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Un nuovo fermento. Il card. Ennio Antonelli dopo il VII Incontro mondiale a Milano

“Qual è la realtà, qual è la finzione?”. È la domanda che il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, stanco ma sicuramente soddisfatto, si pone a conclusione di una giornata e di un evento, il VII Incontro Mondiale delle famiglie a Milano dedicato ai temi di famiglia, lavoro e festa, “che meglio di così non poteva andare, ha superato ogni mia più rosea aspettativa”. Il cardinale si riferisce alle parole che gli sono state rivolte da Benedetto XVI, “è bello stare a contatto con la Chiesa viva”, e non con quella presunta dipinta in questi giorni di veleni sui giornali, ma si riferisce anche all’immagine della famiglia “vera”.

 

 

Eminenza, quale messaggio e quale idea di famiglia è emersa in questi giorni che può contribuire allo sviluppo di un ragionamento comune tra Chiesa e società?

“La famiglia normale (coppia stabile uomo-donna, unita in matrimonio, con due o più figli) è più felice per le persone che la compongono e più vantaggiosa per la società perché, sebbene sia mediamente più povera dal punto di vista economico, è più ricca di relazioni umane. La mia non è un’affermazione ‘di parte’, ma è stata convalidata da ricerche sociologiche rigorosamente scientifiche che abbiamo presentato durante il Congresso teologico-pastorale che si è svolto nell’ambito del VII Incontro mondiale delle famiglie, a dimostrazione che la posizione della Chiesa non è ideologica ma confermata dalle scienze e soprattutto dalla realtà”.

La riflessione che si è sviluppata in questi giorni può dare al mondo un contributo sul tema della conciliazione della famiglia e del lavoro?

“Il contributo più specifico delle famiglie al sistema economico consiste nella formazione del capitale umano, che è necessario per le imprese come il capitale finanziario e quello tecnologico. La famiglia dovrebbe essere sostenuta con un disegno organico di politica familiare che tuteli l’identità e i diritti della famiglia e preveda concreti provvedimenti da attuare progressivamente, a piccoli passi, secondo le possibilità: casa, occupazione, scuola, servizi, trasporti, ricongiungimenti familiari dei migranti. Le imprese, da parte loro, dovrebbero diventare più amiche delle famiglie sia per solidarietà umana sia nel proprio interesse perché, come ha detto il Papa, è stato dimostrato che nelle aziende in cui ai dipendenti è concessa maggiore flessibilità per armonizzare i propri tempi di vita c’è anche una maggiore produttività”.

Qual è il senso profondo della difesa “a oltranza” della domenica?

“Il Papa ha detto che difendere la domenica è difendere la libertà dell’uomo, ed è vero! Dobbiamo difendere la domenica contro l’invadenza del mercato e la diffusione del lavoro no-stop. La domenica, se è celebrata bene, conferisce senso e bellezza anche alla vita ordinaria; dilata la festa anche nei giorni feriali. Così la famiglia diventa luogo di gioia quotidiana, di buon umore, di giocosità, di attenzione e dedizione reciproca, di ricchezza relazionale e affettiva, di ragionevole sobrietà nei consumi. E poi per noi cristiani la festa per eccellenza è la domenica, che va santificata con la partecipazione alla messa”.

Da Milano a Philadelphia, dove si svolgerà nel 2015 il prossimo Incontro mondiale delle famiglie: che cammino si prospetta nei prossimi tre anni?

“Vogliamo continuare a stimolare la riflessione, a tutti i livelli, su cosa è la famiglia oggi: prima era scontato, oggi non lo è più certamente. Bisogna lavorare sul fronte culturale, su quello giuridico, ma anche sostenere le associazioni familiari e il loro impegno perché le cose non vanno più avanti da sole. Come Pontificio Consiglio per la famiglia abbiamo organizzato, il prossimo ottobre, un incontro tra professori universitari e vescovi per far parlare insieme il mondo accademico e quello ecclesiale. Le famiglie devono certamente diventare esse stesse protagoniste della pastorale che le riguarda, oltre che soggetto di evangelizzazione; oltre a questo, e l’ho dato proprio come metodo da seguire, agli studi e all’impegno si devono accompagnare i fatti, le esperienze significative, i nuovi fermenti che si muovono nella società”.

Quella di Milano è stata una grande festa di famiglie attorno al Papa: cosa l’ha colpita di questo rapporto?

“Ho parlato con lui, era tranquillo, gioioso e molto incoraggiato dall’entusiasmo delle famiglie. Mi è piaciuto il modo diretto e semplice con cui ha affrontato con le famiglie i temi della domenica, dalla conciliazione famiglia–lavoro, dell’occupazione, ma anche il tono con cui ha richiamato i politici a essere concreti, a pensare al bene dei cittadini e a non fare promesse illusorie”. a cura di Simona Mengascini, inviata Sir a Milano - www.agensir.it

 

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