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Il documento dei vescovi sull’annuncio e la catechesi approvato nel corso dell’ultima assise generale

di ROBERTA LEONE

Il percorso è chiaro: la Chiesa in Italia punta sulla conversione missionaria, sulla strada indicata da papa Francesco.  Lavoro, immigrazione, famiglia, educazione, volontariato sociale, povertà, impegno politico dei cristiani. Passa anche da qui l’evangelizzazione, e il messaggio è rivolto a quanti, accanto ai loro vescovi, lavorano per l’annuncio e la catechesi.

 

Porta la data del 29 giugno prossimo, solennità dei Santi Pietro e Paolo, “Incontriamo Gesù”, il documento della CEI sull’annuncio e la catechesi approvato nel corso dell’ultima assise generale dei vescovi italiani (19-22 maggio 2014). Tra i temi, il cammino per una proposta catechistica unitaria, la ministerialità e la scelta dei catechisti e il mandato del vescovo, il ruolo dei padrini e delle madrine e quello dei genitori, della parrocchia e delle istituzioni nella formazione cristiana. E ancora, la ricerca di nuovi itinerari per la catechesi “per e con” adulti e ragazzi, per una formazione in chiave «adulta» sin dal primo annuncio.

Il testo, redatto dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, “è il frutto del lungo cammino svolto per delineare gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”, scrive nella presentazione del documento il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Angelo Bagnasco. Ed è anche il primo testo di Orientamenti promulgato dall’episcopato italiano dall’inizio del pontificato di papa Bergoglio.

Aprendo la 66ma Assemblea Generale CEI - ricorda il cardinale presidente - papa Francesco aveva esortato l’episcopato italiano ad accompagnare «con larghezza la crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscete spazi di pensiero, di progettazione e di azione alle donne e ai giovani: con le loro intuizioni e il loro aiuto riuscirete a non attardarvi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale. Come sintetizza, con la profondità dei semplici, Santa Teresa di Gesù Bambino: “Amarlo e farlo amare”. Sia il nocciolo anche degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi che affronterete in queste giornate».

Grazie”

Per gli Orientamenti l’episcopato italiano sceglie un titolo, Incontriamo Gesù, che nel plurale volutamente rimanda ad una dimensione comunitaria della fede, e dedica parte del proemio ad un ripetuto “grazie”:

“Prima di muovere i nostri passi nella riflessione e verso comuni assunzioni di impegno, come vescovi – ammaestrati dall’esempio dell’apostolo Paolo – desideriamo ringraziare il Signore per l’impegno di evangelizzazione profuso in questi anni”, scrivono i vescovi italiani. “Benché consapevoli delle fatiche, sappiamo che i doni dello Spirito di Dio sono stati abbondanti nelle nostre Chiese”. I vescovi ringraziano “per la diffusa domanda che emerge da tanti cristiani di una formazione seria e autentica”, per l’azione di presbiteri e diaconi, per le parrocchie, le associazioni e i movimenti ecclesiali. Gratitudine ai genitori “che – non solo per tradizione – continuano ad apprezzare come importante per i loro figli l’educazione cristiana”, per gli insegnanti di religione cattolica, per i catechisti e catechiste: “donne laiche, spesso mamme e nonne - che aggiungono questo servizio agli impegni lavorativi, professionali e familiari – e anche numerose consacrate, che con la loro presenza in questo ambito testimoniano la maternità spirituale della Chiesa”.

L’ultimo ringraziamento è per la creatività catechistica degli ultimi 40 anni in Italia: “tutto un popolo cristiano – con varie forme di ministero, di coinvolgimento, di preghiera, di volontariato, di accoglienza e di generosità – ha reso e rende possibile”, sottolineano i vescovi “l’impegno dell’annuncio e della catechesi nelle nostre comunità”.

Gli interrogativi del presente

Secolarizzazione avanzata, pluralismo culturale, etnico e religioso e una mutata percezione dell’impegno sociale e civile dei cattolici sono alcuni degli interrogativi che gli Orientamenti riconoscono propri dello scenario socio-culturale attuale, ma anche l’esigenza della testimonianza e dell’annuncio del Vangelo. C’è poi la sfida rappresentata dalle «culture urbane», con i cambiamenti di stili di vita rispetto alla «cultura rurale» “nella quale numerose strutture pastorali si erano plasmate”.

