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L'intervento critico del sociologo Introvigne (Osservatorio della Libertà Religiosa) nei confronti del fim sul prete pedofilo
In occasione dell’uscita in Italia del film del regista americano Alex Gibney Mea Maxima Culpa il sociologo torinese Massimo Introvigne, coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, esprime in una sua nota «preoccupazione» per un «prodotto che rischia di alimentare l’intolleranza contro la Chiesa Cattolica».
«Il film – afferma il sociologo, che firma anche una dettagliata critica di Mea Maxima Culpa su La Nuova Bussola Quotidiana di oggi – procede attraverso tre passaggi. Nulla da dire sul primo, che ricostruisce, accanto ad altre, la terribile vicenda del prete pedofilo americano Lawrence Murphy, che abusò di decine di sordomuti, attraverso le testimonianze delle vittime. Qui il film è utile anche ai cattolici, cui impedisce di dimenticare che queste tragedie sono realmente avvenute e, come insegnava Benedetto XVI, vanno guardate in faccia senza alcun negazionismo». «Ma già il secondo passaggio – prosegue Introvigne – è discutibile.
Si afferma che don Murphy fu coperto dai vescovi della sua arcidiocesi, Milwaukee, dando voce solo a personalità ostili alla Chiesa e legate agli avvocati che chiedono danni milionari, ignorando altre inchieste e documenti, già da tempo pubblicati, che mostrano come invece l’arcidiocesi si mosse tempestivamente e fu perfino più severa della magistratura dello Stato, che archiviò il caso dopo un’inchiesta sommaria».
«Del tutto inaccettabile – conclude Introvigne – è il terzo passaggio, che, riprendendo tesi tante volte smentite, chiama in causa presunte responsabilità personali di Benedetto XVI e presenta la Chiesa nel suo insieme come un sistema che, così si dice, “produce e protegge” i pedofili. È vero, ci sono state inadempienze anche gravi di alcuni vescovi. Ma di Benedetto XVI ricorderemo semmai la straordinaria severità con cui ha colpito i pedofili. E riciclare vecchie calunnie rischia davvero di alimentare una cristianofobia che da semplice intolleranza verbale sempre più spesso sta trascendendo in atti di violenza contro le chiese e i sacerdoti».
REDAZIONE
ROMA