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Essere e fare in rete

Progetto Policoro: sempre più efficaci le iniziative in 100 diocesi

Anzitutto, “crescere” nelle relazioni, fare “rete”. Prima dei “gesti”, è già questo un segno di “speranza”. E’ la prospettiva con cui si è chiuso oggi il 25° Corso di formazione nazionale del “Progetto Policoro” (Info:www. progettopolicoro.it), che dal 21 aprile ha riunito a Roma i giovani animatori di comunità delle 100 diocesi coinvolte nell’esperienza ecclesiale, promossa dalla Cei (pastorale del lavoro, pastorale giovanile e Caritas italiana). Questa mattina all’udienza in piazza san Pietro hanno ascoltato l’auspicio di Benedetto XVI per questo progetto “alla luce dei valori evangelici, possa sostenere quanti si adoperano in favore delle problematiche lavorative delle giovani generazioni”. Michela Cubellis per Sir ha partecipato ai lavori dei cinque giorni.

“Lavorare insieme per crescere insieme”: è il motto dell’iniziativa di cui si è parlato nell’ultima giornata dei lavori, iniziativa tesa a promuove rapporti di “reciprocità” tra gli animatori. Ogni animatore, con un animatore dello stesso anno di formazione, ma di regione diversa, ha dato vita a una coppia di “reciproci” impegnati a fare un tratto di strada insieme, scambiandosi proposte, esperienze, soluzioni… “Le idee e l'operatività scaturita in questi primi sei mesi sono impressionanti. Anzitutto, – spiega mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro – i giovani animatori si sono accorti del valore dell'iniziativa che punta sulla relazione per crescere prima ancora che sul fare qualcosa. Dalla relazione tra diverse diocesi poi, cogliendo la diversità come opportunità, si stanno realizzando, quasi a specchio, sui due territori scambi di progetti: tirocini nelle scuole, incontri sul dare un senso al lavoro, convegni sull’educazione al lavoro dignitoso, corsi paralleli sulla legalità, seminari nelle università e stage formativi per la creazione di imprese...”

Diventare imprenditori. E’ il caso degli animatori “reciproci” delle diocesi di Palermo e Bari.“Ultimamente è cresciuto il desiderio di creare imprese autonomamente, per affrancarsi da logiche come il pizzo. Il Progetto Policoro è riuscito a organizzare con l’università di Palermo e al ‘Consorzio Arca’– racconta al Sir l’animatore Antonio La Monica – un’attività seminariale, propedeutica a corsi di formazione, che oltre ad agire sull’aspetto motivazionale, vuol dare conoscenze e strumenti per come avviare concretamente un’impresa. Intendiamo promuovere anche degli “incubatori”, spazi dove i giovani possano avere piccoli locali e strumentazioni per sperimentare le loro idee innovative. Li incentiviamo così a crearsi alternative a logiche di micro delinquenza, clientelismo, lavoro nero. Anche Bari adesso si sta attivando per trovare una collaborazione con l’università”.

Vincere la paura. Un percorso di educazione alla “cittadinanza attiva” in due zone condizionate dal fenomeno mafioso e camorristico, è l’idea pensata in “reciprocità” dalle animatrici della diocesi di Monreale e di Aversa. “Abbiamo visto che ciò che blocca i giovani nel mettersi in gioco con imprese sui nostri territori, per quanto possano avere idee, è la paura del contesto criminale”, raccontano le due giovani, Rossana Pizzo e Nunzia Marmorella. “Abbiamo pensato, così ad una serie di incontri, per avvicinare prima i giovani al pensiero della dottrina sociale sulla ‘cittadinanza attiva’, poi invitando testimoni che mostrano che è possibile agire con logiche diverse (ad es. cooperative come ‘Libera’). Una volta fatto capire che è possibile essere ‘cittadini attivi’ poniamo ai ragazzi la domanda: cosa posso fare io per cambiare la realtà del territorio?”

Esplorare risorse. Gli animatori “reciproci” delle diocesi di Crotone e Otranto stanno avviando invece una ricognizione dei beni della curia abbandonati, locali, terreni, etc da poter usare. “In diocesi – spiega al Sir, Paolo Natale di Crotone - ci sono appartamenti che potrebbero servire per ricongiungimenti familiari di immigrati ai quali affiancare figure professionali. Sale incustodite potrebbero diventare bed and breakfast. Con i beni culturali della chiesa si potrebbero inventare servizi turistici gestiti da giovani”. Amalfi e Campobasso pensano al modo per far riscoprire ai giovani gli antichi mestieri abbandonati “L’idea ci è venuta da una manifestazione in piazza organizzata nel mio comune”, spiega Nadia D’Amore, animatrice della diocesi Amalfi. “Vorremmo allestire iniziative simili, a cui dare seguito con corsi di formazione, per promuovere l’artigianato tipico, mestieri come il calzolaio, il sarto, che oggi nessuno vuole fare più”.

Cambiare sguardo. Il lavoro degli animatori di comunità mira infine soprattutto a cambiare lo sguardo sul senso del lavoro, da riscoprire come vocazione e servizio. Uno sguardo non disgiunto, in ultimo, da quello sulla famiglia.“Il Progetto Policoro quando entra nella vita dei giovani ne cambia la vita. E’ successo a me e mio marito che ci siamo da poco sposati”, racconta Anna Chiara Desiderio, animatrice della diocesi di Nocera-Sarno. “Policoro ti fa guardare il lavoro come realizzazione di una dimensione profonda della persona e ti mette in una “rete” di relazioni grazie a cui non ti senti più solo. Tanti giovani hanno paura a fare un passo come il matrimonio perché si sentono isolati, non sostenuti. Io se l’ho fatto è perché Policoro mi ha permesso di guardare al futuro con una speranza”. www.agensir.it

 

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