio italiano, che nel tempo è divenuto in larga parte un tesoro riconosciuto a livello mondiale, deve molto alla storia dei suoi santi, dei conventi, degli artisti impegnati in questi luoghi sacri e di ingegno. Il cammino “Sulle Orme di San Bernardo”, svela molti di questi piccoli scrigni custoditi da territori sempre più attenti alla valorizzazione e alla tutela di beni così preziosi.

La prima tappa Sciacca- Caltabellotta prevista il 5 giugno, è un’occasione per scoprire alcune curiosità sul Convento dei Frati Minori Cappuccini di Sciacca. A parlarne, è Frate Michele Barone che vive qui insieme ad altri confrati. “Nel 1866 con la soppressione degli ordini religiosi, anche questo convento come del resto tutto gli altri, venne confiscato diventando un bene dello Stato. A questo punto, il destino dei singoli conventi, prese strade diverse. Molte strutture vennero abbandonate e finirono nel degrado, altre vennero riconvertite in caserme, ricoveri per indigenti e ospedali, altre ancora vennero vendute a privati, bombardate e addirittura demolite. Insomma, i conventi che riuscirono a salvarsi mantenendo le caratteristiche originali, furono davvero pochi”.

La storia del Convento dei Cappuccini di Sciacca è molto particolare. Nel 1947, un certo Padre Ludovico, cappuccino e vicario del convento di Bivona, venne in città per delle predicazioni sul messaggio della Madonna di Fatima. Qui, incontrò il sindaco che gli propose la riconsegna del convento ai cappuccini, auspicando contestualmente un loro rientro in città, cosa che avvenne da lì a poco. Nella rinascita della comunità cappuccina di Sciacca, assume un ruolo fondamentale la Vergine SS. di Fatima. In tanti desideravano avere al più presto un suo devoto simulacro così, Padre Ludovico con il modello fatto arrivare direttamente dal Santuario di Fatima in Portogallo, commissionò una statua a una ditta di Ortisei, a Bolzano.

Il 13 gennaio 1948, tre mesi dopo l’incarico affidato allo scultore, la statua era già pronta per essere spedita col treno merci per Sciacca. Una volta arrivata alla stazione, si racconta di un prodigio. “Giunse notizia – ricorda Frate Michele – di un ferroviere che aveva un’ernia inoperabile. Si mise a sedere sull’enorme cassa dove la Madonna era custodita chiedendo un miracolo, sottolineando che non si sarebbe alzato fino ad avvenuta guarigione”. Le richieste del ferroviere irriverente vennero ascoltate e per tre anni il simulacro andò in pellegrinaggio in tutta la Sicilia occidentale. Ancora oggi, il convento è dedicato alla Madonna di Fatima e da allora è attivo e accoglie l’arrivo di molti frati, incluso Frate Michele.

Oltre a raccontare la storia particolare del Convento di Sciacca, Frate Michele narra anche un’altra storia che i pellegrini di oggi potranno scoprire: quella del Venerabile Andrea da Burgio. Nasce esattamente 100 anni dopo San Bernardo da Corleone. Entrambi provengono da famiglie semplici, entrambi sono frati non sacerdoti, entrambi si sono dedicati al prossimo svolgendo compiti umili: cucinieri, questuanti. Amore per il  prossimo, preghiera, mortificazione e contemplazione, hanno segnato le loro vite, legandoli anche nella morte. Il Venerabile Andrea lascerà questa terra, nella stessa stanza dove morì San Bernardo nell’antica infermeria dei Cappuccini di Palermo.

Ma facciamo un passo indietro. Il Venerabile Andrea nasce a Burgio il 10 settembre 1705 con il nome di Nicolò Sciortino. Cresce in una famiglia umile e fino ai trent’anni lavora i campi. Nel 1735 “rischia” per così dire, un fidanzamento combinato dal cugino ma. sente la chiamata, rifiuta e decide di farsi frate. Più volte chiede insistentemente al Provinciale pro tempore di entrare nell’ordine, più volte gli venne rifiutato. In quel periodo, le vocazioni fioccavano, soprattutto quelle dei frati non sacerdoti e in più, Nicolò era già avanti con gli anni. Per l’epoca i trentenni erano ormai adulti e già maturi. Tuttavia, tanta fu l’insistenza che alla fine uno dei Padri provinciali , decise di accoglierlo. Inizia il noviziato ad Erice e poi iniziano i suoi cammini e i suoi viaggi.

Partanna, Burgio, Pantelleria, Trapani e le missioni in Congo e in Angola. Si ammala e decide di lasciare l’Africa. Raggiunge Lisbona, arriva alla Corte dei Reali del Portogallo. Il suo pellegrinare rispondeva a una precisa esigenza: quella di perseguire la via della santità nella semplicità. Come molti frati dell’epoca, la ricerca di Dio passava dalla contemplazione, la preghiera e le mortificazioni corporali. Frate Andrea era solito fare la questua. Lo fece anche a Burgio, con umiltà, recandosi dalle famiglie più ricche per poi dare quanto ottenuto ai fratelli più poveri.

Nel 1763 arriva a Palermo dove viene conosciuto e stimato da tutte le classi sociali del tempo. Dai più ricchi ai più poveri, tutti cercavano il suo consiglio e chiedevano prodigi poiché veniva considerato un taumaturgo. Nel 1770 è sul letto di morte ma si salva per grazia divina. Muore il 16 giugno 1772. Duecentoquaranta anni dopo la sua morte, nel 2012 i suoi resti sono tornati a Burgio e riposano nel convento della cittadina.

“Nel 1873 – continua Frate Michele (che del Venerabile Andrea è anche vice postulatore per la causa di Beatificazione) – dopo un processo molto lungo, viene emesso il Decreto per le Virtù in Grado Eroico e Papa Pio IX  dichiara Frate Andrea, solennemente degno di Venerazione. Al momento non ci sono miracoli ma, tanti sono i segni del Venerabile. L’impegno di tutti è quello di fare conoscere la sua storia, un esempio di vita cristiana e di orgoglio per la comunità”.

(fonte: https://www.ilsicilia.it/un-cammino-per-due-storie-il-convento-di-sciacca-e-il-venerabile-andrea-foto/ )

 

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