Novità - Nomine ed elezioni

di fr. Matteo Siro

Mons. Calogero Peri, frate cappuccino, vescovo della Diocesi di Caltagirone (CT), in occasione della terza Peregrinatio diocesana di Maria SS. del Ponte, ha aggiunto nella preghiera del Rosario i misteri della Consolazione” e i “misteri della Misericordia”.

«Penso che nella Chiesa, a dispetto dell’urgenza che se ne avverte, manchi un vero e proprio “ministero della consolazione”, provocando la ricerca spasmodica di quei tanti surrogati, tra validi, fasulli e pericolosi, anche da un punto di vista economico, che questo bisogno provoca su larga scala». Così fra Calogero, come tutti lo chiamano, commenta il perché dei misteri della Consolazione.

E a proposito della Misericordia così si esprime: «Per quanto riguarda la Misericordia, c’è in giro una crescente sensibilità, che ritengo abbia bisogno di essere riportata continuamente a quel suo fondamento biblico, per evitarne tutte le derive devozionistiche ed occasionali. Il Signore, da parte sua ci ricorda: “misericordia voglio e non sacrificio”. Ma vuole che il nostro amore e la nostra misericordia siano modellati sul suo amore fino alla croce, e sulla sua misericordia senza misura e senza esclusioni».

Successivamente, in occasione dell’Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI, propone anche i “misteri della Fede”.

 

Dunque, un mistero per ogni giorno della settimana:

Lunedì: misteri della gioia

Martedì: misteri della consolazione

Mercoledì: misteri della misericordia

Giovedì: misteri della luce

Venerdì: misteri del dolore

Sabato: misteri della fede

Domenica: misteri della gloria

 

Alla fine di maggio u.s. la pubblicazione di questi misteri è stata donata personalmente a papa Francesco da fra Calogero.

 

A pochi giorni dal suo 60mo compleanno, abbiamo raggiunto il vescovo cappuccino per scoprire la motivazione che sta sotto questi nuovi misteri. Di seguito riportiamo l’intervista, a cui ha risposto con la disponibilità e l’accoglienza di sempre.

 

Eccellenza Reverendissima, cosa l’ha spinta ad elaborare questa nuova serie di Misteri del Rosario (Misericordia, Consolazione, Fede)?

Lo spunto è nato casualmente, occasionalmente direi. Ricordo, però, perfettamente quando e perché mi è balenato questo pensiero. Un pomeriggio sono stato invitato dai Frati Minori a presiedere, nella loro chiesa parrocchiale di Caltagirone, un’Eucarestia con i genitori dell’Associazione “Figli in paradiso”. Un gruppo di genitori accomunati dalla triste condizione di aver perso un figlio,  per malattia o  per un incidente. Un’esperienza drammatica alla quale nessun genitore è preparato, ma dentro la quale traumaticamente e dolorosamente viene catapultato tutto in una volta. Esperienza di un dolore “contro natura”, con il quale nessuno genitore pensa mai di doversi confrontare.  È doloroso quanto mai piangere il papà o la mamma, ma è inimmaginabile piangere un figlio.

Sono genitori uniti dallo stesso dolore inguaribile dentro il cuore ma, stando insieme, invece di sommare la loro pena, la condividono ed imparano a portarla nella certezza che l’altro li può capire e li capisce, perché  non c’è neppure bisogno di parlarne.

Ricordo che dopo la celebrazione eucaristica, molto emozionante, graziosamente i frati hanno organizzato, nei locali del convento, una cena con tutti loro. Durante la serata, ascoltando il racconto di tanti drammi, e sentendo tutto il limite a trovare parole sensate da dire o da dare, mi sono ricordato che Dio ci invita a consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione di Dio. Non parole umane, ma Parola di Dio per gli uomini. Fu in quel contesto che pensai a dei misteri del Rosario incentrati sulla consolazione. Fu quello lo spunto che mise in moto la ricerca nel Vangelo della consolazione che Dio ci offre.

