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La sua Vita
 

Gli  Scritti di San Francesco per Santa Chiara

 

L'intensa relazione fra Francesco e Chiara ha dato anche un frutto letterario, poiché conserviamo quattro brevi, ma preziosi scritti, che egli diresse alle sorelle povere di San Damiano. Era la parola di un padre e di un fratello. Chiara e le sue sorelle conservarono questa eredità come un tesoro e prova ne sia che tre di questi quattro scritti si trovano giustamente inseriti negli scritti di Chiara. Francesco fu sempre presso di lei come animatore e sostegno forte nel cammino evangelico. Perciò conserviamo uno scritto degli anni iniziali (Fv). Ma è soprattutto alla fine che la sua sollecitudine si fece più intensa (di quest'epoca sono EsCl e Uv). Voleva per loro una vita evangelica luminosa e fedele (su questa linea vanno le NdC1). Piccole ma interessanti pennellate di quel magnifico quadro che fu la relazione tra Francesco e quelle donne coraggiose di fronte al Vangelo.

 

                             Forma di Vita

 

Per divina ispirazione avete voluto farvi figlie e serve dell'altissimo e sommo Re, il Padre celeste e spose dello Spirito Santo, scegliendo la strada della perfezione evangelica.

Ebbene, io voglio avere e m'impegno ad avere sempre - personalmente e per mezzo dei miei frati - diligente ed affettuosa cura di voi, come ho per gli stessi miei fratelli.

 

Introduzione storica

Quando Chiara comincia la vita di S. Damiano (1212-1213), Francesco scrive per lei alcune norme di comportamento. La stessa Chiara ci ha conservato, nel capitolo VI della sua Regola, queste norme, che Francesco le diede: é la Forma di vita (FF: 139), nella quale si delinea il senso della vita di sorella povera, cioè il vivere secondo la perfezione del santo Vangelo. Ai frati aveva detto vivete secondo la forma del santo Vangelo, ma mentre per i frati questo significava poter condurre lo stesso stile e la stessa forma di vita di Gesù (itineranti, e poveri), le damianite, avendo accettato la clausura, dovevano porsi come meta la "perfezione", cioè, dovevano dare tutto per il Regno, all'interno della loro opzione contemplativa. Dovrebbe essere, cronologicamente, il primo scritto pienamente autentico.

 

Contenuto

Il senso della vita clariana

Soltanto per cominciare la vita a San Damiano, intorno agli anni 1212 o 1213, Francesco mise per iscritto per Chiara e le sue sorelle alcune semplici righe di vita evangelica. Una di quelle norme si conserva nel capitolo VI della RsC. E' la Forma di vita per Chiara (Fv). Con tutta chiarezza si dice là qual è il senso fondamentale della vita clariana: costruire giorno per giorno l'opzione di vivere il Vangelo. Se il Vangelo non assorbe tutto e non orienta tutto, la vita francescana non ha valore alcuno. A esso si dovrebbe subordinare ogni altro progetto di vita.

Percepiamo in questo scritto degli inizi la purezza primitiva dell'ideale francescano. Francesco vuole che le clarisse vivano secondo la perfezione del santo Vangelo. Ai frati dirà nella Regola che debbono vivere secondo la forma del santo Vangelo. Che cosa significa questa piccola differenza tra secondo la perfezione e secondo la forma del santo Vangelo? Una cosa semplice: i frati potevano condurre lo stesso stile di vita di Gesù, la sua stessa forma: itineranti, poveri, esortando alla conversione. Mentre le clarisse, per avere accettato la clausura (Francesco non poteva accettare per delle monache una vita ecclesiale senza clausura), non potevano vivere la forma del Vangelo e dovevano porsi come meta la perfezione, il donarsi interamente al cuore del Regno all'interno della loro opzione di contemplative. In ambedue i casi è il Vangelo quello che mantiene la priorità e la supremazia.

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Ultima Volontà

 

Io, il piccolo frate Francesco, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre; ad essa voglio rimanere fedele sino alla fine.

E prego voi, mie signore, e vi esorto perché viviate sempre in questa santissima vita e povertà.

Proponetevi fermamente di non allontanarvi mai da essa, anche se vi giungessero suggestioni o suggerimenti in contrario da qualsiasi altra persona.

