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La monaca tedesca sarà la quarta dottoressa della Chiesa, dopo Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresina di Lisieux

di Domenico Agasso JR

Il titolo dottorale titolo imposto ai Santi particolarmente illuminanti per la dottrina cattolica (attualmente sono 33) sarà conferito a breve. Intanto Benedetto XVI, durante l’udienza concessa al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, oltre ad aver autorizzato il dicastero a promulgare i decreti riguardanti 39 prossimi beati e 12 nuovi venerabili servi di Dio, ha inserito nel culto liturgico della Chiesa universale la monaca tedesca - mai canonizzata ufficialmente – che contrastò l’eresia dei Catari: l’intenzione è di aggiungerla al novero dei Dottori della Chiesa il prossimo ottobre.

Citata spesso da Benedetto XVI nei suoi discorsi e nelle sue catechesi, santa Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Hohe, Germania, 1098 – Bingen, 17 settembre 1179) sarà la quarta Dottoressa della Chiesa, dopo Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresina di Lisieux (le prime due proclamate da Paolo VI, la terza da Giovanni Paolo II).

Certi vescovi tedeschi non la sopportano. Ildegarda, decima figlia dei nobili Vermessheim, con la voce e con gli scritti s’immischia in problemi come la riforma della Chiesa e la moralità del clero. E poi ne discute pure con maestri diteologia. Ma sono cose da monaca? La sua risposta è sì. Sono cose da donna e da monaca. Nel monastero di Disinbodenberg i suoi l’hanno portata all’età di 8 anni, come scolara.

Poi è rimasta lì, prendendo i voti con la guida della grande badessa Jutta di Spanheim; e nel 1136 l’hanno chiamata a succederle. Dal suo primo monastero ha poi diretto la fondazione di altri due nell’Assia-Palatinato; quello di Bingen (dove lei si trasferisce nel 1147) e quello vicino di Eibingen, fondato nel 1165. Questa è l’Ildegarda organizzatrice. Poi viene l’Ildegarda ispirata, la mistica, quella di tutte le sorprese. Ha visioni, riceve messaggi e li diffonde con gli scritti. Dopo le prime esperienze mistiche, ne ha scritto a Bernardo di Chiaravalle, e non poteva trovare miglior consigliere. Bernardo non s’inalbera, come quei vescovi tedeschi, di fronte a una donna che discorre del cielo e della terra. Anzi, la capisce e le fa coraggio, aiutandola pure a non perdere la testa: le vicende soprannaturali non dispensano dal realismo e dall’umiltà.

Ildegarda diffonde racconti delle sue visioni; e, in forma di visione, tratta argomenti di teologia, di dogmatica e di morale, aiutata da una piccola «redazione». Esaltando le «opere di Dio», include tra esse le piante, i frutti, le erbe: e la sua lode si traduce in un piccolo trattato di botanica.
Ma soprattutto Ildegarda insegna a esprimere l’amore a Dio attraverso il canto. Con ogni probabilità è la prima donna musicista della storia cristiana. Suoi i versi, sua la melodia, prime esecutrici le monache di Bingen; poi quelle di Eibingen, e di tanti altri monasteri benedettini.

Ma non stiamo raccontando qui una storia antica: la musica di Ildegarda, dopo novecento anni, si fa nuovamente sentire ai tempi nostri, ripresa e divulgata dall’industria discografica. Ildegarda vive e lavora fino alla sua età più tarda,sognando una Chiesa formata tutta di «corpi brillanti di purezza e anime di fuoco», come le sono apparsi in una visione; e liberata dall’inquinamento di altri cristiani che le sono pure apparsi: «Corpi ripugnanti e anime infette».

Tra i grandi artefici di purificazione nel mondo cristiano, bisogna mettere in primo piano anche questa donna appassionata. Dopo la morte si era avviato un processo di canonizzazione, che però è stato interrotto.

Ma il culto è continuato. Ancora nel 1921 è nata in Germania la congregazione delle Suore di Santa Ildegarda.

www.vaticaninsider.lastampa.it   -  Roma 12/05/2012

 

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