Novità - Segnalazioni e riconoscimenti

di Don Davide Banzato

Possono sembrare concetti pesanti e difficili, ma sono vitali e fondamentali per capire cosa avvenga davvero in quel momento della nostra giornata quando siamo a messa. La parola memoriale (in ebraico zikkaron) e il dogma della transustanziazione meritano un piccolo approfondimento.

La fede cristiana recupera il concetto ebraico di memoriale e su di esso innesta delle notevoli novità. Secondo la teologia ebraica dello zikkaron-memoriale, la memoria che si vive celebrando una festa non è quella psicologica (il passato resta tale e ricordiamo un evento), lo zikkaron è teologico: intreccio tra passato-presente-futuro.

Perciò riconsegna la comunità celebrante a quell’evento rendendola ad esso contemporanea. La messa  ha per scopo infatti di inserire i partecipanti in questo evento, è celebrazione commemorativa: siamo contemporanei del Calvario, siamo sul monte del Golgota e riviviamo lo stesso sacrificio di Cristo avvenuto quel giorno, non un altro che si aggiunge ad esso, ma quello stesso consumatosi per la nostra salvezza!

 

Per il popolo ebraico il memoriale è un atto teologico che ha per soggetto Dio stesso e quando Dio fa memoria attua nel presente. Il memoriale appartiene alla dimensione liturgica e lo ereditiamo dalla cultura ebraica: avviene l’azione viva di Cristo attraverso lo Spirito Santo, soggetto è Dio che è eterno presente, quando Dio si ricorda agisce; è l’hic et nunc del crocifisso nella forma di un banchetto. Soggetto del memoriale siamo noi e Dio uniti in una cosa sola sull’altare che diventa il Golgota. Nella Scrittura non solo il popolo, anche il Signore è il soggetto del memoriale, è la fedeltà del Signore. Jeremias ha dimostrato che la formula “in memoria di me” suppone appunto Dio come soggetto del memoriale.

Il significato cristiano si distingue da quello ebraico per due aspetti:

  • il contenuto: l’offerta di Gesù al fine di stabilire la nuova ed eterna alleanza, non l’agnello, è Lui il vero agnello che viene immolato, Lui stesso nell’ultima cena mette se stesso al posto dell’agnello, cosa che compirà concretamente sulla croce;
  • il protagonista: lo Spirito Santo, colui che rende presente e viva la parola storica di Gesù, permettendo a tutti noi di essere contemporanei al Calvario durante la messa.

Andando più in profondità poi, l’evento, del quale si fa memoria, copre l’intera opera redentiva del Cristo, estendendosi al futuro della parusìa: è così il memoriale del sacrificio totale di Cristo, non solo della sua morte, ma anche della risurrezione, dell’ascensione e della parusìa, finché egli ritorni (Il Vaticano II (Sacrosanctum concilium 6) e il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (n.1365) la III preghiera eucaristica richiamano “l’attesa della sua venuta”). Il mistero racchiuso è l’intera vicenda pasquale, perché è la risurrezione che, rappresentando la risposta del Padre, permette l’effusione dello Spirito che dà vita al pane e al vino.

La messa in questo senso è memoriale e ripresentazione (e non rappresentazione!) del vero sacrificio, Cristo è morto una volta sola, ma viene quotidianamente immolato nel sacramento, perché si fa memoria di ciò che fu fatto una volta sola. L’eucaristia rende presente in modo sacramentale ciò che è avvenuto una volta per tutte, lo stesso perché la comunità possa entrare in comunione con esso.

Questa nuova consapevolezza potrebbe cambiare di gran lunga la qualità della nostra vita e della nostra fede.

www.cavalieridellaluce.net - 24 marzo 2012

 

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