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Padre Ottavio Fasano, cappuccino una vita dedicata a Dio e agli altri, attraverso una serie di opere in Italia e a in Africa a Capo Verde

di Dante Altizio

Se si presentasse alle elezioni presidenziali, nove volte su dieci le vincerebbe. Ma non lo farà. Per almeno due motivi: perché è un frate cappuccino italiano e perché lui, in fondo, a Capo Verde è già un'istituzione.

Padre Ottavio Fasano da Racconigi, al secolo Domenico, 75 anni magnificamente portati, si occupa di Capo Verde da ben prima che diventassero il nuovo paradiso del turismo. "era ancora una colonia portoghese, uno degli angoli più remoti e dimenticati dell' Africa Occidentale" ricorda Ottavio.

A Capo Verde, dieci isole di cui nove abitate al largo del Senegal, facevano scalo tecnico gli aerei della compagnia aerea sudafricana che durante gli anni bui dell' apartheid non avevano i permessi per solcare i cieli del continente nero. Prima di loro facevano scalo le navi cariche di schiavi dirette verso il nuovo mondo.

Da Capo Verde, per secoli, gli abitanti (discendenti di coloni portoghesi e schiavi) sono emigrati in massa verso l'Europa e gli USA.

"A Torino, nella mia vita di frate, ho incontrato i primi capoverdiani e mi sono avvicinato alla loro causa". E per Capo Verde e' stata una benedizione. Se oggi quell' angolo di Africa e' meno remoto, il merito è dei tanti missionari cappuccini, quasi tutti piemontesi, che hanno iniziato fin dal 1947 a lavorare laggiù . E padre Ottavio, che fino allo scorso anno ha coordinato il Centro Missioni dei cappuccini a Torino, ne e' stato il principale artefice.

"Abbiamo seguito, appoggiato, sostenuto i capoverdiani nel loro cammino di sviluppo fin dal momento dell'indipendenza Il nostro primo frate nativo delle isole era seduto tra i banchi della costituente. Abbiamo dato vita ad una radio, la prima indipendente del paese, ad un giornale, ad iniziative di sostegno dell'infanzia, delle donne, dei malati. E siamo emigrati con gli emigrati per aiutarli a mantenere un legame con la famiglia d'origine". In una parola: hanno tenuto insieme il tessuto sociale di un paese.

Padre Ottavio ha un pregio, che, a volte, è anche un difetto : sogna. E poi ciò che sogna lo vuole realizzare. "Gesù di Nazareth ci chiede di realizzare un sogno: vivere come fratelli senza lasciare nessuno indietro. Quello e' il sogno di ogni missionario".

La lista dei sogni realizzati da Ottavio è lunga e così riassumibile: non esiste ambito sociale, culturale, economico di Capo Verde che non abbia visto i missionari piemontesi in azione.

"Ho avuto confratelli generosi e pazienti che mi hanno consentito di sognare e mi hanno sostenuto, e poi molti benefattori che li hanno condivisi. Senza, non avrei potuto muovere un passo".

Gli ultimi due sogni di Ottavio sono quasi temerari. "Grazie all'amicizia di alcuni enologi del cuneese abbiamo impiantato una grande vigna nell'isola di Fogo. Il prossimo hanno avremo del vino da distribuire al circuito turistico che e' ancora in espansione in tutto l'arcipelago. Per l' economia dell’isola sarà una piccola rivoluzione". Capo Verde ha una economia legata a due voci: le rimesse degli emigrati ed il turismo. Pochissimo d'altro. Creare una piccola industria locale che si rivolga ad un mercato più ampio sarebbe un bel salto in avanti.

E poi c'è l'altro sogno: l'ospedale San Francesco d’Assisi, sempre a Fogo. "A volte ho temuto che si trasformasse in incubo, poi la Provvidenza ci ha sempre messo una pezza".

L'ospedale è forse una delle strutture ospedaliere più avanzate dell' Africa occidentale. Ma servono medici che diano disponibilità di tempo e competenze per rispondere alla domanda crescente di attenzione sanitaria". "Abbiamo una equipe di paramedici e una direttrice, Anna Bonamico, che permettono la piena efficienza della struttura, ma noi vorremmo crescere ancora". Per farlo servono medici di buona volontà. Basta un clik sul sito www.amses.it per avere tutte le informazioni necessarie e permettere ai missionari cappuccini di continuare a sognare (e realizzare).

 

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