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All’incontro internazionale delle Famiglie di Milano la storia della giovane donna che interruppe le cure per salvare il bimbo che attendeva la cui causa di beatificazione è in corso

 

di Giorgio Bernardelli

Una mamma che rinuncia alle cure che potrebbero mettere a rischio la vita del bambino nel suo grembo. Una mamma degli anni Novanta, cresciuta in una parrocchia che si trova a poche centinaia di metri dal grande prato del Parco Nord, dove il 2 e 3 giugno Benedetto XVI incontrerà le famiglie del mondo. Una «laica e madre di famiglia» la cui causa di beatificazione da pochi giorni ha concluso l'iter diocesano e sta per essere esaminata a Roma dalla Congregazione per le cause dei santi.

Immersi nella grande folla, ci saranno anche gli amici e le amiche di Maria Cristina Cella Mocellin al VII Incontro mondiale delle famiglie. Quelli insieme a lei cresciuti a Cinisello Balsamo in una parrocchia intitolata proprio alla Sacra Famiglia: una chiesa che si trova subito al di là dell'autostrada che lambisce l'aeroporto di Bresso, il luogo dove si terranno la veglia delle testimonianze e la Messa di Benedetto XVI. Una parrocchia che custodisce come una perla preziosa la storia di una giovane donna che - nel giro di qualche anno - potrebbe essere elevata all'onore degli altari come Gianna Beretta Molla, la mamma di Mesero proclamata santa da Giovanni Paolo II.

Alla Sacra Famiglia Maria Cristina - classe 1969 - aveva frequentato l'oratorio, era cresciuta accanto alle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, si era messa lei stessa in gioco come catechista ed animatrice. Finché - un anno, durante le vacanze nella casa di famiglia in Veneto - era arrivato l'incontro con Carlo Mocellin e la scoperta di un amore che l'avrebbe portata il 2 febbraio 1991 a completare quel percorso con il matrimonio e il trasferimento a Carpané, in provincia di Vicenza. Lì sono nati presto Francesco prima e Lucia dopo; ma nel 1994, durante la terza gravidanza, quella di Riccardo, è tornato a manifestarsi un tumore che l'aveva già colpita a soli 18 anni.

E allora lei ha compiuto - appunto - la scelta difficile di mettere al primo posto la vita del piccolo. Che cosa abbia significato quel gesto lo racconta lei stessa in una lettera che, il 24 settembre 1995 dall'ospedale di Marostica, ormai intuendo quanto sta per succedere (morirà un mese dopo), ha scritto proprio a quel figlio di pochi mesi, oggi adolescente. Un testo che vale più di mille altre parole.

«Caro Riccardo - gli ha raccontato Maria Cristina -, tu devi sapere che non sei qui per caso. Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c'erano... quando abbiamo saputo che c'eri, ti abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze. Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticavano ancora un tumore all'inguine. La mia reazione fu quella di ripetere più volte: "Sono incinta! Sono incinta! Ma io dottore sono incinta!". Per far fronte alle paure di quel momento ci venne data una forza smisurata di volontà di averti. Mi opposi con tutte le mie forze al rinunciare a te, tanto che il medico capì tutto e non aggiunse altro».

«Ora, Riccardo, sei un dono per noi - continua la lettera -. Quella sera in macchina di ritorno dall'ospedale, quando ti muovesti per la prima volta sembrava che tu mi dicessi: "Grazie mamma che mi vuoi bene!". E come potremmo non volertene? Tu sei prezioso, e quando ti guardo e ti vedo così bello, vispo, simpatico... penso che non c'è sofferenza al mondo che non valga la pena per un figlio. Il Signore ha voluto ricolmarci di gioia - sono le ultime parole lasciate scritte a Riccardo -: abbiamo tre bambini stupendi che con la sua grazia potranno crescere come Lui vuole. Non posso che ringraziare Dio perché ha voluto farci questo dono grande, che sono i nostri figli. Solo Lui sa come ne vorremmo altri, ma per ora è davvero impossibile».

Maria Cristina è morta a 26 anni all'ospedale di Bassano del Grappa il 22 ottobre 1995. A istruire la sua causa di beatificazione è stata la diocesi di Padova entro i cui confini si trovano le parrocchie di Carpané e Valstagna dove è vissuta e tuttora vive la famiglia Mocellin. Ma il legame con Cinisello Balsamo è rimasto comunque forte: chi l'aveva conosciuta ha dato vita all'Associazione Amici di Cristiana che diffonde la memoria di questa figura. Tra le altre iniziative ha promosso la pubblicazione del libro «Cara Cristina... la vita di Maria Cristina Cella Mocellin», scritto da Alberto Zaniboni e pubblicato nel 2009 dalle Edizioni San Paolo. C'era, dunque, anche un folto gruppo di amici della parrocchia Sacra Famiglia venerdì 18 maggio nella chiesa di Valstagna al rito solenne durante il quale l'arcivescovo Antonio Mattiazzo ha chiuso ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione, inviando a Roma tutta la documentazione. E oltre a loro - insieme ai parrocchiani del paese - erano presenti anche alcuni volontari e ospiti della Casa di accoglienza Maria Cristina Cella che il Centro di aiuto alla vita di Padova ha aperto a Saccolongo. Un modo per far sì che il gesto di accoglienza di mamma Cella Mocellin si rinnovi anche con tante mamme con bambini che si trovano a vivere altre difficoltà.

L'Associazione Amici di Cristina sarà presente al VII Incontro mondiale delle famiglie con un suo stand e una mostra all'interno della Fiera della famiglia, lo spazio espositivo allestito presso Fieramilanocity in concomitanza con il Congresso teologico pastorale che da martedì 29 precede l'incontro con il Papa. Distribuiranno gratuitamente a tutti un volantino in italiano e in inglese per raccontare chi era questa loro amica. E perché la sua storia ha molto da trasmettere anche a tante altre famiglie di oggi.

www.vaticaninsider.lastampa.it  -  Roma 27/05/2012

 

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