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Incontro con il cardinale Georges Cottier in occasione del suo 90esimo compleanno. L’ex collaboratore di Giovanni Paolo II parla dell’attuale pontefice e dell’eredità del Concilio

di Antoine-Marie Izoard

Il cardinale svizzero Georges Cottier compie 90 anni il 25 aprile 2012. In pensione dalla fine del 2005, l’ex teologo e collaboratore di Giovanni Paolo II vive tutt’oggi in Vaticano. Teologo presso la Casa Pontificia per 16 anni, il domenicano ci parla dei 7 anni di pontificato di Benedetto XVI, dell’eredità del Concilio Vaticano II e dei lefebvriani, della nuova evangelizzazione ma anche dell’eternità.

Benedetto XVI ha da poco festeggiato il settimo anniversario del suo pontificato: cosa può dirci di questi 7 anni?

É alla luce del Concilio che bisogna analizzare il pontificato di Benedetto XVI. Uno dei momenti decisivi del suo pontificato, per indicare una “linea”, è stato il suo discorso di auguri alla curia romana nel dicembre del 2005. É in quell’occasione che vanno ricercate le chiavi di lettura del Concilio. La proclamazione dell’Anno della fede va vista anch’essa in tal senso: è il proseguimento del Concilio. Il pontefice riprende infatti l’iniziativa di Paolo VI del 1967, che aveva indetto un Anno della Fede. Seguirà poi anche il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Ci ritroviamo pienamente nell’intenzione originaria del Concilio. Il desiderio di Giovanni XXIII è far sì che il messaggio cristiano giunga ai nostri contemporanei. L’aspetto missionario è fondamentale.

A volte si rimprovera Roma di offrire come strumento di nuova evangelizzazione unicamente il “Catechismo della Chiesa Cattolica”...

Il catechismo esiste per formare gli evangelizzatori! Questi devono essere in possesso del messaggio che dovranno veicolare. É uno strumento meraviglioso per l’intelligenza della fede. Roma ha dato il primo impulso ma l’evangelizzazione non avrà luogo a Roma bensì alla base, nelle diocesi!

Torniamo al Concilio Vaticano II. La mano tesa del Papa ai lefebvriani può rappresentare una minaccia per le conquiste dell’ultimo concilio?

Non credo in quanto il Papa, così come la Congregazione per la dottrina della fede, è stato molto chiaro nell’affermare che non è possibile rinunciare al Concilio Vaticano II. Tra i doveri del successore di Pietro vi è la difesa dell’unità della Chiesa e una minaccia di rottura non può certamente essere presa alla leggera. É suo compito fare tutto il possibile per realizzare quest’unione conformemente alle idee del Concilio, al quale non è possibile rinunciare. Qualsiasi altro papa, forse in modo diverso, avrebbe fatto la stessa cosa. Non è assolutamente incompatibile con la nuova evangelizzazione.

Esistono dei movimenti più “progressisti” che chiedono uno sforzo, da parte di Roma, nel senso di gesti importanti nei loro riguardi. É possibile immaginare, ad esempio, un gesto d’apertura alla comunione delle persone divorziate e risposate?

Tali correnti non rappresentano affatto una minaccia di scisma. Si tratta di cristiani che pongono dei problemi molto seri, e ciò di cui lei mi parla, in particolare, è molto doloroso. É un problema pastorale che tutti i vescovi hanno a cuore ma che non minaccia affatto la rottura dell’unità. Peraltro non si parla in alcun modo, o si parla poco nei media, di tutti quei gruppi di anglicani che entrano nella Chiesa e ai quali viene offerto di conservare alcuni elementi della liturgia anglicana. Ciò dimostra che non esiste alcun tipo di tensione liturgica. Si tratta anche di un lavoro di unità ed è lo stesso Papa a fare entrambe le cose!

All’età di 90 anni, cosa vorrebbe dire alla nuova generazione di preti europei o di laici che sono particolarmente sensibili al tema dell’identità?

In una società fortemente instabile, i giovani hanno bisogno di punti di riferimento. Direi essenzialmente: non siate riluttanti! Questa ricerca identitaria può condurre a un ripiegamento su sé stessi che non rappresenta più la vera identità della Chiesa poiché essa è, per natura, missionaria!

Cosa prova ritornando con la mente agli anni trascorsi e al suo percorso personale?

Rendo grazie a Dio ma sento anche di dover fare penitenza per tutto quello che avrei dovuto fare e che non ho fatto o che ho fatto male. Alla mia età rimangono pochi passi da compiere, per cui si pensa all’eternità...

In Cielo incontrerà Giovanni Paolo II! Cosa gli dirà?

Gli dirò grazie! Ci è stato donato un grande Papa

 

www.vaticaninsider.lastampa.it  -  25 aprile 2012

 

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