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Intervista con il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura

di LISA PALMIERI BILLIG

“Il Cortile dei Gentili”, espressione che si riferisce allo spazio aperto dell’antico Tempio di Gerusalemme riservato ai non credenti e separato attraverso un muro dagli ebrei che partecipavano agli incontri di preghiera, è diventato la cornice di una campagna della Chiesa cattolica per l’apertura al dialogo con coloro che non concepiscono la trascendenza e che possiedono forti convinzioni etiche.

Il Cardinale Gianfranco Ravasi,  Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e direttore di questo progetto, è un instancabile creatore di eventi. L’ultimo “Cortile” ha avuto luogo qualche giorno fa a Palermo. Intitolato “Cultura della legalità e società multireligiosa”, ha trasmesso un forte messaggio di condanna alla Mafia.  Come in tutti i “Cortili” che hanno avuto luogo precedentemente in diverse città del mondo, il Cardinale Ravasi si è abbondantemente ed efficacemente servito di musica, danza, testimonianze personali e, in questo caso, della partecipazione dei bambini.

Tra i sogni del Cardinale, nei progetti futuri c’è l’idea di un evento a Gerusalemme al quale partecipino le personalità che rappresentano la cultura ebraica, cristiana e musulmana. Nonostante le difficoltà, egli ritiene che i tempi possano essere maturi per tale incontro. Di seguito, i punti salienti di un dialogo intrattenuto con Sua Eminenza, che coglie le riflessioni sui presupposti principali del “Cortile dei Gentili” e sulle sue particolari e specifiche caratteristiche dialogiche. Il Cardinale è famoso per la sua profonda conoscenza della Bibbia, per il suo intenso interesse nelle arti e nelle scienze, ma anche per la sua attività giornaliera su Twitter in cui si occupa di aforismi biblici e letterari, per la gioia dei suoi ricettivi lettori.

“L’idea è stata lanciata da Benedetto XVI durante il suo discorso di Natale del 2010 alla Curia e ai diplomatici internazionali accreditati presso la Santa Sede. Lo scopo degli eventi del Cortile”, racconta il Cardinale Ravasi, “è di impegnarsi nel dialogo con tutti i non credenti, vincolati da ideali etici ma incapaci di concepire la trascendenza, che cercano le risposte alle domande esistenziali fondamentali dei nostri tempi. Gli agnostici che ricercano le risposte”afferma, “spesso sono più vicini a Dio rispetto a coloro per i quali la fede è semplicemente un’abitudine meccanica”.

“Siamo particolarmente interessati al discorso scientifico e socio-culturale. Per il cattolicesimo, il soprannaturale non annienta l’ordine naturale. La fede non esclude la ragione. L'etica religiosa (che costituisce l'etica morale) è radicata nell'etica naturale ma è più impegnativa, come ad esempio nell’ambito sessuale.

 

“Ci incontriamo su terreni neutrali di dialogo, non su quelli della teologia cattolica. I non credenti possono essere definiti come agnostici, umanisti, laicisti, anche atei” afferma Ravasi, ma noi insistiamo sul rispetto reciproco. Il linguaggio aggressivo, offensivo, sarcastico utilizzato da alcuni militanti atei non può produrre ‘dialogo’, che dal greco significa ‘attraversare’ un argomento per scambiarsi idee”.

Gli eventi dei “Cortili” si sono tenuti in diverse città europee, da Bucarest e Tirana a Barcellona, Firenze, Bologna, Roma e Parigi. Il prossimo dibattito è programmato per il 29 e il 30 marzo a Palermo ed è intitolato “Cultura della legalità e società multiculturale”, al quale parteciperanno il procuratore antimafia Piero Grasso, Nando Dalla Chiesa, Remi Bague, Gian Enrico Rusconi e Giuliano Amato.

Il Cardinale Ravasi ricorda con particolare calore l’evento di Bucarest sul tema “In cosa crede un non credente?”.

“Sono giunti 2000 studenti” ha affermato. Una donna che si era dichiarata atea prima che io parlassi, in seguito mi ha rivelato ‘Credo di non potermi più considerare atea’”.

Non avete ancora organizzato un evento in Medio Oriente. Non crede che il dialogo interculturale in quest’area possa rafforzare le prospettive di un maggior rispetto dei diritti umani e dello sviluppo di nuove democrazie? Coinvolgerebbe Israele nel dialogo?

"Credo che la maggior parte dei Paesi in quest’area non siano ancora pronti per il confronto culturale. Comunque sì, Gerusalemme sarebbe un punto di partenza ideale. Ho invitato l’Ambasciatore israeliano presso la Santa Sede a partecipare a un incontro regionale degli ambasciatori asiatici, ma sfortunatamente non è potuto intervenire. Ho anche invitato scrittori come Amos Oz, David Grossman, Abraham Yehoshuah ad altri eventi, ma in un modo o nell’altro non siamo ancora riusciti a rendere ciò possibile. Sarei molto felice di organizzare a Gerusalemme un incontro con intellettuali e artisti ebrei, cristiani e musulmani".

