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Nei giorni scorsi, la Chiesa ha celebrato la memoria di Filippo, uno dei dodici Apostoli. Scarne notizie su di lui sono ricavabili dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli, mentre fonti della tradizione lo indicano come evangelizzatore a Oriente, in particolare nella Frigia, storica regione oggi corrispondente alla Turchia. E proprio a Hierapolis, località della Frigia meridionale, Filippo vive gli ultimi anni prima della morte, nell’anno 80 dopo Cristo.

Da 1500 anni le sue spoglie riposano a Roma, ma la prima sepoltura dell’Apostolo è stata oggetto di lunghe ricerche, coronate da successo la scorsa estate. Principale artefice del rinvenimento è stato il prof. Filippo D’Andria, direttore della missione scientifica a Hierapolis. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

R. – La tradizione della presenza dell’Apostolo Filippo è molto antica. Una tradizione già consolidata nel II secolo, quindi pochi decenni dopo la morte. Nel 190 dopo Cristo, siamo già sicuri che questa tradizione della presenza dell’Apostolo, del “Martyrion” e della tomba a Hierapolis, è stabilita e tutta la ricerca archeologica sul terreno è stata poi portata avanti dalla missione archeologica italiana fondata nel 1957 da un ingegnere del politecnico di Torino, il prof. Paolo Verzone, che già si era posto la domanda di dove fosse questa tomba di cui parlano le fonti letterarie e aveva identificato un luogo su una bellissima collina, proprio fuori le mura della città di Hierapolis, all’interno di un paesaggio straordinario veramente intenso. Su questa collina aveva identificato il “Martyrion”, cioè una chiesa costruita sopra un luogo che evidentemente conservava delle memorie. Però, le ricerche di Verzone non hanno portato alla scoperta della tomba e anche io – quando sono diventato direttore della missione nel 2000 – ho cercato con i mezzi anche tecnologici, con le prospezioni geofisiche, di verificare se nel “Martyrion” di San Filippo ci fosse qualche cavità, in particolare sotto l’altare. Ma non ho avuto nessun tipo di risposta.

D. – Per questo ha deciso che il sito dove rivolgere l’attenzione doveva essere altro?

R. – Infatti, era un altro. Tuttavia, questa indicazione ci è venuta dal lavoro sistematico che i nostri topografi hanno fatto con l’impiego delle immagini satellitari, del telerilevamento, e abbiamo capito che la Chiesa ottagonale, il “Martyrion” di San Filippo, era al centro di un più grande complesso monumentale e da queste prospezioni sono venute le tracce di un altro edificio che poi abbiamo compreso essere una seconda chiesa, a poca distanza dall’altra ottagonale, coperta da un immane cumulo di pietra che aveva scoraggiato chiunque da iniziare gli scavi. Abbiamo capito che questa seconda chiesa doveva darci risposte, perché c’era molto marmo lavorato, c’erano iscrizioni già in superficie. Ci siamo concentrati in questo luogo e con nostro stupore è venuto fuori in effetti che si trattava di una seconda chiesa, a tre navate, edificata nel V secolo ma attorno a una tomba romana del I secolo.

D. – Quindi, questa scoperta vi ha confermato che eravate sulla buona strada?

R. – Sì. Con il procedere degli scavi del mese di agosto, settembre dello scorso anno, è venuta alla luce una chiesa ricchissima, con mosaici parietali, con marmi, con iscrizioni… Ma la cosa più strabiliante è venuta nella zona dell’altare dove abbiamo identificato un tipico altare martiriale, costruito sopra una cavità dove chiaramente il corpo del santo è stato portato quando hanno costruito la Chiesa, per essere poi trasferito nel loculo sotto l’altare.

D. – Da ciò che avete scoperto finora, che idea si è fatto della vita di questa prima e antichissima comunità cristiana in Anatolia?

R. – Era una comunità molto vivace molto attiva. Tra l’altro, siamo in una regione in cui il dibattito teologico inizia molto presto. Pensate che proprio di fronte a noi c’è Laodicea, una delle sette città dell’Apocalisse di San Giovanni. Di fronte c’è la grande montagna su cui è costruita la città di Colosse, la città della lettera di San Paolo ai Colossesi, e inoltre su questa montagna c’è una grotta da cui nasce il culto dell’Arcangelo Michele. Quindi, tanti temi del cristianesimo nascono proprio in questa valle del Lykos, in questa regione che è dominata dalla città di Hierapolis, che non a caso significa “città santa”. www.radiovaticana.org

 

 

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