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Nel ritiro presso i padri Verbiti il perito Joseph Ratzinger diede il suo contributo alla stesura del decreto conciliare Ad Gentes. Oggi il ritorno 47 anni dopo

Per papa Benedetto XVI, i 6 giorni passati a Nemi nella primavera del 1965, a preparare insieme a decine di vescovi e teologi il decreto conciliare Ad Gentes, sono “forse il più bel ricordo di tutto il Concilio”. Lo ha confidato lo stesso pontefice nella visita fatta questa mattina alla casa dei Padri Verbiti, ribattezzata nel 2010 Centro Ad Gentes.

 

Il pontefice, ha ricordato durante la sua breve visita, in quegli anni abitava nel centro di Roma, nel Collegio di Santa Maria dell’Anima, “con tutto il rumore”. La casa verbita di Nemi, immersa nel verde, sembrava un altro mondo: “Avere questo respiro della natura e anche questa freschezza dell’aria, era già in sé una cosa bella”.

“E poi – ha ricordato ancora il pontefice - c’era la compagnia di tanti grandi teologi, con un incarico così

importante e bello di preparare un decreto sulla missione”. Papa Ratzinger ha ricordato l'allora superiore generale dei verbiti, padre Johannes Schütte, “che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso”. Era lui a guidare la Commissione incaricata di stilare il decreto conciliare. Era stato lui, ha ricordato oggi il papa con modestia, a richiedere la sua presenza, “un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché”.

Poi c’era Fulton Sheen, il vescovo tele-predicatore che negli Usa era campione di ascolti, “che ci affascinava la sera con i suoi discorsi”, il grande teologo Yves Congar e molti altri.

Da quell'incontro, ha ricordato Benedetto XVI, uscì Ad Gentes, un documento “bello e buono”, approvato con un consenso record dai padri conciliari, malgrado alcune dispute tra teologi che – ha confessato il papa – non capiva fino in fondo, da teologo orientato alla pastorale più che all'elucubrazione teologica fine a se stessa

Un documento fondato sull’“idea classica del bonum diffusivum sui, il bene che ha la necessità in sé di comunicarsi, di darsi”, perché la “cosa buona”, la “bontà”, non possono “stare in se stesse” ma devono essere comunicate. “E questo – ha osservato oggi il pontefice - già appare nel mistero trinitario, all’interno di Dio, e si diffonde nella storia della salvezza e nella nostra necessità di dare ad altri il bene che abbiamo ricevuto”.

Il legame di papa Ratzinger con il Concilio è stato sottolineato anche dal superiore uscente dei verbiti, padre Antonio Pernia, intervistato dalla Radio Vaticana: “ Io non ho dubbi – ha detto - che il papa si senta in sintonia con lo spirito del Concilio Vaticano II. Nel camminare e conversare informalmente con il Santo Padre, che ha voluto vedere il Lago di Nemi, egli ha espresso la speranza che questo spirito missionario, che il Concilio Vaticano II ha mostrato, continui nella nostra Congregazione e anche nella Chiesa”. (di Alessandro Speciale, http://vaticaninsider.lastampa.it)

 

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