Il popolo ebraico potrebbe essere ancora scettico nei confronti delle vere intenzioni della Chiesa. Un po’ per i secoli di "controversie" teologiche vincolanti il cui scopo principale era la conversione degli ebrei e un po’ per le migliaia di conversioni forzate, gli israeliani potrebbero temere il proselitismo....

“Posso garantirvi che oggi la Chiesa cattolica non si occupa di proselitismo. Anche l’evangelizzazione – al di fuori dell’ambito del Cortile e affidata al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione guidato dal Cardinale Rino Fisichella – è limitata all’incoraggiamento ai cristiani di ritornare alla loro fede, una fede post-Concilio Vaticano II. Il nostro scopo è proporre, non imporre.

“Gli ebrei, inoltre, proprio come i cattolici, credono che la loro sia la Vera fede. Gli ebrei e i cattolici condividono molti valori comuni relativi al campo della morale, al concetto di Dio e di trascendenza, al simbolismo, possiedono un testo comune, ecc. Per quanto riguarda l’etica sessuale, condividiamo la stessa visione sull’omosessualità e sull’aborto, ecc. Esistono molte affinità e il dialogo è più semplice con gli ebrei che con i protestanti”.

Le nostre visioni non sono davvero identiche. Esistono rabbini ebrei omosessuali e l’aborto è permesso durante i primi tre mesi di gravidanza se la vita o la salute della madre si trovano in serio pericolo. Un feto è considerato un essere umano solo dopo la sua nascita..... Sono presenti diverse opinioni nei diversi rami dell’ebraismo: ebraismo ortodosso, conservatore, riformista, liberale, ricostruzionista, umanistico e secolare.

“Forse siamo più vicini all’ebraismo ortodosso. Comunque, anche coloro che si definiscono ebrei “non credenti” o “atei” hanno un senso d’identità religiosa più forte rispetto ai cristiani, grazie al loro concetto di appartenenza al popolo. Quasi tutta la letteratura americana ebraica è stata prodotta da ebrei atei. Saremmo molto interessati a intrattenere un dialogo culturale, antropologico con gli ebrei secolari israeliani e a comprendere in che modo un rabbino e un credente considerino un ebreo ateo come Woody Allen!”

Il dialogo con i non credenti è diventato una priorità per la Chiesa cattolica. Al 25° anniversario della prima Giornata Mondiale della Preghiera Interreligiosa ad Assisi lo scorso ottobre, l’“umanista” francese Julia Kristeva è stata una dei principali oratori.

“È un’eccezionale pensatrice. Ho letto molte delle sue opere. Il suo dialogo con Jean Vanier ne “Il loro sguardo buca le nostre ombre” sui disabili, è colmo di umanità, di calore materno, con introspezioni psicologiche e razionali. Il suo discorso e quello del Rabbino David Rosen sono stati i più significativi della giornata. Entrambi si sono concentrati sulla persona umana, sulla sua dignità, nobiltà e sui suoi limiti.

Lei ha rivelato di rimpiangere il fatto di non aver avuto la fortuna di dialogare con l’ateo britannico Christopher Hitchens prima della sua morte.

“Sì, sono sicuro che egli avrebbe riconosciuto una serie di valori che non si possono ridurre semplicemente ad una questione di cellule. Egli esprimeva una spiritualità. Non credo che avrebbe negato l’esistenza dell’anima”.

Spesso cita le battute di coloro che si definiscono non credenti.

“Intende dichiarazioni come quella di Bunuel, “Io sono ateo per grazia di Dio”, o di Ionesco, “Ogni volta che il telefono suona mi precipito nella speranza che possa essere Dio che mi telefona, o almeno uno dei Suoi angeli di Segreteria...” o dello scrittore romeno Emil Cioran che scrisse “Quando ascoltate Bach vedete nascere Dio….” o di Woody Allen “Non so se Dio esiste, ma se esiste spero che abbia una buona scusa….”

Quale crede che sia la principale preoccupazione religiosa condivisa tra cristiani ed ebrei oggi?

"Direi l’esponenziale secolarizzazione della società. Che Dio esista o no, per molti è irrilevante.  Charles Taylor ha espresso questo aspetto con un aforisma ne “L’età secolare”: “Se Dio venisse oggi in una nostra città, l’unica cosa che succederebbe è che gli chiederebbero i documenti”.

www.vaticaninsider.lastampa.it  Roma 12/04/2012

 

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