 

Introduzione storica

É stato scritto negli ultimi giorni della vita di S. Francesco (fine settembre-primi ottobre 1226). Chiara lo tenne tra i suoi ricordi più preziosi, tanto da inserirlo, come già aveva fatto con la Forma di vita, nella sua Regola.

Sono le parole di un fratello amato, che ha seguito personalmente il cammino di povertà di Gesù e perciò può dire, a Chiara e alle sorelle, di non allontanarsi mai da ciò che per lui é essenziale nella sequela: vivere poveri, come povero visse Gesù.     Questa lezione Chiara l'apprese alla perfezione: la sua lotta per l'ideale francescano si centrò nell'impegno a vivere senza proprietà, senza protezioni, senza diritti, povera come lo stesso Crocifisso.

 

Contenuto

Questo breve scritto s'incise profondamente nel cuore di Chiara poiché, come la Fv, restò incluso nella RsC 6. Fu redatto negli ultimi giorni della vita di Francesco e in esso resta fissata la sua ultima parola, quella di un fratello amato impegnato in un compito comune.

Effettivamente, Francesco ha seguito personalmente il cammino della povertà di Gesù, perciò può dire a Chiara e alle sue sorelle che non si scostino mai da quello che è per lui essenziale nella sequela: vivere povero come povero visse Gesù. Chiara imparò perfettamente questa lezione. La sua lotta per l'ideale francescano si centrò in un impegno, evangelico all'estremo, per vivere senza proprietà, senza capacità d'influsso, povera come lo stesso Crocifisso.

 

Parole con melodia per le Povere Signore

 

Audite, poverelle dal Signore vocate,
ke de multe parte et provincie sete adunate:
vivate sempre en veritate
ke en obedientia moriate.
Non guardate a la vita de fore,
ka quella dello spirito è migliore.

Io ve prego per grand'amore
k'iaiate discrecione de le lemosene
ke ve dà el Segnore.

Quelle ke sunt adgravate de infirmitate
et l'altre ke per loro suò adfatigate,
tutte quante lo sostengate en pace,
ka multo venderi (te) cara questa fatiga,
ka cascuna serà regina
en celo coronata cum la Vergene Maria.

 

Introduzione storica

La Leggenda perugina (cap 45: FF 1594) e lo Specchio di perfezione (cap. 90: FF 1788) narrano che, appena composta la strofa del "perdono" del Cantico di Frate Sole, Francesco malato, quasi cieco e tormentato dal dolore, dettò in volgare alcune sante parole con melodia per Chiara e le sorelle, soprattutto perché le sapeva molto contristate per la sua infermità.

Amava esprimersi nello stile dei giullari, cantando cose semplici con canzonette semplici. Non era un modo di divertirsi superficiale, ma un modo per esprimere cordialmente la fede, che animava il suo cuore. Francesco cantò anche per Chiara e le sorelle (Legper 45: FF 1594).

Questo scritto (scoperto nel 1976, in occasione del 750° della morte di Francesco, durante i lavori di approntamento delle Fonti Francescane, da P. Giovanni Boccali, al quale due clarisse, Sr. Letizia Marvaldi e Sr Chiara Augusta Lainati avevano riferito di due antichi manoscritti, che si trovavano nel monastero di Novaglie, presso Verona) pare sia il testo di una di quelle canzoni.

Nello stile, nella lingua, nel ritmo il canto appartiene al tempo di Francesco. Contiene gli elementi della sua profonda spiritualità: la fedeltà al Vangelo, come verità di vita; il valore dell'obbedienza fino alla fine; la decisione, propria del cristiano; la sollecitudine verso il fratello; la pace di chi é stato salvato; un'invocazione finale a Maria.

 

Contenuto

Il  Vangelo fatto canto

Le persone grandi sogliono avere tratti caratteristici per i quali le si distingue e le si ricorda. Uno dei tratti tipici di Francesco era quello che gli piaceva dire le cose nello stile dei giullari, cantando cose semplici in certe semplici canzonette. Non era un modo superficiale di divertimento, ma una maniera di dire cordialmente la fede che animava il suo cuore. Conserviamo un canto dì Francesco per Chiara e per le sue sorelle. È la cosiddetta esortazione alle clarisse (EsCl) di recente scoperta (1976).