Ritardi e fragilità della fede

E ci sono infine “difficoltà e ritardi”, a partire da quella «conversione pastorale» in senso missionario in agenda ormai da lungo tempo e che – annota il documento – “ancora attende di maturare nel tessuto di molte comunità. Spesso si fatica a rintracciare la fisionomia di una comunità domenicale che diventi una reale comunità di discepoli che si lasciano evangelizzare e che quindi sanno testimoniare la gioia e la bellezza della loro fede. L’orizzonte ecclesiale vede sempre più spesso le comunità parrocchiali chiamate a collaborare in «comunità pastorali» più ampie. A volte non sono chiari i passi concreti da compiere perché le comunità cristiane sappiano farsi carico di tutti i battezzati – valorizzando le opportunità già esistenti e immaginandone di nuove – e intrecciare un dialogo fecondo con tutti”.

Altra fonte di preoccupazione per l’episcopato italiano è “una diffusa fragilità della fede, sia per quanto riguarda la conoscenza dei suoi contenuti essenziali, sia per quanto riguarda l’integrazione tra fede e vita: obiettivi questi indissociabili dell’annuncio e della catechesi. Si avverte, infine, la necessità di una riflessione circa il rinnovato impegno dei laici – uomini e donne – in senso missionario”.

Conversione missionaria

Ma accanto a “inadempienze episodiche” o “difficoltà contingenti”, tra le cause dei ritardi i vescovi italiani sottolineano anche “responsabilità strutturali”: “la mancata armonizzazione tra conoscenza ed esperienza di fede; la settorializzazione della pastorale, che ancora fatica a integrarsi verso un’attenzione agli ambiti di vita delle persone; più in generale, una revisione ancora timida dell’intera azione ecclesiale”. Uno stimolo e un incoraggiamento per affrontare i “cambiamenti di prospettiva” è individuato dai vescovi nel magistero di papa Francesco, lì dove, nell’esortazione Evangelii Gaudium (nn.25-27), papa Bergoglio esorta la Chiesa alla conversione pastorale missionaria e a costituirsi ovunque in uno “stato permanente di missione”.

Per una proposta catechistica unitaria

Centrare l’attenzione su “alcune scelte pastorali” è il primo degli obiettivi dichiarati dal documento: tra i temi ci sono la responsabilità di vescovi e presbiteri nell’educazione alla fede, ripensare il servizio dell’ufficio catechistico diocesano, delineare “adeguati percorsi formativi” per le ministerialità di evangelizzatori, catechisti, animatori ed educatori. Poi, “stimolare una riflessione sulla centralità dell’annuncio” con un riferimento prioritario alla famiglia, “prima ed insostituibile comunità educante, autentica scuola di Vangelo”. Infine, raccogliere e rilanciare a livello nazionale i frutti di un decennio di sperimentazioni promosse in molte diocesi italiane per la verifica e il rinnovamento degli itinerari d’iniziazione cristiana di bambini e ragazzi. Dopo risultati “incoraggianti” – da un maggiore coinvolgimento dei genitori e degli adulti delle comunità alla riscoperta del valore di un primo annuncio ai più piccoli – i vescovi italiani si dichiarano “ancora convinti della validità del progetto catechistico italiano promosso dal Documento di base: aiutare le Diocesi italiane a formulare una proposta catechistica unitaria per scandire una comune grammatica della loro azione pastorale”.

C’è qui un dichiarato richiamo al documento nato in seno alla Chiesa in Italia all’indomani del Vaticano II e rimasto “la Magna Charta” della catechesi: il Documento base, che nelle parole di Paolo VI segnava «un momento storico e decisivo per la fede cattolica del Popolo italiano» e le cui intuizioni la pubblicazione di “Incontriamo Gesù” intende prolungare. Secondo gli Orientamenti, il progetto di una proposta catechistica unitaria non richiederebbe “di omologare tante ricchezze peculiari, né di spegnere la creatività, ma di passare da un periodo di sperimentazione di tanti ad un tempo di proposta per tutti, sotto la guida e il discernimento dei singoli vescovi con le loro comunità, nella pluralità delle iniziative e delle esigenze locali”.

Come a Tessalonica

Nella struttura e nel metodo, Incontriamo Gesù richiama il Catechismo della Chiesa Cattolica, mantiene i riferimenti al Direttorio generale della catechesi approvato nel 1997 da Giovanni Paolo II e raccoglie l’insegnamento del magistero degli ultimi pontefici in materia di catechesi, insieme a orientamenti pastorali, documenti e note CEI.