Poi fu semplice pensare a quelli della fede, perché già c’era stato l’annuncio dell’Anno della Fede da parte del papa Benedetto XVI.

Quelli della misericordia sono nati per sottolineare quanto la misericordia esprima l’essere e l’agire di Dio e quanto debba caratterizzare l’agire e l’essere del Cristiano: “siate misericordiosi come il Padre vostro celeste”.

Un altro criterio è stato quello di utilizzare un fondamento evangelico per tutti i misteri. Quindi fare riferimento ad un brano evangelico, che poi ho proposto non soltanto con le citazioni, ma anche con un piccolo commento di accompagnamento e di introduzione alla tematica del mistero.

Una volta individuato il metodo, penso che sia possibile proporne altri, sul perdono, l’amore, la fiducia… per delle occasioni particolari.

 

Spesso il Rosario è una preghiera poco apprezzata o catalogata come una forma di preghiera devozionale. Come risponde a queste provocazioni?

La preghiera del Rosario, come tutte le forme di preghiera, e come tutta la preghiera, può essere banalizzata o apprezzata nel suo altissimo valore. La preghiera del Rosario è una preghiera litanica, quindi presenta delle difficoltà proprie di questo genere di preghiera. Dove la ripetizione, invece di introdurci lentamente e profondamente nel mistero di Dio e dell’uomo, può rischiare di portarci lontano da lui e da noi stessi. Ciò può accadere nella misura in cui il ripetere, per tante volte la stessa formula di preghiera, non viene accompagnato dal respiro del cuore, ma soltanto  da quello delle labbra.

Per il Rosario, come per tutto il pregare, vale l’ammonimento del Signore: “questo popolo mi onora con le labbra, pensa di essere ascoltato a forza di parole, ma il suo cuore  è lontano da me”. Il ripetere le stesse parole, con un significato sempre più profondo e personale, è un’esigenza del cuore, del maturare dell’amore dentro di noi.

Per questo il Rosario ha bisogno di sostanziarsi della novità del Vangelo, dei misteri della nostra fede, della salvezza e dell’amore che il Padre ci offre in Cristo suo Figlio.

Nella introduzione generale a questi nuovi misteri, ho voluto in qualche modo indirizzare la recita del Rosario al suo vero significato e alle sue potenzialità inespresse, per  rivitalizzare una preghiera che il popolo di Dio ha sentito come sua nel corso di tanti secoli. Se il Rosario, quale preghiera fatta di Vangelo, non attinge alle sue possibilità più alte, rischia di scadere nella banalità, nella devozione e nel devozionalismo più scialbo.

Il Rosario è una grande preghiera e un grande modo di pregare, ma esposto al rischio di essere fatto e di essere pregato da tanti uomini, che, presi in sé, sono fragili e peccatori. Ma sono stati riscattati dal sangue di Gesù Cristo, per essere tutti insieme un grande popolo regale, nazione santa e stirpe sacerdotale

 

Guardare a Cristo con gli occhi di Maria in una preghiera continua e ripetuta, volta ad alimentare la meditazione e l’affetto filiale verso la Vergine Maria che ci indica la strada verso il Suo Figlio; ecco uno degli aspetti della preghiera del Rosario. Qual è la sua esperienza in merito, come cristiano e come vescovo che ha proposto questa preghiera ai fedeli della sua diocesi?

Maria nell’esperienza cristiana rappresenta il modello più alto della sequela e dell’essere discepoli del Signore. Perché ci mostra ‘come’ si ascolta e si incarna Dio nella propria vita; ‘come’ si vive di fede; ‘come’ si deve dare credito all’azione dello Spirito dentro le nostre impossibilità; ‘come’ ci si deve lasciare condurre da Dio per sentieri a noi sconosciuti. ‘Come’ si accoglie Gesù Cristo nella propria esperienza; ‘come’ si può diventare tutti e in tutto madri del Signore mettendo in pratica la Parola di Dio; ‘come’ dobbiamo accettarlo, custodirlo, farlo crescere, anche quando non lo capiamo e le sue risposte non ci soddisfano.

