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Nella costruzione di una "nuova cittadinanza europea" anche "il tema dell'insegnamento della religione, e più in generale del rapporto tra società civile e religioni, assume ogni giorno maggiore importanza". Ne è convinto don Vincenzo Annicchiarico, responsabile del Servizio nazionale per l'insegnamento della religione cattolica della Conferenza episcopale italiana, intervenuto al simposio internazionale "Educare buoni cristiani e onesti cittadini" promosso il 18 e il 19 novembre a Lublin (Polonia) dall'Università cattolica "Giovanni Paolo II".
Una piena cittadinanza. Nel suo contributo "Edificare una cultura europea nel servizio dell'uomo", don Annicchiarico ha presentato la riflessione che il Servizio nazionale da lui guidato va approfondendo da anni sia a livello accademico sia a livello esperienziale. Sullo sfondo la ricerca promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee) sull'insegnamento della religione nella realtà europea, attivo in quasi tutti i Paesi e che secondo il sacerdote mette in luce "l'impegno della Chiesa nel servizio alla scuola e alle giovani generazioni in età scolare", nella convinzione "di poter contribuire, con tale insegnamento, alla costruzione della nuova Europa e allo sviluppo di una piena cittadinanza europea". Questa cittadinanza, precisa, "si realizza anche grazie alla conoscenza delle tradizioni e delle identità che hanno segnato il nostro Continente e oggi si intrecciano sempre più con altre, nel contesto di un'Europa plurale, multiculturale e multireligiosa". Il panorama che emerge dall'indagine non è "monolitico", ma "plurale e dinamico"; non esiste "un modello vincente", tuttavia, sottolinea il rappresentante Cei, "l'esperienza di un'istruzione religiosa" occupa "un posto centrale nella multiforme realtà europea" e "si presenta con tutte le carte in regola per essere considerata una strada fondata e significativa per il presente e per il futuro".
Questione educativa e antropologica. La "delicata questione educativa" ormai "sotto gli occhi di tutti", avverte don Annicchiarico, riguarda non solo bambini e giovani, "ma più radicalmente gli adulti educatori", protagonisti "di una possibile nuova azione pedagogica sulla quale scommettere", ed investe "l'intera società e quindi anche la scuola e naturalmente anche l'insegnamento della religione cattolica (Irc)". Essa richiede "una visione condivisa" e si inserisce all'interno della questione antropologica, ossia della nozione di persona e di vita umana, vero "terreno di confronto", giacché "la scienza, cui oggi si è demandato il compito di risolvere ogni problema umano", dispone "di un concetto 'ridotto' di vita, che consiste nella pura e semplice vita biologica". Nel richiamare le riflessioni del Papa sulla questione di Dio nell'orizzonte culturale-educativo dell'Europa, il direttore dell'Ufficio Cei sostiene che l'Irc potrebbe offrire "una risposta disciplinare" agli interrogativi "su Dio, sull'interpretazione del mondo, sul significato e valore della vita, sulle norme dell'agire umano".
Formazione della persona. Ma la relazione del cattolicesimo con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni, "rilevando le diverse concezioni del mondo, dell'uomo e delle relative ideologie", potrebbe inoltre favorire "la comprensione e la disponibilità nei confronti delle scelte altrui", e contribuire ad "un'azione responsabile in seno alla Chiesa e alla società". Per don Annicchiarico "il confronto esplicito con la dimensione religiosa dell'esperienza umana" svolge sicuramente "un ruolo insostituibile per la piena formazione della persona, giacché permette l'acquisizione e l'uso appropriato di strumenti culturali che, portando al massimo sviluppo il processo di simbolizzazione che la scuola stimola e promuove in tutte le discipline, consente la comunicazione anche su realtà altrimenti indicibili e inconoscibili".
Ruolo fondamentale per la convivenza civile. "Edificare una scuola a servizio della persona - ancora parole dell'esponente Cei - è il fine a cui deve tendere la cultura e per cui esiste l'educazione scolastica. E la scuola è davvero al servizio dell'uomo se porta ad appropriarsi consapevolmente e creativamente della propria tradizione". E giacché "la dimensione religiosa è costitutiva dell'essere umano", anche la scuola "deve occuparsene". Per i credenti che studiano l'Irc come disciplina scolastica, precisa don Annicchiarico, "la comprensione della religione e del cristianesimo si riferisce alle proposte e alle risposte, al significato o alla rilevanza che la religione ha per essi, alla ripercussione sui problemi personali e sociali. Per chi non crede, comprendere la religione potrebbe significare anche capire 'l'umano' delle persone che la praticano, in vista della convivenza civile nel quadro della società pluralista". Agli insegnanti di religione cattolica (Idr) il sacerdote raccomanda non solo "passione educativa per i giovani", ma anche solida formazione "antropologica, biblico-teologico-storica e dialogica", "competenze didattiche e progettuali" e continuo aggiornamento. (www.agensir.it)

 

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