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Seppur lievi le scosse non danno tregua ai paesi martoriati dal terremoto. La gente fugge impaurita e servono case vuote e camper disponibili per ospitare gli sfollati.

di Tiziana Nicastro

Fuoriuscite di gas, cavi elettrici spezzati, incendi, linee telefoniche in tilt e soprattutto tante e tante macerie. La terra è tornata a tremare in Emilia e questa volta in pieno giorno, ma anche durante la notte le scosse non hanno dato tregua. La magnitudo registrata ieri è stata di 5.8: interminabile e fortissima, così è stata avvertita dalla gente, in strada o al lavoro e quindi sveglissima e terrorizzata.«Sembra di stare in guerra – mi racconta Roberta di Medolla –. Siamo tutti in strada, sono salva per miracolo, sono uscita immediatamente dall'ufficio, i capannoni dell'azienda sono crollati». Ho impiegato oltre due ore per mettermi in contatto con conoscenti che vivono a San Felice, Cavezzo, Mirandola, Medolla. Le notizie in tivù incalzano, i morti continuano ad aumentare anche perché col passare delle ore non si avverte alcun suono da sotto le macerie. Al momento sono 16 quelli accertati, mentre si continua a scavare per cercare un disperso.


«Ero in casa di mia nonna a Cavezzo – mi dice Sara – e ho visto il palazzo di fianco venir giù in pochi secondi, ora c'è solo polvere e tante macerie». Stento a credere a quello che sento dall'altra parte del telefono. Solo venerdì scorso avevo notato gli sforzi di cittadine emiliane che con fatica provavano a ripartire, ed ora veramente c'è solo tanta desolazione.

Gli abitanti stremati (o meglio dire gli sfollati),aumentano anch'essi col passare delle ore. Tanti sono già partiti in macchina o a bordo di un camper dirigendosi altrove (le mete più vicine e al momento più sicure sono i lidi ferraresi, piuttosto che il Trentino), altri stentano a prendere una decisione, non è semplice in poche ore organizzarsi come ha fatto Elena: «Ho caricato in macchina tutto quello che potevo e ora siamo in viaggio – mi racconta durante una telefonata ieri pomeriggio – ; ci seguono a bordo della loro auto anche i miei genitori. È troppo pericoloso restare a Medolla».

E intanto trascorro tutto il pomeriggio dinanzi al computer cercando di mettermi in contatto con qualcuno di San Felice e Mirandola. «Stiamo tutti bene – mi dice Dorotea – ma qui è terribile». «Mio cugino è morto sotto le macerie – dice Roberta – , non so cosa fare, non ho più nessun punto di riferimento». Queste parole mi scuotono nel profondo. Roberta in poche ore raggiunge Parma con una sua amica, almeno un pasto caldo e un letto al sicuro posso offrirlo. Le città sono distrutte, ma lo sono anche le persone oramai completamente disorientate, il sole picchia tutto il giorno, fa molto caldo, la fame non si avverte, ma la fatica c'è e i nervi sono ormai completamente tirati.

Un appello continua a circolare via mail: si cercano camper e case per ospitare famiglie lungo il litorale adriatico nella provincia di Ferrara. Non sarà questo tutto, ma certamente un contributo sì, se qualcuno dovesse dare la propria disponibilità ad ospitare famiglie sfollate.

 

www.cittanuova.it - 30/05/2012

 

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