Maria è ancora il modello di ‘come’ si sta sotto la croce, presso il Figlio che muore, ama e perdona; ‘come’ si vive l’oscurità del venerdì santo; ‘come’ si gestisce il silenzio pesante di Dio. Insieme ai discepoli pieni di paura, con Maria impariamo ‘come’ attendere lo Spirito Santo, ‘come’ essere chiesa nata e guidata dalla Pentecoste, ‘ come’ essere, tra gli uomini e fino ai confini del mondo, testimoni del Cristo risorto. Maria è, per completare la prospettiva, modello di “come” si attendono cieli nuovi e terra nuova, dove avrà stabile dimora la giustizia; “come” si conduce la lotta contro il male e il maligno; “come” si crede che l’ultima parola sulla storia appartiene al bene, perché appartiene a Dio, Agnello immolato e vittorioso.

In Maria, noi cristiani, abbiamo l’immagine più fedele di quello che deve essere ogni discepolo del Signore. Perché Maria è figlia e sposa, madre e sorella, amica e compagna in quel pellegrinaggio  che facciamo verso Dio e verso gli uomini. Una delle icone più belle della Vergine Maria è quella dell’Odigitria. Di Maria che indica il Figlio suo Gesù, che tiene sul suo braccio, quale via, verità e vita di ogni cristiano, che vuole porsi alla sequela del Signore Gesù.

La preghiera del Rosario ci permette di spaziare in tutto il Vangelo, e ci permette di nutrire la nostra devozione mariana di quella sorgente di acqua viva che è la Parola di Dio. E siccome la preghiera autenticamente cristiana è quella che inizia ascoltando ciò che Dio, attraverso la sua Parola, dice a noi, prima di formulare parole da dire a Dio, il Rosario, con la sua struttura, crea un felice equilibrio tra ascoltare e parlare.

L’esperienza insegna che il Rosario, a volte e a torto, considerata una preghiera semplice e per i semplici, ha una ricchezza inesauribile, perché passa in rassegna tutta la nostra fede attraverso le esperienze più significative della vita del Signore Gesù. Il Rosario ci permette di volare in alto e di pregare veramente, se non perde il suo contatto con la lettura, l’ascolto, la meditazione, la contemplazione della Parola.

 

La “vocazione” di Maria è quella di essere Madre, come quella del vescovo, in un certo senso, è quella di essere “padre” del popolo a lui affidato. Quanto è importante per la persona e l’esercizio del ministero di un vescovo la vera devozione a Maria?

Maria, con la sua vocazione, la sua storia, la sua condizione è, nell’esperienza credente, il modello più alto di chi è chiamato a prendersi cura degli altri.

Il mistero dell’annunciazione ci ricorda come Dio irrompe, senza nessun preavviso, nella sua vita; come la sceglie, al di là delle sue attese e delle sue possibilità, a fare spazio a Dio nel più profondo della sua carne. E per fare questo è invitata a rivoluzionare tutti i suoi progetti, ad allargare i suoi orizzonti e soprattutto il suo cuore. Eletta per fare spazio a Dio, per accogliere l’altro senza misura e senza condizioni. Non solo a generare vita, ma a farsene custode, a prendersene cura sempre e comunque, a mettersi in movimento, anche vertiginoso, per essere sempre all’altezza del suo compito.

Ogni vocazione cristiana, anzi tutta la Chiesa, in lei trova l’immagine più luminosa di quel che dovrebbe o vorrebbe essere. Quindi, anche il servizio del Vescovo, per quel che sto imparando a conoscere e che sperimento, non è una vocazione, ma una condizione nella quale, all’improvviso ti vieni a trovare. Per questo mi appare molto vicina all’esperienza disorientante in cui si è trovata Maria.

