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Parla all'agenzia Fides il pastore della comunità colpita: "Per creare tensione e terrore tra la popolazione è più semplice attaccare i fedeli inermi e pacifici"

«Non penso che si tratti di un problema religioso, ma di una reazione per mettere in imbarazzo il governo di Nairobi per quello che l’esercito keniano sta facendo in Somalia contro gli Shabaab». Così monsignor Paul Darmanin, vescovo di Garissa, commenta quanto accaduto ieri nella località del Kenya, dove uomini armati, probabilmente integralisti islamici somali Shabaab, hanno attaccato due chiese, tra cui la Cattedrale cattolica.

Mons. Darmanin descrive gli attacchi all’agenzia vaticana Fides: «Intorno alle 10,30 del mattino ora locale, sono state lanciate contro la chiesa di Nostra Signora della Consolata due bombe a mano, delle quali solo una è esplosa di fronte all’edificio, non al suo interno, provocando alcuni feriti leggeri». «Alla African Inland Church l’attacco è stato più letale. Gli assalitori - prosegue - dopo aver ucciso due soldati che montavano la guardia al luogo di culto, hanno gettato alcune bombe a mano all’interno dell’edificio dove i fedeli erano
riuniti per la funzione religiosa. Lo scopo era farli fuggire fuori, dove sono stati colpiti con gli AK 47 presi ai soldati.

Si è trattato di un attacco ben organizzato nel quale almeno 16 persone sono morte e diverse sono ferite gravemente». Il vescovo ritiene che la pista più probabile sia quella politica: «Gli Shabaab avevano minacciato rappresaglie per le operazioni condotte dall'ottobre 2011 dall’esercito del Kenya in Somalia. Ora che l’esercito di Nairobi ha accresciuto la pressione su Chisimaio, la loro ultima roccaforte nel sud della Somalia, gli Shabaab hanno aumentato le minacce di colpire in territorio keniano».


«Garissa non è lontana dal confine con la Somalia», continua mons. Darmanin. «Il confine è facilmente attraversabile nonostante il governo stia facendo del suo meglio per controllarlo». E a proposito del perchè, se il movente di
questi assalti è politico, si colpiscano le chiese, il vescovo sottolinea che «le chiese sono attaccate perchè sono bersagli facili da colpire (’soft target’). Inoltre la popolazione locale è quasi totalmente musulmana, i cristiani sono keniani provenienti da altre zone del Paese, che sono considerati come
stranieri almeno da una parte della popolazione autoctona».

 

www.vaticaninsider.lastampa.it  02/07/2012

 

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