Questo canto contiene gli elementi della profonda spiritualità di Francesco: la fedeltà al Vangelo come verità della vita, il valore dell'obbedienza fino alla fine, la decisione propria del cristiano, la sollecitudine verso il fratello, la pace come situazione ultima di chi è stato salvato, un'invocazione finale a Maria. Il modo di vita evangelico sintetizzato in un piccolo e bel canto.

 

 

Norme sul digiuno

 

 29 Passando ora al quesito che mi hai sottoposto, credo di poterti rispondere così. 30 Tu mi domandi quali feste il gloriosissimo Padre nostro san Francesco ci raccomandò di celebrare con particolare solennità, pensando, se ben ho capito, che si possa in esse usare una certa maggior larghezza nella varietà dei cibi. 31 Nella tua prudenza certamente saprai che, salvo le deboli e le inferme, - verso le quali ci insegnò e ci comandò di usare ogni discrezione con qualsiasi genere di cibo -,32 nessuna di noi, che sia sana e robusta, dovrebbe prendere se non cibi quaresimali, tanto nei giorni feriali che nei festivi, digiunando ogni giorno 33 ad eccezione delle domeniche e del Natale del Signore, nei quali giorni possiamo prendere il cibo due volte. 34 Ed anche nei giovedì, dei periodi non di digiuno, ciascuna può fare come le piace, cioè chi non volesse digiunare non vi è tenuta. 

 35 Ma noi, che siamo in buona salute, digiuniamo tutti i giorni, eccetto le domeniche e il Natale. 36 Non siamo però tenute al digiuno - così ci ha insegnato il beato Francesco in suo scritto -, durante tutto il tempo pasquale e nelle feste della Madonna e dei santi Apostoli, a meno che cadessero il venerdì. 37 Ma, come ho detto sopra, noi che siamo sane e robuste, consumiamo sempre cibi quaresimali. 

 38 Siccome però, non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito, 39 anzi siamo piuttosto fragili e inclini ad ogni debolezza corporale, 40 ti prego e ti supplico nel Signore, o carissima, di moderarti con saggia discrezione nell'austerità, quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata, 41 affinché, vivendo, la tua vita sia lode del Signore, e tu renda al Signore, un culto spirituale ed il tuo sacrificio sia sempre condito col sale della prudenza.

 

Introduzione storica

La vita delle prime sorelle povere, già dai primi giorni, fu qualcosa di molto serio. A quel tempo, il modo più consueto per irrobustirsi nella vita cristiana, era ricorrere alle pratiche ascetiche ecclesiali, delle quali la più comune era il digiuno.

Chiara consultò Francesco sulle feste da celebrare con "varietà di cibi" (lo racconta lei stessa ad Agnese di Praga: 3LAg; FF 2895-2897). Ed ebbe da lui una risposta: l'uomo é più importante del digiuno, perciò per il malato non é necessario praticare l'ascesi, e inoltre lo si deve fare in autentica e fraterna libertà, per non farne un dio, ma un cammino di accostamento al Vangelo.

 

Contenuto

Un'ascesi per il Vangelo

La vita delle prime clarisse nei primi anni di San Damiano fu qualche cosa di serio. Il modo normale per rafforzare la vita cristiana era per quel tempo ricorrere alle pratiche ascetiche ecclesiali, delle quali la più comune era quella del digiuno. Nella 3LAg 29-41: 2895-2897 si parla di un consiglio che Francesco diede a Chiara e alle sue sorelle sulle feste che aveva da celebrare con varietà di cibi. E' lo scritto che chiamiamo Norme per il digiuno delle Clarisse (NdCl). La visione, dunque, che Francesco ha del digiuno, e pure Chiara, è, almeno in questo scritto, mitigatrice e ancor più se la si confronta con la rigida regolamentazione degli ordini tradizionali in questa materia.

Dice Francesco che l'uomo è più importante del digiuno, in tal modo che questo non ha ragione di essere nel suo caso e che, inoltre, il digiuno dovrebbe essere fatto in una autentica fraterna libertà, badando a non fare della pratica ascetica un dio, ma un cammino di accostamento al Vangelo. Se questo non l'avesse scritto un uomo austero come Francesco, ci parrebbe di vedervi la mano di uno che cerca di addolcire le cose. Ma nel porre come meta dell'ascesi la crescita evangelica, l'aiuto ad una fede pronta, il vivere radioso del processo cristiano sta il. segreto e il. valore di questi modi ascetici francescani. Altrimenti, mancherebbero di senso.