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Un impegno etico comune

su ''educazione alla democrazia'' l'VIII convegno nazionale

Sarà il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ad aprire l’VIII convegno nazionale e il X incontro delle associazioni locali di Scienza & Vita, in programma a Roma il 18 e il 19 novembre sul tema: “Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia”. Dopo la prolusione del cardinale sul tema del convegno (ore 16), i lavori proseguiranno con la presentazione del Manifesto, a cura di Lucio Romano, copresidente di Scienza & Vita, e Luciano Eusebi, consigliere nazionale dell’associazione; a seguire una tavola rotonda moderata dal direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, alla quale parteciperanno gli onorevoli Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Roberto Maroni. Domani, 15 novembre, a Roma (ore 11.30, Lungotevere dei Vallati 10) si terrà la conferenza stampa di presentazione del convegno. All’incontro con i giornalisti saranno presenti Lucio Romano, copresidente nazionale Scienza & Vita; mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei; i consiglieri nazionali di Scienza & Vita, Luca Diotallevi, Luciano Eusebi e Massimo Gandolfini. Ne abbiamo parlato con Paola Ricci Sindoni, vicepresidente nazionale di Scienza & Vita (www.scienzaevita.org).

Perché educare alla "cura della vita" significa educare alla democrazia?

“La democrazia, quale forma specifica di governo della cosa pubblica, volta a tutelare i cittadini nella loro costitutiva uguaglianza, non può che volgere l’attenzione alle fasce più deboli, attivando ogni strumento per garantire loro il rispetto dei diritti fondamentali, sanciti dalla Carta costituzionale. In tal senso educare alla salvaguardia della vita, colta nella sua parabola naturale, dall’inizio sino alla fine, significa tenere in conto come la democrazia, quale concezione politico-sociale e ideale etico, costituisca la forma più appropriata della gestione del potere politico, speso a vantaggio di tutti, dal più piccolo, al più malato, al più anziano... Una società che non si prende cura di tutti i suoi componenti, è destinata alla dissoluzione”.

Il Papa e il card. Bagnasco insistono sulla necessità di difendere i "valori non negoziabili": come farli entrare nell'agenda sociale e politica?

“I valori non negoziabili, che significa non decidibili a seconda delle varie visioni della politica, che di volta in volta voglia riempire di significati diversi la loro salvaguardia, non sono norme morali imposte dallo Stato o dalla Chiesa cattolica, ma si fondano sul diritto naturale, cioè su quella base antropologicamente fondata che esige il rispetto di tutte le forme di vita personale, anche e soprattutto quando questa è colpita dal trauma della malattia, dall’indigenza della vecchiaia, dalla fragilità di colui che ancora deve nascere. È dalla società civile che si deve levare alto il grido per il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, imponendoli all’attenzione della classe politica. Occorre perciò un’opera di sensibilizzazione culturale, che le Associazioni possono promuovere tramite incontri e dibattiti pubblici”.

La famiglia è la prima educatrice alla vita, ma nel nostro Paese non è adeguatamente valorizzata: quali le misure più urgenti per non lasciarla sola?

“La classe dirigente sembra non voler ancora capire che la famiglia non è una organizzazione legata da interessi privati, ma è un soggetto sociale, una risorsa per il Paese, solo se si è capaci di ridisegnare e di sostenere il quadro della vita buona che qui si genera. Ogni cittadino, infatti, non è un operaio, uno studente, un anziano, un bambino, una donna, ma l’insieme che li ha generati all’interno di quella istituzione primaria che è la famiglia. Come dire che la progettualità politica, invece di sostare di fronte agli interessi individuali, dovrebbe sforzarsi di cogliere il bene, anche in termini economici, che solo la famiglia è in grado di garantire, quando venga adeguatamente sostenuta. Il cosiddetto ‘quoziente familiare’ può essere una prima risposta, ma occorre potenziare la tutela dell’infanzia, con più asili nido, ad esempio, la difesa del lavoro materno, l’assistenza agli anziani, non solo quella sanitaria, ma quella che consenta loro di vivere in famiglia senza sentirsi di peso; e altre misure ancora”.
Nella "base" cattolica, pur nel momento di grave crisi che stiamo attraversando, c'è voglia di tornare a far sentire la propria voce: in che modo associazioni come "Scienza & Vita" possono contribuire a restituire protagonismo alla "gente comune"?

“Solo ripartendo dalle esigenze della base sociale è possibile far riguadagnare credibilità alla politica, spesso divisa e incapace di disegnare una strategia credibile di fronte alla crisi economica, ma anche culturale che ci attraversa. Scienza & Vita vuole da sempre fare la sua parte, indicando – con il Manifesto, ad esempio – che è possibile, anzi doveroso, contribuire con una riflessione culturale alla creazione di un ambiente morale in grado di fornire una tavola di discussione ragionevole anche con i non credenti. In questo Manifesto si dicono cose alte e semplici, sentite da tutti: occorre farle diventare una risorsa etica per il Paese, che non può contentarsi di sanare la crisi con i soli correttivi economici”.

I valori di cura sono specialmente di segno femminile: come renderli occasione di "reciprocità"?
“È il marchio antropologico che segna il carattere distintivo della femminilità, chiamata per via naturale e procreare e a prendersi subito cura del piccolo indigente, che tradizionalmente affida alla donna il valore della custodia della vita, dunque della cura primaria ad essa. Va comunque chiarito che non esistono valori solo femminili o solo maschili: l’accoglienza e la custodia della vita è un impegno etico universale, che supera la distinzione tra femminile e maschile. Da qui la necessità di proporre un diverso stile di vita segnato dalla condivisione, dal rispetto, dall’accoglienza, tutte parole per dire ancora una volta che, se non si riparte dalla sensibilità attenta ai valori, si rischia di smarrirci in una società individualistica, dove la cura indica soltanto la messa in atto di una terapia medica e null’altro. È dunque necessario lavorare tutti insieme per neutralizzare questa deriva egoistica e concorrere alla formazione di una società dove la vita, autentico bene comune, produce ricchezza etica ed economica”.

www.agensir.it

 

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