I quattro capitoli in cui è articolato il testo sono tutti introdotti da un’analisi della Prima lettera ai Tessalonicesi. L’epistola, che corrisponde al periodo di allontanamento di Paolo a Corinto a causa delle persecuzioni, è considerata il più antico scritto del Nuovo Testamento e testimonia la gioia dell’evangelizzazione che dalle origini ha caratterizzato la comunità cristiana. Ed è dell’azione evangelizzatrice che tratta il primo capitolo degli Orientamenti, con il primato della formazione cristiana di adulti e giovani. Seguono i temi del primo annuncio, dell’iniziazione cristiana e della formazione di evangelizzatori e catechisti, insieme al servizio degli Uffici catechistici diocesani.

Chiude ciascun capitolo una sezione dedicata alle proposte pastorali per diocesi e parrocchie, con le questioni lasciate “aperte” e all’attenzione delle Conferenze Episcopali Regionali. Nelle edizioni presto disponibili in libreria, in appendice al testo degli Orientamenti sarà collocato, dopo l’indice, un Glossario a cura dell’Ufficio Catechistico Nazionale. Questo strumento, che non fa parte del documento approvato dai vescovi nell’ultima Assemblea generale CEI, è stato redatto per chiarire il significato da attribuire ad alcuni concetti contenuti negli Orientamenti. A partire, per fare alcuni esempi, dalla definizione di “adulto nella fede”, “inclusione”, “inculturazione”, “secolarizzazione”.

Alcuni spunti. Libertà, responsabilità, interiorità: i segni di speranza di oggi

Tra i segni di speranza del tempo presente, i vescovi italiani segnalano “una grande sensibilità per i temi legati alla libertà, alla responsabilità personale ed all’interiorità”. Il documento registra poi “una maggiore sensibilità all’educazione di stili di vita alternativi al materialismo consumista” insieme alla formazione della responsabilità personale, “una più affinata attenzione alla cura dei piccoli, alle loro esigenze e fragilità” con “un accento inedito sulle scelte etiche in ogni campo”. Infine, l’attenzione all’interiorità: anche in considerazione del fatto che la formazione cristiana spesso termina durante i primi anni dell’adolescenza, “non stupisce – spiega il documento - che numerosi adulti conservino un’immagine infantile e impropria di Dio e della religione cristiana. L’esigenza di un recupero dell’interiorità – quando trova significative proposte educative – non di rado sfocia nell’apprezzamento della preghiera e dell’approfondimento riflessivo”.

Altra fonte di preoccupazione per l’episcopato italiano è “una diffusa fragilità della fede, sia per quanto riguarda la conoscenza dei suoi contenuti essenziali, sia per quanto riguarda l’integrazione tra fede e vita: obiettivi questi indissociabili dell’annuncio e della catechesi. Si avverte, infine, la necessità di una riflessione circa il rinnovato impegno dei laici – uomini e donne – in senso missionario”.

Comunità cristiana e famiglia

“All’interno della comunità locale, il vescovo in primis, coadiuvato dal suo presbiterio, esercita la responsabilità della cura della catechesi”, insegna il Vaticano II. “In questa prospettiva di comunità - proseguono gli Orientamenti - un ruolo primario e fondamentale appartiene alla famiglia cristiana in quanto Chiesa domestica”. E se la parrocchia è e rimane «comunità educativa di riferimento propriamente tale», gli Orientamenti sottolineano che “anche altre realtà ecclesiali possono esprimere una ricca dimensione formativa: associazioni cattoliche, movimenti ecclesiali, gruppi di spiritualità legati a istituti di vita consacrata e anche – attraverso specifiche proposte e attività che sorgono al loro interno - le scuole paritarie di ispirazione cristiana”.

Il metodo: il primo annuncio è paziente

“Come cristiani, consapevoli del dono ricevuto, occorre farsi prossimi di chi non crede o non vive la pratica religiosa; occorre uscire dal tempio e andare incontro alle persone che la vita mette sul nostro cammino; occorre stare in mezzo alla gente e, prima di tutto, in mezzo agli ultimi: non per proselitismo, ma per una condivisione che sa farsi proposta. In quanto tale, il primo annuncio mette in conto la libertà della persona di aderire o meno al messaggio. Il tempo degli adulti è prezioso, le persone compiono esperienze e cammini diversi nella loro esistenza, i condizionamenti culturali e sociali sono tutt’altro che irrilevanti. Per questa ragione l’azione ecclesiale di primo annuncio sa rispettare, comprendere e valorizzare tempi e ritmi della vita adulta, specie di chi non ha alle spalle un vissuto ecclesiale o semplicemente si vuole accostare con gradualità e riflessione”.

