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Pur non avendo pronunciato il discorso preparato per l'incontro con il mondo del lavoro a Cagliari, Papa Francesco ha voluto che il documento fosse comunque pubblicato. Nel servizio di Alessandro Gisotti, una sintesi dell’intervento, tutto incentrato - come il discorso a braccio - sulla dignità del lavoro:

Avere coraggio per “affrontare con solidarietà e intelligenza” la sfida del lavoro. E’ quanto sottolinea Papa Francesco nel discorso non pronunciato, ma dato per letto, al mondo del lavoro della Sardegna. Prima di tutto, è la riflessione del Papa, bisogna “rimettere al centro la persona e il lavoro”. “La crisi economica - osserva - ha una dimensione europea e globale”. Ma la crisi, avverte il Pontefice, “non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana”.

Alla radice, infatti, “c’è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere”. E aggiunge che “è necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune”. Il Papa ribadisce che “fattore molto importante per la dignità della persona è proprio il lavoro; perché ci sia un’autentica promozione della persona va garantito il lavoro”. Questo, prosegue, “è un compito che appartiene alla società intera” e per questo “va riconosciuto un grande merito a quegli imprenditori che, nonostante tutto, non hanno smesso” di impegnarsi e “di rischiare per garantire occupazione”. La cultura del lavoro, ribadisce, “implica educazione al lavoro fin da giovani”, “dignità per ogni attività lavorativa”, “eliminazione di ogni lavoro nero”.

 

“In questa fase – è l’incoraggiamento del Papa – tutta la società, in tutte le sue componenti, faccia ogni sforzo possibile perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale!” E osserva che “la condizione insulare” della Sardegna “rende ancora più urgente questo impegno da parte di tutti, soprattutto delle istanze politiche ed economiche”. Il Papa si sofferma dunque sul “Vangelo della speranza”, sottolineando che la Sardegna è una terra benedetta da Dio con tante risorse, “ma come nel resto dell’Italia serve nuovo slancio per ripartire”. I cristiani, è stata la sua esortazione, “possono e debbono fare la loro parte, portando il loro contributo: la visione evangelica della vita”. Dedica dunque parole di sostegno ai vescovi della Sardegna, particolarmente sensibili alla realtà del lavoro e li invita a orientare tutti verso un “cammino di speranza”. La “risposta giusta”, afferma il Papa, è “guardare in faccia la realtà, conoscerla bene, capirla, e cercare insieme delle strade, con il metodo della collaborazione e del dialogo, vivendo la vicinanza per portare speranza. Mai offuscare la speranza!” Una speranza, afferma ancora, che non va confusa con l’ottimismo che è “semplicemente un atteggiamento psicologico”. La speranza, riafferma, “è creativa, è capace di creare futuro”. Quindi, rivolge un pressante appello perché sia a tutti garantito “un lavoro dignitoso”.

“Una società aperta alla speranza – sottolinea il Papa – non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune”. E questo, soggiunge, “richiede da parte di tutti un forte senso di responsabilità”. “Non c’è speranza sociale senza un lavoro dignitoso per tutti – rimarca - per questo occorre ‘perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti’ (Benedetto XVI. Caritas in veritate, 32)”. Il Papa non manca, infine, di sottolineare che, proprio quando c’è crisi, si fa più forte il bisogno di lavoro dignitoso, perché – rileva con amarezza – “aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza giusta sicurezza, oppure senza rispetto del creato, o senza rispetto del riposo, della festa e della famiglia, il lavoro di domenica quando non è necessario”. Il lavoro, soggiunge, “deve essere coniugato con la custodia del creato”. E anzi, “l’impegno ecologico stesso” deve essere “occasione di nuova occupazione nei settori ad esso collegati”. “Auspico – conclude il Papa – che, nella logica della gratuità e della solidarietà, si possa uscire insieme da questa fase negativa, affinché sia assicurato un lavoro sicuro, dignitoso e stabile”. www.radiovaticana.org

 

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