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Due giovani uomini camminano tra boschi e campi, fermandosi in anfratti o cappelle semidiroccate per sbocconcellare in fretta un tozzo di pane, si gettano carponi sulle rive fangose dei ruscelli per bere avidamente, a lunghe sorsate acqua fresca e limpida. Spesso si girano a gettare rapide occhiate alle loro spalle: no, nessuno in vista, pericoli per ora non se ne avvertono. Sono dunque dei fuggiaschi. Chi sono? Da chi o da che cosa scappano?

Estate del 1525, nel cuore delle Marche. I due uomini in fuga, con il capo coperto da rozzi cappucci, sono due frati. Due frati? E cosa hanno commesso di tanto terribile per fuggire così disperatamente nel bel mezzo di questa terra ricca, costellata da città e borghi di grande storia e bellezza, con un cuore, però, ancora molto selvaggio? Sembra l’inizio di uno di quei romanzi che vanno tanto di moda in questo periodo, romanzi dallo sfondo storico e con protagonisti che si muovono tra abbazie, castelli, navi, misteri, delitti e via dicendo…Ma in questo caso si tratta di una vicenda autenticamente storica, i personaggi sono vissuti realmente e questa fuga avventurosa si intreccia strettamente con le vicende che hanno segnato la nascita di un ordine religioso importante, sotto tutti i punti di vista, ossia quello dei cappuccini.

Le Edizioni Francescane italiane hanno pubblicato un libro dal titolo “Lo spirito dei cappuccini”, scritto da Sergio Lorenzini, ministro provinciale delle Marche, che pure ha una storia interessante da raccontare, visto che era un ragazzo sportivo, atletico, studente di filosofia, pronto ad affrontare una vita da insegnante e studioso, invece… invece a 26 è entrato in convento e la sua vita ha preso tutta un’altra strada. Uno, quindi, che di colpi di scena e di cambiamenti se ne intende…

Questo suo libro, come recita il sottotitolo, si propone come “il romanzo storico che accompagna il pellegrino lungo il cammino dei cappuccini”. La storia dei cappuccini, dunque, e insieme la proposta, ai nostri giorni, di ripercorrere, sia spiritualmente sia fisicamente, il cammino tracciato, all’interno della regione delle Marche, molto avventurosamente, da coloro che saranno alle origini dell’ordine stesso.

Oggi si stanno riscoprendo la forza e la bellezza dell’esperienza del pellegrinaggio compiuto a piedi, lungo sentieri che ricalcano fedelmente quelli percorsi nei secoli, strade di fede, di speranza, di carità. E insieme di avventura, di coraggio, di crescita interiore, di costruzione di una nuova civiltà. Ci sembra un buon viatico per questo anno che inizia proporre di ripercorrere la storia dei cappuccini e magari suggerire di mettersi concretamente alla loro sequela, appena sarà possibile, soprattutto quando la pandemia allenterà la sua morsa, o sarà messa all’angolo (speranza vivissima per questo 2022).

Torniamo ai due fuggitivi e a quell’anno cruciale, il 1525, così come li racconta il libro di Lorenzini. I due sono fratelli, Ludovico e Raffello, rampolli della nobile famiglia Tenaglia di Fossombrone, legata al duca d’Urbino. Hanno deciso di farsi frati, sono tenaci e molti fervidi nella fede. Convinti però che i francescani stiano tradendo lo spirito autentico dell’eredità di Francesco d’Assisi. Sono tempi complicati, questi, con il vento della Riforma che comincia a soffiare dal Nord Europa, i travagli della società e della Chiesa, dei francescani stessi. Tra i “conventuali”, “osservanti”, chi vuole provare a tornare alle radici del carisma, chi vuole trovare nuove strade..

Dalla fuga dei due fratelli dal loro convento di Fossombrone, dalle loro successive vicissitudini, raccontate con ritmo incalzante, ecco nascere una nuova realtà religiosa. Proprio nel 1525 il frate francescano osservante Matteo da Bascio, ordinato sacerdote nelle  Marche, esprime pubblicamente la convinzione che lo stile di vita condotto dai francescani del suo tempo non è quello che san Francesco aveva immaginato. Desidera ritornare allo stile di vita originario in solitudine e penitenza, lontano dal potere, dalla ricchezza, dagli affanni “inutili” che appesantiscono l’anima.

I suoi superiori osteggiano fortemente queste innovazioni, e fra Matteo e i suoi primi compagni sono costretti a nascondersi dalle autorità della Chiesa, onde evitare l’arresto per aver abbandonato i loro obblighi religiosi. Sono gli anni della Riforma luterana, come accennato, e qualsiasi tentativo di rinnovamento viene spesso interpretato con sospetto. Matteo e i suoi amici, trovato rifugio presso i monaci camaldolesi, in segno di gratitudine adottano successivamente il cappuccio indossato da quell'ordine, il simbolo che contraddistingue la figura dell'eremita nelle Marche, e l'uso di portare la barba. E’ proprio per raggiungere Matteo e i suoi compagni che i giovani Ludovico e Raffaello scappano e si mettono in cammino, fra mille pericoli e rischiando molto.

Dopo tre anni, nel 1528, Matteo ottiene, con la mediazione di Caterina Cybo, duchessa di Camerino, l'approvazione di papa Clemente VII con la bolla  Religionis zelus, con il permesso di vivere come un eremita e di andare ovunque predicando ai poveri, permesso a lui e a tutti quelli che si sarebbero uniti a lui nel tentativo di restaurare l'osservanza più letterale possibile della regola francescana.

Il 15 aprile 1529, nell'eremo dell'Acquarella, vicino a Fabriano, si tiene il I capitolo generale dell'Ordine. Matteo e il gruppo originario, che diventa sempre più ampio, inizialmente sono chiamati frati minori della vita eremitica ed a causa dell'opposizione degli Osservanti, si trasformano in una congregazione, i Frati minori eremiti, ramo dei francescani conventuali, ma dotati di un proprio vicario.

Nel 1535 sono preparate le Costituzioni definitive che, con lievi modifiche, restano in vigore fino al 1968. Papa Gregorio XIII, nel 1574, permette all'Ordine di insediarsi in “Francia  e in tutte le altre parti del mondo e di erigervi case, luoghi, custodie e province”. Comincia dunque la vita del nuovo ordine, che universalmente viene identificato con il nome di cappuccini, con grandi numeri, perché si diffondono presto in tutto il mondo, tanto che a metà del Settecento i frati arrivano al numero di 34.000 ed i conventi a 1700.

Una storia che non si conclude, per fortuna, ma continuano nel tempo, fra crisi, tempeste storiche, difficoltà e persecuzioni, con tanti esempi straordinari e santi amatissimi. Come Padre Leopoldo, san Leopoldo Mandic, nel santuario di Padova, meta di pellegrinaggi e cuore di una venerazione che non conosce confini e ostacoli.

(fonte: https://www.acistampa.com/story/letture-in-un-romanzo-lo-spirito-dei-cappuccini-nella-chiesa-del-xvi-secolo-18847 )

 

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