Novità - Eventi di rilievo

Il monito di monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara

di Gianfranco Quaglia

Il neo vescovo di Novara, si rivolge ai sacerdoti della sua Diocesi in occasione della Pasqua, per lanciare un appello: «Facciamo anche noi,soprattutto noi, il santo passaggio con la nostra gente. Che non avvenga che mentre celebriamo, noi diventiamo funzionari di Dio, gente che esercita una funzione o un ruolo, ma che non viene toccata nel cuore,cambiata nell’anima, trasformata dentro nella vita, in quel santuario intimo che nessuno vede.

Viviamo in un tempo stupendo e drammatico: è solo stringendoci la mano per camminare insieme che torneremo a dare fiducia al lavoro e alla voglia d’impresa, all’onestà e alla giustizia, alla solidarietà e a una nuova etica del dono, alla responsabilità civile per cui ciò che è di tutti appartiene a ciascuno. Voglio una diocesi tonica, sciolta, senza mugugni e piccinerie, grande nel cuore e con lo spirito anelo, con la vista lunga e il gesto coraggioso».

E’ la passione il motore che anima il servizio sacerdotale. Lo ricorda B»rambilla: «Dobbiamo essere preti appassionati, prima perché patiscono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, la fatica della vita quotidiana delle nostre famiglie; poi che si appassionano per la bellezza della casa dove si genera il domani, per una comunità cristiana dove la vita buona cresce e si trasmette, dove è bello venire alla Chiesa perché è il luogo dove tutti si trovano a casa loro. Intorno sentiamo segnali di morte, noi vogliamo essere generatori di vita».

Poi, un interrogativo: «Possiamo dire con buona coscienza che chi viene da noi - dico da noi preti e nelle nostre comunità - si trova contagiato dalla vita buona, serena, gioiosa, partecipe, affascinante, persino travolgente?».

Nel suo approccio con la vasta diocesi che dal Monte Rosa va sino alle risaie della Lomellina e ai confini con la Svizzera, Franco Giulio Brambilla (a Novara da due mesi) ha sentito «come un brivido la domanda di fiducia e speranza che sale dalla società civile e persino dalla politica. E - parole sue - ho visto i volti preoccupati della crisi del momento presente, ma rasserenati dalla parola che apre alla speranza»

www.vaticaninsider.lastampa.it   10/04/2012

 

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