Ma lo è anche per la missione di prendersi cura, con tutte le espressioni possibili ed immaginabile della paternità, di chi il Signore ti ha affidato. Prendersi cura dei presbiteri, dei diaconi, dei seminaristi, dei religiosi, dei movimenti, delle associazioni, delle confraternite, dei gruppi, delle persone. Insomma, adattare la paternità a situazioni del tutto differenti per mostrare, nella maniera più personalizzata e immediata, il volto di Colui che è Padre ed origine di ogni paternità in cielo e sulla terra.

L’icona di Maria che accetta di fare crescere Cristo nella sua vita, silenziosamente disponibile ad accompagnarne la crescita in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini, spesso in mezzo a tanta oscurità, accolta sempre con fede e con un amore crescente, la ritengo un modello al quale non solo ispirarmi ma da imitare. Giovanni Battista di fronte alla persona di Gesù diceva: “ è necessario che egli cresca e che io diminuisca”. Esattamente quello che in modo impareggiabile ha fatto Maria, non solo fisicamente come Madre di Dio, ma come Madre di tutti gli uomini, che ha generato nel dolore del venerdì santo sotto la croce.

Avere Maria davanti: come donna, come madre, come custode del Figlio e dei figli, conservandone pazientemente il mistero e la storia nel cuore, mi aiuta molto a tentare di usare il  solo registro dell’amore con tutti e in tutto.

Qual è il primo frutto, nella vita del credente, che la preghiera del Rosario porta con sé?

Non è immediato cogliere e indicare quale frutto la preghiera del Rosario porta nella nostra vita. Ma forse, e più semplicemente, la recita del Rosario crea nella nostra vita una condizione concreta per portare frutti o per portare il frutto dell’amore. L’unico che, come sappiamo, interessi a Dio, l’unico che egli viene a cercare tra le tante foglie della nostra vita. Perché il Rosario ci ricorda che tutta la nostra vita si svolge in un orizzonte di fede e di amore. Nasce, cresce, si sviluppa e matura, solo nella misura in cui la fede guida i nostri passi e le nostre scelte e l’amore ne è il contenuto.

Perché la fede mette la nostra vita di fronte a Dio, di fronte alla sua Parola, di fronte alla sua santità, al suo amore, di fronte alla sua storia di salvezza, che ci sconvolge e ci coinvolge al di là di ogni immaginabile ed inimmaginabile aspettativa.

Maria ci offre in tutta la sua vita e con tutta la sua vita, il cammino che ogni credente deve compiere per passare a Dio. Per fare il più lungo ed impegnativo viaggio, quello dal suo io a Dio. Per vivere una vita decentrata rispetto a sé e centrata su Dio e i fratelli. Per invertire in un movimento centrifugo quell’atteggiamento centripeto, egoistico, narcisistico, che spesso caratterizza il nostro modo di essere e di agire.

Penso che il Rosario, con il riferimento a Maria, al Vangelo, al  mistero della Pasqua e della nostra fede, possa aiutare a farci capire che, solo una vita ricca di Dio è bella per noi ed è dono per i fratelli.

Con gratitudine e con il desiderio di essere per ogni fratello misericordiosi, consolanti e annunciatori di fede, rinnoviamo a fra Calogero, che non a caso per il suo ministero ha scelto la frase del vangelo: Pro vobis datur (Dato per voi), gli auguri per il servizio a cui è stato chiamato, perché, come il Padre, continui ad essere “padre” e custode per ogni creatura.

Chi fosse interessato alla pubblicazione dei Misteri del Rosario scritti da mons. Calogero Peri, può rivolgersi alla Segreteria nazionale dei Frati Minori Cappuccini (Frascati - RM): tel. 06 94010899; e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

http://www.diocesidicaltagirone.it

 

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