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Con autorevolezza e rigore

Dal 4 al 5 maggio una due giorni sulla comunicazione

“Una due giorni all’insegna della comunicazione per confrontarsi su saperi e competenze: un’occasione per offrire una riflessione di alto profilo sia per modalità e tecniche attraverso cui si comunicano i temi della scienza e della vita, sia riguardo gli aspetti interrogativi di riferimento”.

Lucio Romano, docente presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e copresidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita con Bruno Dallapiccola, presenta il IX convegno nazionale e XI incontro delle associazioni locali, in programma il 4 e 5 maggio a Roma (Centro Congressi TV2000 di Via Aurelia 796). “Comunicare scienza. Comunicare vita” il tema dell’appuntamento, che sarà aperto dalla lectio magistralis di mons. Domenico Pompili, sottosegretario Cei e direttore Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Info e programma su www.scienzaevita.org.

Comunicazione autorevole e rigorosa. “Trattare di modalità e mezzi di comunicazione – spiega Romano - significa oggi interpretare nuovi bisogni di conoscenze da declinare con tecniche che consentano una fruizione e condivisione più facile e immediata (es.: twitter, facebook, blog, ecc.) con tempi a disposizione sempre più limitati”, mentre la comunicazione sui temi delle biotecnologie, della bioetica e del biodiritto “può pagare lo scotto di una maggiore complessità semantica e argomentativa”. In altri termini, “mentre la comunicazione della ricerca scientifica si avvale oggettivamente di un linguaggio e di una penetrazione mediatica più immediata, quella inerente i valori antropologici in gioco” richiede “tempi maggiori per l’argomentazione e per la riflessione da parte dell’utente in quanto coinvolto direttamente con il sentire interiore (coscienza)”. Nel rilevare la “specifica attenzione” dei media per l’attualità “della bioetica e della biopolitica”, tematiche dalle “rilevanti ricadute sociali e di chiaro interesse pubblico”, Romano tuttavia sottolinea la “sovrabbondanza d’informazioni” che “non consente una reale maturazione in consapevolezza da parte dell’utente: troppa informazione, nessuna informazione”. Di qui, giacché “la rete non è solo un dispositivo tecnico da utilizzare, ma è un luogo antropologico da abitare”, l’esigenza di “autorevolezza e rigore nella comunicazione”, oltre alla necessità di una “comunicazione rigorosa per argomentazione, obiettiva e plurale”, ossia “non schierata” e che non privilegi “solo alcuni aspetti a discapito di altri”. No, dunque, a “integralismi” che si vadano a “contrapporre a discapito della ricerca della verità, intesa come fine e fondamento della interdisciplinarietà in bioetica”.

Connettere saperi umanistici e ricerca scientifica. Il doppio appuntamento, prosegue il copresidente di Scienza & Vita, intende rappresentare “un’occasione di confronto e di dialogo costruttivo non escludente, che inerisce il fondamento dell’integrazione tra saperi: prioritariamente tra scientifico-biomedico e antropologico-valoriale” con l’obiettivo di “coniugare in maniera virtuosa sapere descrittivo-quantitativo (scienze biomediche) e sapere valutativo-normativo (etica), con riferimento fondativo all’uomo nella sua intangibile unitridimensionalità (corpo, psiche, spirito) e intrinseca dignità”. Un argomento “spesso divisivo” ma di “cogente attualità” da declinare alla luce della integrazione e complementarietà delle conoscenze “che si fanno saperi comuni e condivisi”. Proprio sul tema della complementarietà tra saperi umanistici e ricerca scientifica, “spesso posti erroneamente in posizioni di contrapposizione e di reciproche incomprensioni o chiusure apodittiche”, Romano richiama il sociologo e filosofo Edgar Morin, secondo il quale “occorre saper unire, connettere, combinare fonti del sapere che rimangono frammentate e separate” giacché “con lo sviluppo della tecno-scienza e della società dell’informazione, diventa cruciale la sfida” della cosiddetta “democrazia cognitiva”. Secondo Morin, “la cultura umanistica e scientifica hanno le medesime fonti storiche, obbediscono alle stesse regole fondamentali della dialogica argomentativa e della discussione critica, hanno lo stesso ideale etico della conoscenza della verità”. Dalla democrazia cognitiva, prosegue Romano, “emerge poi la necessità di colmare il gap culturale dato dall’asimmetria informativa, ovvero dalla disparità tra disponibilità di informazioni e comprensione delle stesse. Ancor più si sottolinea l’attualità culturale di una ‘info-etica’ che dia la concreta possibilità di far conoscere la verità sull’uomo” giacché “la tecnologia e i nuovi media sono solo un mezzo, mentre quello che conta è il contenuto”, ossia “la verità globale che si comunica”. www.agensir.it

 

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