“I cristiani mediorientali non cerchino più protezione o garanzia ma partecipazione piena”. È questo per il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, l’atteggiamento che le comunità cristiane della regione devono avere davanti alla “primavera araba”. Parlando all’incontro della Comunità di sant’Egidio, “Primavera araba verso un nuovo patto nazionale”, in corso a Roma, il custode ha affermato che “nella coscienza comune i cristiani hanno sempre cercato garanzie e protezione, mentre è importante cercare piena partecipazione, senza paura, senza irenismi ipocriti e senza vittimismi isterici”.

“Non è vero - ha sostenuto - che va tutto bene, che i musulmani sono tutti buoni, che i cristiani sono tutti vittime. Le persecuzioni che ci sono state non devono essere l’unico criterio di lettura perché a fianco di questi episodi ce ne sono altri di convivenza e di comunione. Occorre entrare, con sano realismo cristiano, nella piena partecipazione della vita pubblica del Paese del quale i cristiani fanno pienamente parte. Evitare le generalizzazioni è la sfida principale che tocca i cristiani e il loro rapporto con l’Islam”. “Le nostre comunità sono la cartina tornasole della primavera araba. Essendo anello fragile ci fanno capire quanto sta accadendo, regimi deboli, instabilità sociale, fondamentalismi di ogni genere ma sono anche elemento per comprendere la possibilità di costruire un modello nuovo, che non è utopia. Nessun grande politico, fino ad un anno fa - ha concluso padre Pizzaballa - avrebbe previsto tutti questi cambiamenti, possibili grazie anche alle esperienze e alla capacità dei leader religiosi di costruire relazioni libere e proficue”.