Pietà popolare, arte, musica, gruppi di ascolto e laboratori: le proposte per il primo annuncio

Gli Orientamenti propongono di considerare “strumenti appropriati di primo annuncio le varie manifestazioni di pietà popolare, i pellegrinaggi, l’accoglienza nei santuari e nei luoghi di preghiera, dando dignità ai percorsi di riconciliazione e allo stesso Sacramento della penitenza”. Con essi, la valorizzazione del patrimonio artistico ecclesiale e la musica sacra, il dialogo con il mondo della cultura e dello spettacolo, a partire dal Progetto culturale orientato in senso cristianoIl Cortile dei Gentili.

Il documento suggerisce, con il coordinamento diocesano, il rinnovamento delle esperienze dei Gruppi di ascolto del Vangelo “nelle case o nelle diverse situazioni e ambiti di vita, sia nella forma della lettura e riflessione sul testo, sia nella forma della lettura biblica orante”. Allo stesso modo si propongono Gruppi di discernimento a partire dall’incontro con la Parola, una riflessione sul valore evangelizzante delle opere di carità e la richiesta della nascita di “laboratori sull’annuncio”. Questi ultimi non si configurerebbero come nuove strutture pastorali, ma come un modello di riflessione e azione pastorale laboratoriale, basato sulla pedagogia del “produrre facendo”.

Un vademecum per l’iniziazione cristiana degli adulti

Da alcuni anni, riferiscono i vescovi italiani, “si è diffusa anche in Italia la presenza di giovani e di adulti non battezzati – italiani e stranieri immigrati – i quali domandano di essere guidati in un cammino di conversione, discernimento spirituale, maturità di fede e testimonianza. (…) È necessario predisporre anche adeguati percorsi mistagogici per i neofiti, curando il legame con la comunità generante attraverso un loro reale inserimento. A tal fine si chiede al settore per il Servizio del catecumenato dell’Ufficio Catechistico Nazionale di approntare un vademecum per il loro accompagnamento nelle parrocchie”.

Catechesi per persone disabili

“Va rafforzata e diffusa la cura di percorsi catechistici inclusivi per persone che presentano disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, assicurando nel contempo che possano realmente partecipare alla liturgia domenicale e testimoniare, attraverso la loro condizione, il dono e la gioia della fede e l’appartenenza piena alla comunità cristiana.”

La scuola

“Gli educatori cristiani non tralasceranno di cercare occasioni di contatto e di confronto con insegnanti, istruttori e allenatori, in modo che venga favorita una crescita integrale della persona fin dall’età scolare. Tra le persone incaricate di queste attività e servizi vi sono autentici credenti. Da loro i ragazzi possono ricevere, anche se non nella forma dell’annuncio organico, una testimonianza di vita evangelica. Nel contempo è importante aiutare i genitori cristiani a esercitare in modo dialogico e civile il loro diritto e dovere affinché in tutti i luoghi formativi vi sia considerazione per le loro esigenze educative in chiave religiosa, a partire dal rispetto della domenica fino alle tradizioni cristiane”.

Il Mandato ai catechisti, una grazia particolare

“La ministerialità del servizio catechistico, espressa dal Mandato che il vescovo conferisce ai catechisti, apre al riconoscimento di una grazia particolare, la quale sostiene il loro servizio, come sottolinea lo stesso rito di Benedizione dei catechisti (…).Si invitano pertanto le diocesi a dare rilievo al Mandato del vescovo ai catechisti: non sia occasionale, ma – per coloro che vengono segnalati dai parroci e scelti dopo un prezioso tirocinio – si prevedano opportuni corsi di formazione e di aggiornamento in vista di un costante e fruttuoso impegno nella catechesi. Si intende così raccomandare con più evidenza alle comunità cristiane l’importanza di scegliere bene le persone adatte a svolgere tale ministero e di qualificarle adeguatamente, sia prima che assumano tale incarico, sia mentre svolgono tale servizio per l’edificazione della comunità ecclesiale”.

Una revisione dei catechismi

“Dal momento che «la pubblicazione dei Catechismi è una responsabilità che concerne in maniera molto diretta il ministero episcopale», all’Ufficio Catechistico Nazionale è affidato il compito di studiare e proporre al Consiglio episcopale permanente della CEI un percorso che porti a una revisione o a una riattualizzazione dei catechismi nazionali. Oltre che tener conto di una proposta organica e sistematica dei contenuti della fede con particolare riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica, questo cammino dovrà riflettere sui mutati contesti culturali e comunicativi, con una particolare attenzione alle situazioni dei destinatari, in vista di una loro reale crescita nella fede e nella vita cristiana. È auspicabile che le stesse Conferenze episcopali regionali s’impegnino nell’attuazione di strumenti catechistici, sempre in sintonia con il progetto catechistico italiano”. http://vaticaninsider.lastampa.it

 

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